di
Alessandra Profilio
22-03-2011
Nonostante l'emergenza nucleare in Giappone, il governo italiano non ha fatto marcia indietro ma si è preso piuttosto una 'pausa di riflessione'. Al di là delle intenzioni interessate e non dei nostri politici, tutti i cittadini sono chiamati ad esprimere la loro opinione votando al referendum contro il nucleare in Italia.
Mentre l'inizio dei bombardamenti in Libia abbassa l'attenzione mediatica sul disastro nucleare che ha colpito il Giappone, nell'area intorno all'impianto di Fukushima i livelli di radioattività continuano a salire. In modo direttamente proporzionale crescono anche i timori dell'opinione pubblica nei confronti di una tecnologia che sta mostrando ancora una volta tutta la sua potenza distruttiva.
Fervido fan dell'atomo, il governo italiano si è reso conto di non poter continuare, alla luce degli ultimi eventi, a manifestare un'incondizionata sicurezza nell'opportunità di rilanciare l'atomo nel nostro Paese e ha dunque ora diplomaticamente annunciato una “pausa di riflessione”.
Ieri, nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio straordinario Ue dei ministri dell'Energia dei 27, il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani ha affermato che “è irreversibile la scelta di capire dal punto di vista della sicurezza se siamo nella condizione di massima sicurezza, in base ai requisiti e standard che abbiamo immaginato e che vengono resi operativi da un organismo europeo”.
In riferimento agli 'stress test', cioè i controlli della stabilità sulle centrali, il ministro ha assicurato che saranno effettuati entro l’anno, a partire dagli impianti più vecchi, circa una decina quelli di prima generazione, per poi completare il quadro con tutti i 143 presenti nell’Unione europea.
In seguito a ciò che è accaduto in Giappone, ha spiegato Romani, “è doveroso per un governo responsabile che si diano delle risposte tecniche precise”. “Non so se prima del referendum faremo in tempo a dare le informazioni che ci aspettiamo – ha affermato il ministro - ma cercheremo di fare in modo che i cittadini italiani siano informati al massimo livello possibile delle risultanze di questa ricerca che sarà fatta a livello europeo e condivisa da tutti i Paesi europei”.
“Una volta che saremo sicuri che tutto questo è stato risolto nella direzione auspicata – ha dichiarato Romani - a quel punto la scelta nucleare del governo potrà proseguire”.
Insomma, nonostante l'emergenza nucleare nel paese del Sol Levante, il governo italiano non ha fatto marcia indietro ma si è preso piuttosto una “pausa responsabile di riflessione”. Una posizione confermata del resto anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini il quale ha affermato che quanto accaduto alle centrali in Giappone “certamente impone una riflessione, ma per fare meglio e avere più sicurezza e non per dire no ad una fonte di energia di cui avremo sempre più bisogno”.
Preoccupazione circa l'opportunità di accogliere il nucleare e soprattutto paura di perdere la propria poltrona) è stata espressa invece dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che in un 'fuori onda' ha detto a Paolo Bonaiuti e Giulio Tremonti: “È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese”.
Al di là delle intenzioni interessate e non dei nostri politici, tutti i cittadini sono chiamati ad esprimere la loro opinione votando al referendum contro il nucleare in Italia.
“Gli italiani dovrebbero sapere che non sono condannati ad avere una centrale dietro casa, e che presto ci sarà un referendum per bloccare le pericolose velleità nucleari di questo governo. Ma sul referendum si sta abbattendo la censura”.
È quanto si legge in una nota del Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’ che denuncia “l’azione oscurantista del governo, dei fan dell’atomo e di molti mezzi d’informazione che, proprio mentre si pone al mondo la questione sulla sicurezza del nucleare, tengono sotto silenzio l’appuntamento referendario”.
Al fine di lanciare la consultazione su acqua e nucleare, migliaia di cittadini e decine di associazioni si sono date dunque appuntamento il 26 marzo a Roma (ore 14 piazza della Repubblica) per una grande manifestazione nazionale.