di
Lucia Cuffaro
21-09-2010
Prosegue a Torino l’esperimento unico al mondo del Centro sperimentale d’arte contemporanea PAV, Parco Arte Vivente. Un sito espositivo all’aria aperta, luogo di interazione e dialogo tra arte contemporanea, tecnologie ed ecologia.
La consapevolezza dei gravi danni che la società contemporanea sta arrecando in modo crescente all’ambiente, risultato di una relazione di squilibrio dove l’uomo domina la natura con violenza, ha maturato anche nel sistema arte l’esigenza di indagare sul modo di cooperare con la natura senza sfruttarla, stabilendo un rapporto equilibrato fra il genere umano e il mondo circostante.
A partire dalla metà degli anni Sessanta, la riflessione dell’arte su queste tematiche ha portato alla creazione della Land Art o Earth Art, negli Stati Uniti, e dell’Arte Povera in Italia, correnti artistiche che pongono al centro l’idea di natura, intesa sia come insieme di metamorfosi chimiche continue, di spazi aperti, di fenomeni geologici e atmosferici, di energia fisica, ma anche e soprattutto come problema ecologico sempre aperto.
Nel 2002 a Torino, per iniziativa dell’artista Piero Gilardi, uno degli iniziatori del movimento Arte Povera, si è costituita l’Associazione Parco Arte Vivente, allo scopo di promuovere la creazione e lo sviluppo di istituzioni artistiche dedicate alla specifica tematica del rapporto tra arte e natura.
Ne è nato il PAV, Parco Arte Vivente realizzato su un’immensa area industriale dismessa di circa 23.500 mq, sita nel centro di Torino, dove fino ai primi anni novanta l’industria metalmeccanica Framtek produceva molle per le sospensioni delle automobili.
Un territorio artistico 'in movimento', inaugurato nel novembre 2008, che non si limita solo a ospitare istallazioni e mostre, ma che rappresenta uno spazio plasmato dalle stesse produzioni artistiche, che si relazionano con il paesaggio circostante, contribuendo a strutturare e trasformare il disegno del parco. Secondo una definizione di Piero Gilardi il Pav è "un cantiere ininterrotto, un intreccio dialogico di esperienze aperto alle alterità innovative, in omologia con i sistemi viventi della biosfera"(da Il Concept del PAV, aprile 2007).
La prima l'installazione ambientale interattiva realizzata nel 2006 - precedentemente all’inaugurazione ufficiale del parco - è Trèfle, l'organismo vegetale di Dominique Gonzalez-Foerster, già diventato un simbolo, per la sua peculiare forma a quadrifoglio gigante.
L’opera costruita con la tecnica delle terre rinforzate con uno sviluppo tipo bassorilievo, è stata realizzata a partire da 3 m di profondità rispetto al piano del terreno, all’interno di una trincea perimetrale delineata da gabbioni riempiti in pietrame e macerie, per simulare la natura del sottosuolo della città di Torino. I visitatori la possono ammirare percorrendone la superficie erbosa o il canyon scavato attorno ad esso.
Ma il cuore pulsante del parco è 'BIOMA' di Piero Gilardi: un edificio di 750 mq, che si pone come una 'cellula' ottagonale generatrice di relazioni spaziali con il paesaggio circostante, struttura che richiama il concetto scientifico di bioma, ovvero un complesso di comunità animali e vegetali stabilizzate, mantenuto dalle condizioni ambientali di una determinata area.
La progettazione edilizia ha seguito i principi di architettura bioclimatica e degli edifici solari passivi, che utilizzano materiali di involucro a elevata prestazione energetica e soluzioni tecniche che ottimizzano orientamento, forma, e sfruttamento degli apporti solari.
In particolare sono state utilizzate murature in laterizio alveolare, solette in legno di abete isolate con pannelli in vetro cellulare. Per limitare il fabbisogno energetico l’edificio si alimenta con pannelli fotovoltaici, mentre l’integrazione della struttura con il paesaggio circostante e la copertura del tetto con un manto verde, porta a una sensibile riduzione delle dispersioni termiche, grazie alla diminuzione delle superfici esposte all’esterno.
All’interno dell’opera si snoda un percorso 'esperienziale' attraverso sei diversi atelier allestiti da Piero Gilardi, che ospitano opere artistiche con cui è possibile interagire, esplorandone i contenuti con tutti e cinque i sensi.
All’interno della struttura sono predisposte anche le aule per le molteplici attività educative e formative rivolte alle scuole e al pubblico interessato a un apprendimento continuo e permanente, al fine di dar vita a una partecipazione attiva della cittadinanza alla vita culturale, sensibilizzandola alle tematiche ambientali attraverso il linguaggio artistico.
Tra i progetti attivi dedicati agli studenti, 'Glow Up!', un percorso educativo di natura creativa e scientifica che partendo dall’osservazione e dall’analisi biologica della luce prodotta dalle lucciole, ha coinvolto i bambini in laboratori di produzione artistica attraverso i quali è stato possibile utilizzare la luce come strumento di espressività, oltre che nella realizzazione di una mappa che analizza la distribuzione dei Coleotteri Lampiridi sul territorio torinese, che rappresenta una base conoscitiva per altre indagini di approfondimento scientifico sulla diffusione di questi insetti nell’ambiente urbano.
In un ambiente in cui anche le architetture rispettano le esigenze ecologiche, passeggiando negli spazi esterni i visitatori possono sperimentare situazioni creative di arte 'ecologica', come il bosco degli 'alberi dell’energia' costituiti da tronchi di legno lamellare che portano grandi lastre-foglie formate da celle al silicio che, catturando i raggi solari, li trasformano in energia.
Tra i progetti in corso del Parco Arte Vivente, il Jardin Mandala creato da Gilles Clément, docente all’École Nationale du Paysage di Versailles, sulla superficie verde del tetto pensile del centro d’arte. Il giardino, di circa 500mq, è ispirato nella forma alla struttura di un Mandala, il diagramma circolare buddhista e induista, costituito dall’incastro di più figure geometriche (il punto, il triangolo, il cerchio e il quadrato). In programma fino al 26 settembre la mostra Praeter naturam/Oltre e al di là della natura dell’artista e attivista americano Brandon Ballengée, che si interroga sulle malformazioni degli organismi viventi, in particolare alle specie anfibie, spesso dovute alla diffusione di parassiti e agenti inquinanti in precisi habitat fluviali, intese non come mostruosità, ma come modificazioni fisiche da osservare con un atteggiamento di rispetto, per accrescere la nostra soglia di attenzione sulla difesa delle biodiversità.