di
Dario Lo Scalzo
04-01-2012
Nella notte di Capodanno una settantina di manifestanti di Occupy Wall Street sono stati arrestati. La protesta continua. Gli indignati americani resistono anche per ricordare agli Usa e al mondo le promesse non mantenute di Barack Obama.
Sono decisi, perseveranti, coraggiosi e poco propensi a deporre le 'armi' gli indignati newyorkesi. Un’invidiabile coerenza di pensiero continua a condurli senza soste all’affermazione e all’espressione del loro pensiero e della loro volontà. Ed è così che non ci sono feste né vacanze per un gruppo di indignados che dopo la mezzanotte ha voluto 'riconquistare' il parco Zuccotti, genesi della speranza e dei sogni, dopo il divieto forzosamente imposto lo scorso novembre dalle forze dell’ordine.
Inevitabile lo scontro con la polizia che ormai senza indugio né ritegno tira fuori manganelli e manette per controbattere i 'facinorosi' manifestanti armati di straordinarie armi quali la creatività, il senso di giustizia sociale e la prospettiva di un nuovo domani. Armi non convenzionali per la police brutality newyorkese?
Le forze dell’ordine hanno fatto ricorso all’arresto frequentemente durante lo scorso anno; ufficialmente in poco meno di due mesi, dall’inizio della protesta in Settembre sino a fine ottobre 2011, si contano circa tremila arresti. In occasioni precedenti, inoltre, Il Cambiamento non ha dimenticato di fare menzione e di mostrare gli atti di violenze, gli abusi ingiustificati e la riprovevole strategia della brutalità adottata dal NYDP.
È solo una delle cause che porta gli indignados di tutto il mondo a perseverare, a continuare per il cammino intrapreso, a proseguire la lotta contro un intero apparato che zappa le zolle 'chimicizzate' della nostra terra per coltivare abbrutimento, povertà e imbarbarimento. In un mondo dove i poteri forti considerano le idee delle armi pericolose il nuovo anno non risparmierà altre forti tensioni sociali che, sin dalle prossime settimane, correranno per gli spazi del nostro pianeta.
Quei ragazzi, gli indignati, lottano anche per noi, comodamente seduti sul velluto usurato dei nostri salotti ad assistere gratuitamente allo spettacolo con un ghigno in viso, scettico ma in fondo speranzoso. Ancora una volta vittime-complici del delegare agli altri le nostri sorti, mascheriamo l’auspicio che l’iniziativa e l’attivismo altrui possa fare breccia.
Dunque Occupy Wall Street continua ostinatamente e sempre con maggiore veemenza intellettuale anche per ricordare all’intero continente americano e al mondo intero che aveva un sogno e che lo ha perso, un sogno dal nome Barack Obama.
Un uomo che è riuscito ad ipnotizzare le masse, ad accecarle con il suo slogan Yes, we can e che invece, oggi, perde drasticamente consensi, fiducia e credibilità; con le sue promesse non mantenute, con i suoi perenni avvicinamenti e corteggiamenti all’1% ingordo del mondo, con le sue menzogne, con la sua scarsa volontà di ascoltare realmente le necessità del 99%, con il suo ripetuto calpestare la Costituzione statunitense sulla quale ha giurato ed infine con diverse azioni condotte per erodere silentemente i diritti della persona, Obama prosegue sugli stessi binari del suo predecessore; dei binari che mirano a costruire la società del futuro - che è già quella del presente – i cui pilastri di sostegno sono uno stato di polizia negli States e l’egemonia militare a livello mondiale.
Non più tardi di qualche giorno fa, nelle notti di feste natalizie, Obama ha firmato una nuova misura che sancisce la legalità delle detenzioni indefinite e senza processo per chi è sospettato di appartenere ad organizzazioni terroristiche o per chi è sospettato di sostenerle in qualche maniera.
Sì, per tutto quel sistema lercio, non lontano dall’assomigliare al nostro, vale la pena di indignarsi e, per chi sta seduto in poltrona, di seguire le gesta di chi ha deciso di occupare anche il 2102.
Il Cambiamento ricorda con una sequenza di immagini il movimento di protesta Occupy Wall Street nel 2011.
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