di
Matteo Marini
30-07-2012
Da tempo in molti si domandano se l'Organizzazione mondiale della sanità sia un organo indipendente o se, al contrario, sia condizionato da interessi di natura economica-politica. Alcune indagini confermano che l’agenda dell’Oms è determinata dagli Stati più ricchi e dai donatori privati.
L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è un organo indipendente? È questo il quesito che negli ultimi mesi anima il dibattito in tema di salute pubblica. Molti si chiedono se l’agenzia, diretta dal novembre 2006 dalla dottoressa Margaret Chan, prenda decisioni realmente imparziali o se sia condizionata da interessi di natura economico-politica.
Per dare risposta a questo interrogativo, bisogna tornare indietro nel tempo di 30 anni, agli inizi degli anni ’80, quando a capo dell’organizzazione vi era Halfdan Mahler, che fece balzare l’Oms agli 'onori delle cronache' per due campagne:
- International Code on Breast Milk Substitutes che riguarda la promozione dell’allattamento al seno e la regolamentazione dell’uso del latte in polvere.
- Essential Drugs Programme finalizzato all’uso appropriato dei farmaci e all’introduzione dei 'generici' a basso costo.
Specificando il balzo agli onori delle cronache, intendo dire che le reazioni delle big corporation – visto che si andavano a toccare interessi di aziende molto potenti – non si fecero molto attendere. Mahler, in poco tempo, venne estromesso dalla direzione generale e venne rimpiazzato con una figura grigia e ininfluente che cambiò le modalità di erogazione dei finanziamenti, centellinandoli e condizionandoli sempre di più.
Questo è il punto di svolta nella vita dell’Oms: inizia l’era dei finanziamenti paralleli. Da una parte, entrano i soldi del 'budget ordinario', che arrivano dai singoli stati e che servono alle attività istituzionali delle organizzazioni, e dall’altra l’'extra-budget', rappresentato da fondi 'volontari' provenienti da singoli stati, da istituzioni come la Banca Mondiale. Parallelamente, c’è anche il 'budget extra', ovverosia la rete delle donazioni dei privati, mirate al conseguimento di programmi, campagne e studi specifici (singole malattie e/o interventi, come le vaccinazioni). Su quest’ultima area, il potere decisionale dell’Agenzia è pressoché marginale.
Il problema che viene evidenziato, tra gli altri, anche da Nicoletta Dentico (consulente della stessa Oms), è che, con il passare del tempo, l’'extra-budget' ha conquistato sempre più un ruolo primario all’interno dell’organizzazione, ricevendo sempre più fondi e sottraendoli quindi al 'budget ordinario'. I numeri ci dicono che il bilancio Oms per il biennio 2012-2013 è di 3.959 milioni di dollari. Di questi, solo il 24% (944 milioni) appartengono ai 'fondi ordinari'. Dopo soli due anni, la scure dei tagli 'lacrime e sangue' di montiana invenzione, si è abbattuta anche qui, con 600 milioni di dollari sforbiciati e con una riduzione del 12% del personale della sede di Ginevra (600 persone), mettendo così in pericolo di funzionamento settori innovativi come quello dei “Farmaci essenziali”.
Gavino Maciocco è docente di Politica sanitaria presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Firenze ed è promotore e coordinatore del sito web Saluteinternazionale.info. È direttore della rivista quadrimestrale Salute e Sviluppo (dell’ong Medici con l’Africa, Cuamm) e membro del Comitato Scientifico della rivista Prospettive Sociali e Sanitarie.
Dalle pagine di Saluteinternazionale.info, Maciocco ci spiega come quella dell’Oms non sia solo una bancarotta finanziaria: “ciò che preoccupa maggiormente è il rischio di bancarotta politica dell’istituzione, ovvero il fallimento della sua missione nell’arena della salute globale […] Come trent’anni fa, sono i settori del cibo (e delle bevande) e dei farmaci (e dei vaccini) su cui si gioca l’indipendenza dell’Istituzione e la credibilità del suo Direttore Generale.
L’opaca gestione dell’epidemia suina H1N1 e l’incapacità di porre un argine al dilagare dell’industria del fast-food e all’esportazione incontrollata di modelli alimentari altamente nocivi per la salute sono lì a dimostrare che alcuni potenti interessi riescono a condizionare le politiche e le decisioni dell’Oms e degli Stati”.
A sostegno del suo ragionamento, il professore cita una dichiarazione di Margaret Chan, la direttrice generale dell’Agenzia: “Oggi molte delle minacce che contribuiscono alla diffusione delle malattie croniche provengono dalle compagnie multinazionali che sono grandi, ricche e potenti, guidate da interessi commerciali e assai poco interessate alla salute della popolazione”.
Secondo Maciocco però, oggi – rispetto a trent’anni fa – è cambiato qualcosa. In primis i rapporti di gioco-forza all’interno della struttura. Se anni fa le istituzioni, i governi intervenivano per difendere gli interessi dei capitani d’industria, oggi le multinazionali si comportano in maniera silenziosa, senza fare grosso clamore. Basta solo che un loro rappresentante, attraverso il meccanismo della partnership pubblico-privata, ed il gioco è fatto. All’interno dell’Oms quindi ci sarà una pedina di questa o quell’altra industria, pronta a difendere gli interessi dei suoi superiori.
Il filantropo Bill Gates, fondatore della Microsoft, con la sua Fondazione è – solo per fare un esempio - il secondo maggiore finanziatore dell’Oms (l’ultima donazione, per il 2012/2013, ammonta a 220 milioni di dollari). Al primo posto, c’è nientemeno che la White House, il governo degli Stati Uniti. Le aree di intervento della Fondazione di Gates, sono diverse: dai vaccini alla salute materno-infantile, dal micro-credito allo sviluppo agricolo.
Tra i sostenitori del progetto umanitario del maggior concorrente della Apple, ci sono: MacDonalds, Coca Cola, Nestle, Sanofi-Aventis e tanti altri.
Uno spiraglio di cambiamento, sembrava ci fosse. Dal 21 al 26 maggio scorso infatti, si è tenuta a Ginevra la 65a Assemblea Mondiale della Sanità (World Health Assembly, WHA) e tra i punti all’ordine del giorno (Farmaci, ricerca e sviluppo brevetti ma anche malattie non trasmissibili), vi era la riforma dell’Oms. Ciò che è emerso alla fine del congresso però - come sottolineano Alice Fabbri, Silvia Sanasi, Francesca Vezzini sempre dalle pagine di Saluteinternazionale.info – non ha soddisfatto le attese dei tanti che credevano in una svolta veritiera. In breve: “Sui principali temi strategici – brevetti dei farmaci, malattie croniche e riforma dell’Oms – la discussione si è arenata senza dare risposte efficaci. In conseguenza di ciò l’agenda dell’Oms continuerà ad essere determinata dagli Stati Membri più ricchi e dai donatori privati”.
Un bel cambio di rotta, non c’è che dire. Mi viene in mente, non so per quale motivo, ciò che diceva Nietzsche: “Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore”. Che ci sia un nesso?