di
Alessandra Profilio
24-02-2011
Sono calati del 3 per cento nel 2010 in Europa i terreni seminati con organismi geneticamente modificati. I dati emersi dal rapporto dell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications confermano la crescente diffidenza degli agricoltori e dei cittadini nei confronti dei prodotti transgenici.
Nel 2010 in Europa sono calati del 3 per cento i terreni seminati con organismi geneticamente modificati. La superficie ogm si è ridotta a 91.643 ettari dei quali 91.193 coltivati a mais bt e 450 con patata Amflora da seme autorizzata nel corso dello scorso anno dall’Unione Europea.
È quanto emerge dal rapporto annuale sulle coltivazioni OGM nel mondo curato dall’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA).
I dati emersi dal report confermano secondo la Coldiretti la “crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che gli agricoltori europei stanno abbandonando, anche nei Paesi dove è ammessa, poiché nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica”.
Come sottolinea l'associazione, su un totale di 27 paesi dell’Unione Europea soltanto in 8 sono stati coltivati prodotti Ogm ed in particolare in cinque paesi è stato seminato solo mais (Spagna, dove si trova quasi l’80 per cento del terreno seminato con Ogm in Europa, Romania, Slovacchia, Portogallo e Polonia), in due solo patata (Germania e Svezia) e in Repubblica Ceca sia il mais che la patata.
Le coltivazioni biotech, a tredici anni dalla loro introduzione in Europa, sono così in calo per il secondo anno consecutivo non essendo riuscite a trovare un mercato a causa della persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l'ultima indagine annuale Coldiretti-Swg ha infatti rilevato che il 73 per cento dei cittadini italiani che ha espresso una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati siano meno salutari di quelli tradizionali.
Come spiega la Coldiretti, gli ogm seguono “un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy”.
L'associazione sottolinea inoltre che in Italia, “considerata la conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni e sarebbe violata la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da ogm”.
E alla situazione italiana fa riferimento anche Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace, la quale dichiara che “in Italia la coltivazione di OGM non solo non è gradita ma rappresenterebbe un problema per la nostra agricoltura e il nostro patrimonio agroalimentare”.
“Quanto dovremo aspettare – conclude Ferrario - affinché anche il ministro Galan ufficializzi a livello internazionale che l'Italia vuole rimanere libera dagli Ogm?”.