Nucleare, il Governo fa ricorso ma la Consulta frena

L'esecutivo si gioca l'ultima carta per fermare il referendum sul nucleare: il ricorso alla Corte Costituzionale. Il neo-eletto presidente Alfonso Quaranta, però, fa sapere che bloccare il referendum non rientra nelle competenze della Consulta. I tentativi di boicottaggio proseguono anche sul tema dell'acqua, con iniziative per il 'no' promosse dalle istituzioni e manifesti che spariscono misteriosamente. Tutte queste iniziative non fanno che aumentare la consapevolezza civica sull'importanza vitale del referendum: andare a votare è necessario e indispensabile.

Nucleare, il Governo fa ricorso ma la Consulta frena
Il governo decide di non dare indicazioni di voto ai propri elettori. Poi Berlusconi in diretta con Belpietro al programma La Telefonata definisce inutile il referendum sul nucleare, ostentando una certa sicurezza. Tutto farebbe presupporre che l'esecutivo non si preoccupi troppo dell'esito della consultazione popolare, ma ancora una volta le parole sono smentite dai fatti. Ecco dunque che il governo presenta un ricorso alla Corte Costituzionale per chiedere l'inammissibilità del quesito sul nucleare. Caduta la maschera dell'indifferenza, la maggioranza si mostra ancora una volta terrorizzata dalla prossima tornata referendaria e cerca di correre ai ripari con tutti i mezzi. La richiesta si basa sul fatto che il nuovo quesito sarebbe molto diverso da quello per cui sono state raccolte le firme; gli avvocati dello Stato insinuano inoltre che ci sarebbe un conflitto di attribuzione e che non sarebbe dovuto spettare alla Cassazione decidere sui referendum, bensì alla Consulta. Sul ricorso si è pronunciato Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia, in una memoria inviata alla Corte Costituzionale. “Secondo le nostre valutazioni – si legge – siamo convinti che l’intervento del Governo e del Parlamento, mediante l’abrogazione delle disposizioni oggetto di referendum, ha quale implicito fine esclusivamente quello di eludere le garanzie costituzionali a tutela del referendum come tipico mezzo di esercizio della sovranità popolare, elemento già rilevato dall’Ufficio Centrale per il Referendum della Corte di Cassazione”. Il nuovo presidente della Consulta, Alfonso Quaranta, eletto proprio questa mattina, ha già fatto sentire la propria voce a riguardo con una dichiarazione confortante: "Personalmente - ha detto - ritengo che non sia nei poteri della Corte bloccare il referendum". Ad ogni modo la sentenza è attesa per domani. Intanto Lettera Viola, il quotidiano on-line del popolo viola pubblica un elenco provvisorio dei primi 15 siti che sarebbero stati prescelti per ospitare centrali nucleari in Italia. Sembrerebbe, così almeno lascia intendere l'articolo, che la lista sia stata rinvenuta in un pc sottratto all'Enel. I siti incriminati sarebbero: Trino Vercellese, Caorso, in Lombardia una centrale fra Mantova e Cremona lungo l’asta pluviale del Po, Monfalcone, Chioggia, San Benedetto del Tronto, Scarlino (Grosseto), Montalto di Castro, Borgo Sabotino (Latina), Oristano, Termoli, Mola di Bari, Scansano Ionico (Matera), Palma di Montechiaro e un deposito di scorie a Garigliano (fra Caserta e Latina). Che il governo non abbia la minima intenzione di rinunciare al nucleare lo dimostra anche un dossier condotto dai Verdi (di cui dà notizia Repubblica di oggi), secondo il quale l'esecutivo avrebbe solamente cambiato strategia. Dalla partnership con la francese Areva per la costruzione di mega impianti per la produzione di energia nucleare – a seguito dell'accordo fra Berlusconi e Sarkozy del 2009 – sembra si sia passati al piano b: il nucleare sperimentale, l'American way. Si tratterebbe di costruire una rete di mini-reattori, meno cari e, secondo il governo, più adatti al nostro territorio. L'appalto sarebbe già assegnato Iris, consorzio guidato dagli americani di Westinghouse. E poi c'è il fronte dell'acqua, e anche qui i tentativi di boicottaggio non si contano. Nella capitale – in barba ad ogni regola sulla par condicio – proprio oggi si svolgerà un incontro patrocinato dal comune di Roma, da quattro ministeri e dal consiglio dei ministri dal nome 'Un referendum che fa acqua'. Le istituzioni, insomma, si schierano palesemente, ed in maniera antidemocratica, per il no. Sempre a Roma, i vigili urbani sono stati incaricati dal comune di rimuovere dalle apposite plance i manifesti di propaganda elettorale autoprodotti ed autofinanziati dal comitato '2 Sì per l'Acqua Bene Comune', con la scusa che si trovavano negli spazi sbagliati. Tutte queste misure, sull'acqua come sul nucleare, se da un lato impediscono ad alcuni di essere informati correttamente, dall'altro accrescono nei più la consapevolezza che la partita in gioco di importanza vitale; che è necessario andare a votare e convincere amici, familiari e conoscenti a fare altrettanto. Se le istituzioni stanno facendo di tutto per contrastare il voto è perché gli interessi in gioco sono altissimi: interessi di pochi, economici, contro interessi di tanti – di tutti –, civili e sociali.

