Un ambulatorio dove le donne operate di carcinoma alla mammella possono ricevere trattamenti omeopatici per curare gli effetti collaterali delle terapie oncologiche. È con questo obiettivo che il 18 aprile, presso l’Ospedale L. Sacco di Milano, ha aperto le sue porte l’Ambulatorio di “Terapie omeopatiche a supporto dei trattamenti oncologici”, situato all’interno della Breast Unit dell’Ospedale L. Sacco (Padiglione 1) e aperto al pubblico ogni venerdì mattina, dalle ore 9.00 alle ore 12.00.
Questo servizio si inserisce nel percorso diagnostico-terapeutico della Breast Unit che vede collaborare in sinergia i diversi specialisti chiamati ad avere un ruolo nel trattamento del tumore al seno, nella logica di una presa in carico globale della paziente e non solo della sua malattia.
Solo in Italia, si ammala di carcinoma alla mammella 1 donna su 8, con 40.000 nuovi casi registrati ogni anno, tanto da essere il tumore più frequente e la prima causa di mortalità per cancro nelle donne. Questo tipo di pazienti si può quindi rivolgere all’Ambulatorio che, come spiega il Prof. Fabio Corsi - Responsabile della Senologia dell’Ospedale Sacco: “nasce dall’esperienza, maturata negli ultimi anni, della grande opportunità che le terapie omeopatiche possono dare a supporto delle terapie oncologiche tradizionali. Nella piena consapevolezza che l’omeopatia non cura il cancro, ma aiuta a tollerare gli effetti collaterali indotti da cure oncologiche irrinunciabili”.
“L’idea di questo servizio – prosegue il Prof. Corsi - ci è stata suggerita da colleghi medici francesi. Da diverso tempo in Francia infatti, grazie a quanto stabilito dal Progetto Cancro[1], le terapie complementari come l’omeopatia vengono usate per trattare gli effetti collaterali delle cure antitumorali. Un ambito in cui i medicinali omeopatici trovano appieno il loro ruolo, mentre altri farmaci non sempre risultano efficaci”.
Il ricorso a terapie complementari sembra fra l’altro un’abitudine già ben radicata nei pazienti oncologici, come dimostrano alcune ricerche[2]: in Europa un malato di tumore su tre, dopo la diagnosi, utilizza le terapie complementari (CAM). Si tratta per lo più di pazienti donne, che fanno ricorso a prodotti a base di erbe, medicinali omeopatici, integratori vitaminico-minerali, massaggio e tecniche di rilassamento, con l'obiettivo di rafforzare le capacità di autodifesa del corpo, migliorare le condizioni psicofisiche e la qualità della vita.
Queste terapie vengono usate soprattutto per curare gli effetti avversi di chemio e radioterapia (23.9%), in particolare nausea e vomito (13.4%) e leucopenia (5%), ma anche dolore e astenia (10.9%), disturbi secondari alla menopausa iatrogena (8.8%), ansia e depressione (5.9%), disturbi gastrointestinali, del sonno e neuropatie (3.8%) e, infine, infezioni secondarie e disturbi muscolari (0.4%).
[1] Promosso sotto la presidenza Chirac e proseguito con Sarkozy, il Progetto Cancro definisce i “soins de support”, cioè le terapie di supporto come «l’insieme delle cure e del sostegno necessari ai malati durante la malattia contemporaneamente alle terapie oncologiche specifiche, qualora presenti».
[2] Molassiotis A. et al. (2005). Use of complementary and alternative medicine in cancer patients: a European survey. Ann Oncol ;16:655-63.