QUI la puntata della trasmissione di Canal+ con le dichiarazioni di Ségolène Royal sulla Nutella: il ministro francese ha invitato a non acquistarla per il suo contenuto in olio di palma.
Eclatante non è stata solo l'uscita della Royal, ma anche il successivo tentativo di metterci una pezza per evitare una crisi internazionale attorno ad uno degli intoccabili simboli del made in Italy. Un made in Italy che in quanto tale ha “ovviamente” sede finanziaria in Lussemburgo.
Per rimediare sull’affaire Nutella, dopo la sua dichiarazione televisiva, la Royal ha twittato le sue scuse dicendo di essere "favorevole a valorizzare il progresso”, ergo valorizziamo la deforestazione, evviva!!
Peraltro l’uscita della ministra francese dell’ecologia ricorda quanto riportato in etichetta riguardo la composizione. Nella lista degli ingredienti della Nutella si trova al primo posto lo zucchero, seguito dall’olio di palma, solo al terzo posto le nocciole. Ferrero peraltro si era guadagnata anche le critiche di Greenpeace riguardo l’origine dell'olio di palma: pare che non fossero stati resi pubblici i nomi dei fornitori e le aree di produzione. Ferrero si difende affermando di far parte della RSPO, Roundtable on sustainable palm oil, ma nel rapporto del 2008 “Borneo in Fiamme” Greenpeace aveva dimostrato come proprio i principali produttori di olio di palma della RSPO «stiano perpetrando crimini ambientali gravissimi come il taglio a raso della foresta pluviale del Borneo, l'incendio e degrado delle ultime torbiere indonesiane e la cattura ed uccisione degli ultimi oranghi del Borneo e di Sumatra» (da allora i toni di Greenpeace si sono poi molto alleggeriti su questo fronte). Anche il Worldwatch Institute ha sollevato alcuni dubbi sui criteri di sostenibilità fissati dalla Rspo. Secondo la Rspo, le piantagioni che hanno ricevuto il bollino di sostenibilità non sorgono su un terreno considerato “ad alto valore di conservazione”, tuttavia per Worldwatch Institute la definizione di queste categorie è lasciata alla discrezionalità dei singoli paesi.
QUI ciò che il gruppo Ferrero sostiene riguardo l'olio di palma utilizzato.
Ci si domanda poi, molti sono gli esperti che lo fanno, se effettivamente le piantagioni di olio di palma possano essere “sostenibili”.
«L’olio di palma è un ingrediente base di molti prodotti alimentari e per la casa, e di alcuni tipi di carburante - come spiega anche Internazionale - Per coltivare la palma da olio, vengono tagliati migliaia di ettari di foresta tropicale ogni anno. Per rispondere alle richieste crescenti del mercato, infatti, proprietari terrieri hanno ampliato gradualmente le loro piantagioni. Ma l’abbattimento e l’incendio degli alberi, necessario per fare spazio alle piantagioni, danneggia l’ambiente, con l’emissione nell’atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica e altri prodotti della combustione, come il monossido di carbonio. Inoltre queste monocolture provocano l’inquinamento delle falde acquifere, causato soprattutto dai diserbanti».
È molto interessante leggere l'intervento di Suzanne Kroger su Greenpeace International, arrivato subito dopo le polemiche di questi giorni, dove si spiega chiaramente che il problema della deforestazione causata dalle coltivazioni dalle quali si ottiene olio di palma NON è assolutamente superato. Non basterà, certo, boicottare un solo prodotto per risolvere il problema, che ha dimensioni tali da costituire ormai un'emergenza assoluta.
Altrettanto interessante il servizio andato in onda durante la trasmissione Report su Rai3 sulla scarsa attendibilità delle certificazione e sulla insostenibilità delle coltivazioni che danno olio di palma.
Abbiamo l’ennesima conferma che il progresso ha bisogno di distruggere le basi della nostra esistenza, visto che senza foreste per noi la situazione sarà leggermente complicata. Questi soggetti istituzionali non si accorgono nemmeno delle enormi contraddizioni di quello che dicono. Soprattutto se ogni tanto, per puro caso, scappa loro qualcosa di intelligente.
Ma la cosa che “c'èst plus fantastique” è la moglie del premier, Agnese Renzi, che si è precipitata al “Bar Nutella” dell’Expo (ospitato nello spazio di Eataly di Oscar Farinetti!) e ha ordinato una crepe alla Nutella per la figlia sorridendo ai fotografi opportunamente sul posto!!
Da sottolineare che tra i partner ufficiale di Expo 2015, quello che vorrebbe “nutrire il pianeta”, c'è Ferrero, gruppo che produce la Nutella.
Il progresso a cui inginocchiarsi di cui parlano questi personaggi è costituito dal nucleare, dagli OGM, dalle armi sempre più sofisticate e potenti, dalla Tav, autostrade e cementificazione ovunque, i pesticidi, l’urbanizzazione selvaggia, la distruzione di foreste e habitat di persone e animali, l’esaurimento delle risorse, l’inquinamento di terra e mare, lo spreco di cibo, lo sfruttamento bestiale delle persone, guerre, miseria, violenze contro gente inerme. Questo “progresso” è la negazione della vita. Questo “progresso” non ci interessa, non lo vogliamo e non contribuiremo ad appoggiarlo.
Non comprate Nutella; l’ambiente potrà guadagnarci ed evitando prodotti industriali ne guadagnerà la nostra salute.
A chi si occupa di alimentazione e salute potrebbe interessare conoscere la decisione del 2012 della Ferrero di chiudere una class action negli Stati Uniti pagando 3 milioni di dollari ai consumatori americani per aspetti di marketing che facevano apparire la Nutella come un cibo sano per i bambini.
Commenti