di
Matteo Marini
02-11-2012
L'associazione Pro Natura ha denunciato come il Piemonte sia diventata la regione con più scorie radioattive in Italia, un dato riscontrabile anche consultando l'ultimo annuario dell'Ispra, che va ad aggiungersi al trasporto di materiali nucleari verso la Francia, fenomeno che già ha scatenato da anni le ire dei valsusini, stufi di vedere la propria valle contaminata e deturpata.
E dire che con la questione del Tav e le proteste in Val di Susa, sembrava che il Piemonte avesse già sufficienti problemi, complice una giunta regionale inadatta a gestire un territorio così complesso. Pochi giorni fa, l'associazione Pro Natura - attraverso il suo magazine Obiettivo Ambiente - ha denunciato come il Piemonte sia diventata la regione con più scorie radioattive in Italia.
In base infatti all'ultimo Annuario dei dati ambientali dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), si può facilmente vedere come l'Amministrazione guidata da Roberto Cota, ospiti oltre il 96% dei rifiuti radioattivi italiani. Una situazione allucinante che, secondo Pro Natura, si protrarrà a lungo, visto che ci sono "ben cinque nuovi depositi nucleari in progetto nella nostra regione".
Allarmanti poi i trasporti di materiali nucleari che vengono fatti verso la Francia e che già anni or sono hanno scatenato le ire dei valsusini, stufi di vedere la propria valle contaminata e deturpata dal primo che passa.
Rifiuti radioattivi come uranio, trizio e plutonio, provenienti dal Canada e dall'Olanda, invece, sono stoccati a Saluggia, in provincia di Vercelli. Inutile dire quanto gravi possano essere le ricadute in termini di contaminazione di falde acquifere, di coltivazioni e di tutto l'ambiente circostante.
Come sottolineato da Andrea Bertaglio, dalle colonne de Il Fatto Quotidiano: "Con il 72,3% in termini di attività ed il 96,42% dei materiali di scarto radioattivi, il Piemonte si aggiudica il poco invidiabile primato di regione più a rischio irradiazione d’Italia".
In linea di massima sono tutti depositi temporanei ma, dalle denunce degli ambientalisti sul fatto che non ci sia traccia del Deposito Nazionale definitivo (doveva essere terminato 4 anni fa), molti pensano che questi siti siano per uno stoccaggio a lungo termine.
Pro Natura già lo scorso anno aveva rimproverato la Regione Piemonte per non aver diffuso, come chiaramente indicato da una legge regionale del febbraio 2010, un piano di emergenza in caso di incidente radioattivo. I siti nucleari quindi sono, in base al loro punto di vista "per nulla idonei per questa funzione. Sono veri e propri siti ad elevato rischio".
Strano a dirsi, però è proprio dallo stesso Ispra che viene spezzata - in un certo senso - una lancia nei confronti di questo andirivieni di materiali per tutto il territorio. L'ingegner Lamberto Matteocci, responsabile del servizio controllo attività nucleari dell’Ispra, che monitora la radioattività presente nell'ambiente, ha infatti recentemente affermato: "non è necessario sentirsi in una condizione di rischio [...]. La presenza dei rifiuti radioattivi non comporta un’assenza di sicurezza nella gestione degli stessi". Matteocci ci tiene però ad invitare le amministrazioni a non abbassare la guardia, specificando che: "indubbiamente ci sono molte cose da fare in termini di un loro condizionamento, trattamento e stoccaggio".
Sul fronte del loro trasporto, l'ingegnere si mostra molto sicuro: "Sono operazioni il cui livello di sicurezza è molto elevato, con numerose misure prese per prevenire incidenti. Che, semmai dovessero verificarsi, a livello di conseguenze radiologiche interesserebbero comunque un raggio molto limitato, nell’ordine di alcune centinaia di metri". Sarà vero?
Per approfondire:
Fuga radioattiva dal deposito nucleare di Saluggia
Giampiero Godio: le scorie nucleari in Piemonte
Piemonte, incubo radioattivo
Nucleare in Piemonte, il documento No Tav
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