Un recente studio dell'International Union for Conservation of Nature (IUCN) rivela che l'habitat degli orsi polari potrebbe subire una drastica riduzione nel giro di 10 anni. Gli scienziati si appellano ai 'grandi della Terra' ma anche ai singoli cittadini: bisogna ridurre da subito le emissioni di gas serra.
Da sempre l'orso polare è stato il simbolo delle specie a rischio estinzione. L'allarme è stato lanciato più volte ma oggi questo pericolo è più che mai reale. Un recente studio dell'International union for conservation of nature (IUCN) rivela infatti che l'habitat marino estivo ghiacciato dell'orso polare sta subendo delle drastiche riduzioni e potrebbe persino scomparire del tutto nel giro di 10 anni.
Il riscaldamento globale in costante crescita potrebbe infatti portare allo scioglimento totale dei ghiacciai estivi, con gravissime conseguenze per questi grandi predatori terrestri. Le banchise ghiacciate sono infatti i luoghi prediletti di caccia degli orsi bianchi, che d'estate preparano le riserve di grasso per affrontare il lungo digiuno invernale. Meno ghiacci significherà meno cibo e meno capacità di riproduzione, con effetti a catena che potrebbero essere fatali per la sopravvivenza di questa specie, e non solo.
Solo quest'inverno le temperature hanno raggiunto picchi di 14 gradi sopra le medie stagionali. Secondo l'Arctic Climate Impact Assessment (ACIA) tra il 1960 e il 1990 è scomparso circa il 40% dello strato di ghiaccio. E potrebbe scomparire completamente prima della fine del secolo.
Sempre secondo l' ACIA i fenomeni che stanno sconvolgendo i poli della Terra non hanno conseguenze solo a livello locale. L'Artico non è solo la regione più vulnerabile ai cambiamenti climatici, ma funge altresì da vero e proprio regolatore del clima del nostro pianeta. Il ghiaccio ad esempio ha un ruolo importante nel riflettere la luce solare: col suo scioglimento la Terra assorbirà più energia e più raggi ultravioletti e il tasso di riscaldamento subirà un incremento non ancora quantificabile.
L'appello unanime degli scienziati è di ridurre subito le emissioni di CO2 e dunque l'utilizzo di combustibili fossili.
In occasione della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici di Copenaghen del 2009, la IUCN ha lanciato un appello ai grandi della Terra affinché giungano a un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni di gas serra e sulle misure di adattamento al cambiamento climatico. Ma l'appello è indirizzato anche ai semplici cittadini: “Anche le persone comuni possono contribuire ad evitare queste tragiche perdite – ha spiegato Simon Stuart, della Species survival commission della Iucn – Possono ridurre il proprio personale impatto sul clima e chiedere con decisione ai rispettivi governi di intervenire”.
La stessa Iucn chiede di puntare, oltre che sulla drastica riduzione delle emissioni climalteranti, sulla cosiddetta Ecosystem-based Adaptation (EbA), vale a dire sull'approccio basato sulla conservazione e sulla gestione sostenibile delle risorse naturali, allo scopo di mantenere i servizi ecosistemici che la natura stessa fornisce e che rappresentano il nostro principale alleato nel contrasto degli effetti del cambiamento climatico.
“La EbA aiuta l'umanità a far fronte a vecchie e nuove sfide ambientali – ha dichiarato Ninni Ikkala, coordinatore del settore Cambiamento climatico della Iucn – e, soprattutto, dà la possibilità alle comunità locali di prendere autonomamente le proprie decisioni e di beneficiarne appieno”.
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