Commenti

ma perchè il governo non si legge la costituzione,i referendum sono un'altro modo che ha il popolo italiano per esprimere il proprio parere ,ma se li lasciassimo fare farebbero dell'Italia un lager dove nessuno può esprimersi,la costituzione è stata scritta proprio per evitare che riaccadesse quello che è accaduto durante il fascismo,io dico che questo governo deve andarsene a casa
maria grazia rita, 06-06-2011 04:06
IL RICORSO GOVERNATIVO ALLA CORTE COSTTITUZIONALE OLTRE AD ESSERE IN LINEA DI DIRITTO INAMMISSIBILE, IN LINEA PRATICA E DI...FATTO DIMOSTRA VIEPPIU' IL PROGETTO E LA MENTALITA' MERCANTILISTICA DELL'ATTUALE GOVERNO ITALIANO, PERVICACEMENTE TESO A TRASFORMARE UNO STATO DI DIRITTO IN UNA AZIENDA PRIVATA, COME DEL RESTO PROCLAMATO FIN DAI PRIMI SUOI PASSI QUANDO VOCIAVA DI VOLER PORTARE NELL'AMMINISTRAZIONE PUBBLICA LO STESSO PRINCIPIO DI RESPONSABILITA'E RIGORE DELL'AZIENDA, SOTTACENDONE PERO' IL FINE ULTIMO DEL PROFITTO. RICORDATE IL "VOLTARE L'ITALIA COME UN CALZINO"? TROPPI NON OBIETTARONO SUBITO CHE L'ITALIA CASO MAI ERA ED E' UNO STIVALE, CON TANTO DI SCARPE ANFIBIE A CONTORNO, E SI LASCIARONO IRRETIRE DALLA MENTALITA' AZIENDALISTICA PERDENDO LA BUSSOLA. LEGARE ALLA RIPRESA AZIENDALE DELL'ITALIA LO SVILUPPO E IL PROGRESSO DEI SUOI CITTADINI E LAVORATORI E' STATO LO SLOGAN DI OGNI PROGRAMMA PARTITICO E L'INIZIO DEL DECLINO DEL PAESE SPOGLIATO DEL VALORE MORALE DELLA POLITICA. ALLO SVELARSI SFACCIATO DEL BARATRO IL PAESE STA AVENDO UN SUSSULTO DI ORGOGLIO E DI DIGNOTA', RISCOPRENDO IL SUO ANTICO NERBO DI PATRIA DEL DIRITTO ( "UBI SOCIETAS IBI JUS" ). CORAGGIO. E'ORA DI CAMBIARE, BISOGNA CAMBIARE.
Franco, 06-06-2011 07:06

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