Ormai da decenni l'Overshoot Day, come media a livello mondiale, arriva sempre prima.
Come detto, questa data rappresenta il giorno in cui per l'anno in corso si terminano tutte le risorse che sarebbe sostenibile utilizzare. Per maggior precisione: la data è ottenuta calcolando il numero di giorni dell'anno in cui la biocapacità (cioè la capacità di rigenerare le risorse naturali) del Pianeta è sufficiente a sostenere la nostra impronta ecologica, ossia la domanda di quelle stesse risorse. Poi si va a debito.
Ma non tutti i paesi sono colpevoli in ugual misura, quindi non tutti i paesi sono ugualmente a debito.
Un esempio? Per il Vietnam l'Overshoot Day arriva il 21 dicembre (quasi in pari), per il Qatar arriva il 9 febbraio, dando quindi conto di uno spreco immenso di risorse. L'impronta ecologico-ambientale è quindi pesantissima (deforestazione, uso del suolo, attività agricole e minerarie, estrazione di combustibili, inquinamento atmosferico e altre attività umane) per certi paesi ed estremamente meno significativa per altri. Se tutta l'umanità vivesse sprecando risorse quante ne sprecano il Qatar, il Lussemburgo o altri paesi occidentali (compresa l'Italia), occorrerebbe poter avere a disposizione quasi tre pianeti Terra, come spiega Mathis Wackernagel, Ph.D., CEO e co-fondatore del Global Footprint Network.
Infatti, l’Overshoot day di Germania e Francia nel 2018 è stato rispettivamente il 2 e 5 maggio, il 7 maggio è stata la volta della Svizzera, l’8 del Regno Unito e il 23 della Grecia. Il 24 maggio è toccato all'Italia.
Ha aggiunto Mathis Wackernagel: «Vivere secondo le capacita del nostro pianeta di sostenerci è tecnologicamente possibile, economicamente vantaggioso ed è la nostra unica possibilità per un futuro più florido. Costruire un futuro sostenibile per tutti deve essere la nostra priorità».
Gli effetti del deficit ecologico globale stanno diventando sempre più evidenti in forma di deforestazione, erosione del suolo, perdita degli habitat naturali e della biodiversità, accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera e cambiamento climatico. Con un valore pro capite di 4,3 ettari globali (o gha), noi Italiani abbiamo un impronta ecologica decisamente superiore alla media Mediterranea (3.2 gha pro capite), sebbene inferiore a quella dei Francesi (4,7 gha pro capite), e maggiore di quella degli Spagnoli (3,8 gha pro capite). Tutto ciò è dovuto principalmente al settore dei trasporti e al consumo di cibo. Agire su queste due sfere di attività quotidiane darebbe quindi le più alte possibilità di invertire la tendenza e ridurre l’impronta degli italiani.