di
Laura Pavesi
04-04-2012
Da un recentissimo sondaggio di Greenpeace Francia emerge che la maggioranza dei francesi è contraria al nucleare civile e ritiene che sia ormai possibile "uscire dal nucleare, sviluppando le energie rinnovabili e incentivando il risparmio energetico".
Due terzi dei francesi temono che un incidente nucleare grave come quello di Fukushima possa succedere anche in Francia e la maggior parte di essi (il 54%) ritiene ormai possibile l’uscita dal nucleare. È quanto emerge da un recentissimo sondaggio (realizzato dall’Istituto CSA) commissionato e pubblicato da Greenpeace France a fine marzo.
Il sondaggio evidenzia come un anno dopo l’incidente nucleare che ha messo in ginocchio il Giappone, non solo il 67% dei francesi pensa che un incidente così grave potrebbe accadere anche in casa propria, ma di questo 67%, il 38% la ritiene una 'probabilità' e il 29% addirittura una 'certezza'.
E non è tutto: l’88% dei francesi lamenta il fatto di “non essere sufficientemente informato” su eventuali misure e precauzioni da prendere in caso di incidente nucleare. E, riguardo alla sicurezza delle centrali, i nostri cugini d’oltralpe sono molto divisi: un buon 48% afferma che le centrali nucleari siano più sicure in patria che altrove, e altrettanti (un altro 48%) sostengono l’esatto opposto.
Al contrario, quasi tutti gli intervistati sono pressoché d’accordo (80% contro 18%) sul fatto che la Francia sia “troppo dipendente dall’energia nucleare” e sul fatto che “le fonti energetiche andrebbero diversificate”. Per quanto riguarda, inoltre, “l’uscita totale dal nucleare, sviluppando le energie rinnovabili e incentivando il risparmio energetico”, il 54% dei francesi ritiene che sia ormai possibile farlo, contro un 44% che sostiene che i tempi non siano ancora maturi.
Per Greenpeace France, il sondaggio sul nucleare (realizzato si un campione di 1.000 persone, rappresentativo di tutta la popolazione e di tutto il territorio) mostra come i francesi siano “scarsamente informati, ma sufficientemente coscienti dei rischi” ad esso collegati.
“Sono 40 anni ormai che i governi, sia di destra che di sinistra, si rifiutano di prendere in seria considerazione l’eventualità di un incidente nucleare e, quindi, di preparare in modo adeguato la popolazione francese - 2/3 della quale vive a meno di 75 km da uno dei 58 reattori presenti nel paese”, ha dichiarato Karine Gavand di Greenpeace France. “Nonostante molte simpatie di facciata, sia da destra che da sinistra, la linea dura del presidente francese - favorevole a mantenere in funzione tutto l’attuale parco nucleare - non incontra ostacoli e le prese di posizione concrete contro il nucleare non aumentano”.
Secondo la Gavand, questo recente sondaggio darebbe ragione a tutti coloro che propongono di ridurre al 25%, entro il 2025, la percentuale di produzione elettrica proveniente dal nucleare (la percentuale attuale è del 75%, nda). “Purtroppo, nell’agenda di svariati candidati (alle prossime elezioni presidenziali francesi - nda) è prevista la chiusura di una sola centrale nucleare, durante tutto il futuro ed eventuale mandato: quella di Fessenheim. E, al tempo stesso - ha concluso Gavand - si valuta la possibilità di mettere in funzione l’ EPR di Flamanville. I conti non tornano!”.
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