Occupy WS, continua la protesta. Roberto Saviano al Zuccotti Park

Durante la scorsa settimana il movimento Occupy Wall Street ha vissuto giornate di grande fermento. Ci sono stati momenti di forte tensione, di scontri ma anche di dibattito e riesame della validità della protesta. La movimentata settimana si è chiusa sabato 19 novembre con la visita di Roberto Saviano, invitato ed accolto con entusiasmo dal movimento.

Occupy WS, continua la protesta. Roberto Saviano al Zuccotti Park
Era il 17 Settembre quando le prime dozzine di manifestanti timidamente occupavano il parco Zuccotti sito nell’area prossima al tempio 'sacro' della finanza mondiale, Wall Street. In molti scommettevano sulla breve durata dell’ennesimo movimento di disobbedienti civili in preda alla frustrazione del momento. Sono trascorsi 2 lunghi e densi mesi, probabilmente ancora più lunghi per chi li vive da accampato in una tenda all’interno di un freddo parco della Grande Mela. Oggi Occupy Wall Street (OWS) è riuscito ad infiammare e portare a bordo della protesta non solo tantissimi newyorkesi ma anche migliaia di altri statunitensi e a calamitare l’attenzione della gente, della Rete e dei media, persino di quelli italiani, a livello mondiale. In principio scettici, silenti e un po' snob nei confronti del movimento, adesso i maggiori canali televisivi statunitensi non possono fare a meno di interessarsi a questa perseverante fetta della popolazione americana rappresentante quel 99% che si considera succube e vittima del sistema finanziario e di quello politico-economico. La settimana in cui ricorreva il secondo mese di occupazione è stata molto movimentata e si sono vissute ore di forte tensione, di scontri ma anche di dibattito, di riesame della validità della protesta e di animazione culturale. Ma procediamo con la cronologia dei fatti. Lo scorso martedì, 15 novembre, il sindaco Bloomberg ha deciso di riprendere in mano la situazione per ragioni "d’igiene e di sicurezza" ordinando alla polizia newyorkese di passare all’azione. Sopra: la brutalità della polizia statunitense, un esempio di alcuni giorni fa nei confronti degli studenti californiani. Attacco con lo spray al pepe Si è assistito alla consueta azione di brutality police alla quale i nostri occhi sembrano ormai essere abituati. Tenuta anti-sommossa e scudi in pugno ed inizia lo sgombero dell’intera area occupata nel Zuccotti Park che ha inevitabilmente generato scontri e una settantina di arresti tra i protestanti che si sono opposti. I protesters non si danno per vinti e così si spostano nella vicina Foley Square per confrontarsi e ricomporre le truppe. L’iniziativa di Bloomberg sortisce l’effetto domino e viene emulata in altre città statunitensi. Ma gli indignati non si perdono d’animo e fanno ricorso nei confronti del blitz di evacuazione del sindaco, atto giudicato arbitrario. In poche ore, forti del parere e dell’ordinanza dei giudici che confermano il diritto di protestare nel parco a condizione di non utilizzare attrezzature da pernottamento, parte degli indignati ritorna nel parco. Si vivono dei momenti forti ed emozionanti mentre la polizia procede al sequestro di ogni oggetto non consentito e crea un paio di vie d’entrata al parco monitorate e vigilate. Arriva il 17 novembre e per OWS è Day of Action, indetto il tutto il paese, il giorno per commemorare i due mesi di occupazione. Il movimento è ancora una volta in strada, pronto a vivere la più grande manifestazione organizzata sinora (si parla di 30.000 persone secondo le fonti di OWS). Lo sgombero di alcuni giorni prima ha acceso la rabbia dei manifestanti e ha rappresentato una vera svolta nella storia del movimento, fuoriuscito ancora più coeso e deciso sul proseguimento della protesta. La giornata inizia col tentativo di impedire agli operatori di borsa di entrare a Wall Street per non permetterne l’apertura. La polizia riesce con la forza a contenere la folla che si disgrega marciando successivamente per la 'riconquista' massiva del parco e per occupare le stazioni della metropolitana in maniera da bloccare il traffico. Nel pomeriggio, il corteo si raduna sul ponte di Brooklyn. Per ogni spostamento e per tutto il giorno la polizia interviene, carica, iniziano gli scontri, le manganellate, i feriti e gli arresti. È una guerriglia che fa oltre 200 persone arrestate a fine giornata. Scenari simili si sono replicati nelle altre città statunitensi presenziate dal movimento di protesta Occupy. La movimentata settimana si chiude lo scorso sabato con la visita di Roberto Saviano, invitato ed accolto con entusiasmo dal movimento. Nel parco Zuccotti Saviano, le cui parole riecheggiavano grazie al megafono umano, ha parlato della mafia come unica economia che non conosce la crisi e si è soffermato poi sulla trasversalità della crisi e della protesta e dei loro punti di comunanza che non hanno confine geografico. Ma, nel suo discorso, c’è spazio per la speranza e Roberto Saviano si felicita della scelta degli indignati di agire in prima persona spinti dal credere fortemente nella possibilità di rendere questo mondo migliore; un obiettivo raggiungibile a condizione che sia quello che si vuole veramente. Forse è ancora troppo presto per prevedere i risultati concreti che possono essere ottenuti dalle mobilitazioni di protesta in corso a livello mondiale. Nonostante qualche recente accusa o sospetto di strumentalizzazione dei movimenti degli indignati, di certo, la loro perseveranza e la loro coerente forma di presenza hanno permesso di mettere a fuoco e rendere visibile l’intolleranza all’individualismo che si è diffuso e ramificato nelle istituzioni e nel sistema. Mettere trasversalmente a fattore comune, dapprima dentro la società civile locale e poi in quella a livello mondiale, la necessità di equità e giustizia sociale ed il bisogno di restituire al popolo forme di democrazia reale, rappresenta già il conseguimento di una meta non irrilevante per la sua capacità di creare consapevolezza culturale e morale ma anche coscienza della forza dei mezzi di cui si dispone: l’idea, l’azione e l’unione nonviolenta.

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