di
Alessandra Profilio
26-09-2011
Nel Lazio, in Provincia di Roma, sono stati scoperti 2 campi contaminati con una varietà di mais transgenico illegale, in quanto non autorizzato in Europa per la coltivazione. L'associazione Verdi Ambiente e Società (VAS) si augura che in Italia e in Europa si torni a parlare “in modo serio e responsabile, di un modello agroalimentare libero da Ogm, l’unico ecologico e sostenibile”.
Nel Lazio, in Provincia di Roma, sono stati scoperti 2 campi contaminati con una varietà di mais transgenico illegale, in quanto non autorizzato in Europa per la coltivazione. Lo ha reso noto l'Arsial (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'innovazione dell'agricoltura nel Lazio) che ha concluso per il 2011 la campagna di vigilanza sul divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati in aziende che operano sul territorio regionale.
L'Arsial ha spiegato che dalle risultanze delle analisi di laboratorio effettuate dall'Istituto sperimentale zooprofilattico Lazio-Toscana su campioni prelevati dai tecnici sono emerse in due aziende della provincia di Roma “due positività da contaminazioni OGM, entrambe riconducibili a coltivazioni derivanti da sementi dichiarate esenti da OGM dalla casa produttrice Pioneer”.
L'Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio ha precisato che “nell'Unione Europea sia i due singoli eventi sia l'ibrido sono autorizzati esclusivamente per impieghi alimentari e non per la coltivazione e in ogni caso si è trattato di due episodi di contaminazione e non di campi interamente OGM”.
In seguito alla scoperta sono stati avviati procedimenti amministrativi a carico delle aziende coinvolte e ne è stata data informativa alla Regione Lazio e alla Procura della Repubblica.
Come ha dichiarato Simona Capogna, Vicepresidente dell'associazione Verdi Ambiente e Società (VAS) la scoperta dei 2 campi contaminati con una varietà di mais transgenico desta preoccupazioni e “apre inquietanti interrogativi sui controlli necessari per evitare un inquinamento diffuso sul territorio nazionale”.
“Nei Paesi che coltivano gli OGM – ha spiegato Capogna - la produzione delle sementi (ibridi) non garantisce la segregazione tra varietà OGM e non-OGM. È importante, quindi, procedere a dei controlli serrati a livello locale e coordinati a livello nazionale, non solo sulle sementi, ma soprattutto in 'campo'”.
Il caso dei 2 campi contaminati nel Lazio dimostra secondo Capogna che ad un primo esame nei magazzini gli OGM possono passare inosservati e finire poi nella catena alimentare a danno dell’ambiente, degli agricoltori e dei consumatori.
Simona Capogna ha poi sottolineato il fatto che i controlli dell’ARSIAL (nel Lazio) sono stati effettuati su un campione che rappresenta poco più dell’1% delle aziende agricole. Cosa succede nelle altre aziende agricole?
Secondo l'associazione Verdi Ambiente e Società la situazione necessiterebbe di un intervento urgente e sul lungo periodo, sia a livello regionale che nazionale in quanto in gioco oltre alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza alimentare, vi è anche la tutela dei diritti degli agricoltori.
Per quanto riguarda il caso specifico l'associazione denuncia il fatto che i due imprenditori agricoli interessati dalla contaminazione hanno subito prima il “danno e poi la beffa”. Infatti, dopo aver acquistato semente “esente da Ogm” dalla Pioneer e aver scoperto di aver subìto una contaminazione (con varietà transgeniche non autorizzate in Europa per la coltivazione), gli agricoltori non hanno ottenuto un risarcimento ma, al contrario, una multa “per essere stati contaminati”.
Secondo VAS questo paradosso deriva norme inadeguate a gestire il “caos biotecnologico” e che non sanciscono in modo preciso il principio del “chi inquina paga” (in questo caso la multinazionale Pioneer ) e mettono gli agricoltori in una situazione difficile gli agricoltori.
L'associazione si augura dunque che questa vicenda venga presto risolta da interventi ragionevoli e che in Italia e in Europa si torni a parlare “in modo serio e responsabile, di un modello agroalimentare libero da Ogm, l’unico ecologico e sostenibile”.