di
Alessandra Profilio
20-07-2011
L'Unione europea ha varato ieri una nuova direttiva per lo smaltimento di scorie e rifiuti radioattivi dei 143 reattori nucleari presenti in Europa. Le nuove regole impongono che le scorie vengano seppellite in bunker più sicuri. Greenpeace ha definito la normativa un'opzione "miope e folle" che lascia il problema dello smaltimento "a qualcun altro, continuando a mettere a rischio la sicurezza dei cittadini europei autorizzando il trasporto di queste scorie per centinaia di chilometri".
L'Unione europea ha varato ieri una nuova direttiva per lo smaltimento di scorie radioattive dei 143 reattori nucleari presenti in Europa. Secondo la nuova norma, i singoli Paesi dovranno sottoporre i loro primi programmi nazionali nel 2015 indicando i tempi per la costruzione e le modalità di finanziamento dei depositi finali. Al momento i 14 stati membri dell'Ue che fanno uso dell'energia nucleare accumulano per decenni le scorie radioattive in bunker in superficie o in magazzini, mentre si raffreddano. Le nuove regole impongono invece che le scorie vengano seppellite in bunker più sicuri.
In particolare secondo la nuova direttiva i governi dovranno entro il 2015 presentare i programmi nazionali che verranno quindi esaminati dalla Commissione europea stessa. I programmi dovranno contenere i particolari della costruzione di eventuali depositi, compresi i costi per realizzarli, e dovranno essere aggiornati regolarmente. Gli standard di sicurezza stabiliti dall'International Atomic Energy Agency diventeranno vincolanti.
È previsto che più Paesi possano siglare un accordo per utilizzare in comune un deposito localizzato nel territorio di uno di loro. Le informazioni sul combustibile nucleare esaurito e sulla gestione dei rifiuti radioattivi dovranno essere rese disponibili al pubblico mentre la popolazione residente nell'area dei depositi dovrà essere coinvolta nei processi decisionali. Rimane possibile l'esportazione dei rifiuti radioattivi ma è soggetta a regole più stringenti.
Nella sua proposta iniziale la Commissione aveva tentato di mettere completamente al bando il trasporto delle scorie fuori dall'Ue per motivi di sicurezza. Il Parlamento europeo si era detto favorevole, ma dal Consiglio è arrivato il 'no' al divieto. Secondo Jan Haverkamp, esperto nucleare di Greenpeace, “gli Stati membri hanno optato per un'opzione miope e folle, non facendo altro che lasciare il problema dello smaltimento a qualcun altro e continuano a mettere a rischio la sicurezza dei cittadini europei autorizzando il trasporto di queste scorie per centinaia di chilometri”.
Le esportazioni sono vietate verso l'Africa, i Caraibi, gli stati del Pacifico e l'Antartide. Potranno accogliere rifiuti ad alta radioattività dall'estero soltanto quei paesi che hanno un deposito geologico profondo, anche se un deposito di questo tipo richiede circa 40 anni per essere realizzato e attualmente non esiste in nessuna parte del mondo, né ne è prevista la costruzione.
Secondo il Commissario europeo per l'energia Guenther Oettinger si tratta di “un grande risultato per la sicurezza nucleare nell'Ue”. “Dopo anni di inattività - ha commentato Oettinger - l'Ue per la prima volta si impegna ad uno smaltimento finale delle scorie del nucleare. Con questa direttiva, l'Ue diventa la regione più avanzata per una gestione sicura dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito”.
Intanto il governo giapponese, che sta affrontando la peggiore crisi nucleare dai tempi di Chernobyl, ha fatto sapere ieri che comincerà a rimuovere il combustibile nucleare dalle vasche di combustibile esausto dell'impianto di Fukushima Daiichi al più tardi entro il 2015. La Tokyo Electric Power ha realizzato ad aprile una tabella di marcia in due fasi e si è posta come obiettivo quello di portare i reattori ad una condizione di 'chiusura a freddo', con l'uranio non più in grado di far evaporare l'acqua utilizzata come refrigerante.
Un funzionario del governo ha riferito che il Giappone è riuscito ad assolvere al primo compito, quello di raffreddare in maniera stabile i reattori, e adesso punta a raggiungere l'obiettivo di chiuderli a freddo entro gennaio. Soltanto allora i tecnici procederanno alla rimozione del combustibile dall'impianto. La dismissione dei reattori richiederà più di 10 anni.