di
Elisa Magrì
31-10-2011
Integrando le misurazioni delle polveri sottili in 91 Paesi in base a rapporti e documenti ufficiali nazionali e locali, l'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che ogni anno più di due milioni di morti dipendono dalla respirazione di particolati atmosferici altamente cancerogeni. Urgono una più diffusa informazione e monitoraggi efficaci.
"Per il 2008 si stima a 1,34 milioni il numero di decessi prematuri nel mondo attribuibili all'inquinamento atmosferico in città. Se i valori fossero stati dappertutto conformi alle linee guida dell'Oms, 1,09 milioni di vite avrebbero potuto essere salvate in quell'anno". Sono parole dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che ha di recente pubblicato un rapporto sull'inquinamento dell'aria. Lo studio stima le esposizioni medie annue della popolazione urbana mondiale al particolato o poveri sottili presenti nell'atmosfera. Le fonti del report si basano su misurazioni eseguite in modo indipendente a livello nazionale o locale, diffuse sul web da Ministeri dell'ambiente e della salute, da agenzie internazionali, statistiche ufficiali e riviste scientifiche. I dati sono stati aggregati in modo da ottenere medie annue che non risalgono oltre il 2000, riferibili ad un arco di tempo compreso fra il 2003 e il 2010, ma la maggior parte dei rilievi copre soprattutto gli anni 2008 e 2009.
Le aree coinvolte sono tutte quelle caratterizzate da traffico e sfondo urbano, zone residenziali, commerciali o miste. Le aree industriali, decisamente a forte impatto ambientale (“hot spots”), non sono state sempre incluse, a meno che non fossero contenute nei report cittadini e non potessero essere separate. Lo scopo è quello di ottenere cifre rappresentative e affidabili di determinate geografie, che riguardano 1.100 città di 91 Paesi.
I risultati sono a dir poco scoraggianti: il numero delle morti attribuili all'inquinamento atmosferico in città negli ultimi anni è aumentato in tutto il mondo del 16% rispetto al 2004 e si tratta di un incremento collegato sia all'aumento della concentrazione di polveri sottili nell'aria, sia alla crescita della popolazione in rapporto all'espansione urbana (nonché al perfezionamento delle tecniche e dei metodi di raccolta dati degli ultimi anni).
Lo scorso Settembre l'Oms ha denunciato che più di due milioni di persone muoiono ogni anno per il fatto di respirare le polveri sottili nell'atmosfera: "Particelle delle dimensioni inferiori o pari a 10 micron o milionesimi di metro (PM10) possono penetrare nei polmoni ed entrare nella circolazione sanguigna, causando malattie cardio-vascolari, cancro ai polmoni, asma e infezioni acute alle vie respiratorie". L'Oms raccomanda di rispettare una soglia media annua di 20 microgrammi di PM10 per metro cubico (20μg/m3), ma i dati attuali mostrano che in alcune città la concentrazione di PM10 è salita a 300 microgrammi per metro cubo (300μg/m3).
Solo nel 2008 l'Oms registra 1,34 milioni di morti premature dovute all'inquinamento atmosferico, ma la situazione non offre grandi speranze per l'immediato futuro, considerata la scarsa osservanza delle regole da parte di governi ed industriali. Si rende sempre più necessaria una maggiore informazione sui rischi dell'inquinamento ed un efficace controllo della loro evoluzione nel tempo, soprattutto nelle città più colpite. In Italia, fra le città più a rischio, figurano – neanche a dirlo- Bergamo (40μg/m3 nel 2008), Milano (44μg/m3 ), Napoli (44μg/m3) e Torino (47μg/m3).
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