Grazie a Greta Thunberg è diventato di dominio pubblico mondiale che siamo di fronte a un'emergenza climatica che non ci lascerà scampo se continuiamo a fare le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano, ma soprattutto che non agiscono. Non è un caso che una ragazzina di 16 anni e non i politici abbiano aperto gli occhi al mondo.
La miopia, l’immobilismo, la mancanza di idee e di interventi da parte dei politici è sconcertante. In Italia recentemente si sono viste manifestazioni di gioia di città che hanno ottenuto Olimpiadi invernali o Saloni dell’automobile e disperazione in chi invece non ha ottenuto questi eventi. In una società che dice di voler intervenire rispetto a una emergenza climatica e che vuole salvaguardare l’ambiente, a rigore di logica, sarebbe dovuto avvenire esattamente il contrario: scene di disperazione per chi ha avuto la sciagura di dover ospitare queste manifestazioni di spreco e inquinamento e scene di giubilo a chi ha scampato il pericolo.
Le Olimpiadi, come qualsiasi grande opera inutile, oltre che portare mazzette, cemento, costi alle stelle e inquinamento, sono notoriamente una sciagura economica che ha affossato più di un paese, sono quindi da evitare come la peste. Come è possibile poi disperarsi per avere perso il Salone dell’Automobile quando la mobilità del futuro sarà tutto tranne l’automobile?
Abbiamo città soffocate dalle auto, l’Italia ha la seconda più alta incidenza al mondo per numero di automobili ogni mille abitanti, la Pianura Padana è fra i posti più inquinati della galassia, abbiamo migliaia di morti e feriti in incidenti ogni anno, le auto contribuiscono a esaurire le risorse, si producono rifiuti a non finire da ricambi e carcasse di automobili che non si sa più dove mettere, i motori sono di derivazione ottocentesca, si hanno spese da capogiro per comprare e mantenere bolidi e carri armati pericolosissimi e dobbiamo ancora celebrare l’automobile? Addirittura fargli dei Saloni? Ma stiamo scherzando? Il fatto è che per gioire del mancato pericolo ci vogliono idee alternative (o anche solo delle idee basterebbero), ci vuole una visione di mobilità diversa, ci vuole lungimiranza ed un pizzico di coraggio. Si vuole fare un evento come si deve e al passo con i tempi di emergenza climatica, di risparmio soldi, di protezione ambientale, di incremento dell’occupazione, di lotta all’inquinamento? Si organizzi un bellissimo evento sulla mobilità alternativa dove si chiamano a raccolta tutti coloro che hanno idee e realizzazioni in merito e li si mostri al mondo. Vuoi che l’Italia con tutti i talenti, la capacità che ha, imprenditoriali e pubbliche, non tiri fuori idee geniali che ci facciano fare un salto in avanti rispetto all’ottocento? Vuoi che un evento del genere non attiri l’interesse mondiale che non la solita vetrina opulenta e di lusso di oggetti macchine e oggetti donne (purtroppo), che mostrano la propria mercanzia in un circo di apoteosi dell’inquinamento decisamente squallido? Il punto è proprio questo, continuare a fare, pensare, credere che bisogna agire esattamente come si è fatto fino ad ora con i catastrofici risultati che sono sotto gli occhi di tutti, non solo non porta da nessuna parte ma è politicamente perdente. E se non lo si vuole capire da soli, perché si ha paura, non si hanno idee, non si hanno prospettive o visione, la natura ce lo sta sbattendo in faccia in maniera chiara e ineccepibile.
Quindi volenti o nolenti lo dovremo capire, e chi per primo si attrezzerà e troverà soluzioni verrà premiato anche politicamente. Bisogna avere idee e metterle in pratica che non sono certo quelle dei Saloni dell’auto, delle Olimpiadi, degli Expo in cui chi ci guadagna sono sempre gli stessi, così come chi ci perde. E’ ora di fare finire questi giochini e iniziare ad agire sul serio. Pensare di fare le cose di sempre non cambierà di una virgola la situazione, anzi aprirà la strada a chi preferisce gli originali che a organizzare robaccia ci riescono meglio; chi per paura o incapacità non realizza qualcosa di diverso e veramente nuovo, finisce per scimmiottare gli originali e quindi dare loro forza.
Se la politica vuol fare qualcosa, non è più il tempo di copiare i disastri altrui per paura di perdere il consenso, perché il consenso lo si acquista se si presentano, sviluppano e realizzano idee e alternative reali e le si sa comunicare, non se si ha sempre paura che il “nuovo” comporti dei rifiuti. Il nuovo che ha senso, che risolve problemi, che dà prospettive, che ha futuro, è più vincente della paura propria e altrui.