di
Daniela Sciarra
20-12-2010
Il Parco Nazionale dello Stelvio rischia lo smembramento dopo la decisione della Commissione Paritetica tra Stato e Province Autonome di Trento e Bolzano di abolire il Consorzio che gestisce una delle più antiche aree protette del nostro Paese. Intanto, la decisione del Consiglio dei Ministri sul decreto che prevede la soppressione del Consorzio del Parco è stata rimandata.
Il mondo delle Aree Protette è in subbuglio. La notizia che il Parco Nazionale dello Stelvio corre il rischio di essere smembrato e dato in amministrazione a vari soggetti fa tremare i polsi a chi da decenni si batte per tutelare la natura nel nostro Paese.
Nato nel 1935, questo territorio a cavallo fra Trentino Alto Adige e Lombardia, è un importante avamposto per la protezione di fauna e flora non solo nazionali ma anche continentali perché confina con il Parco Nazionale Svizzero dell'Engadina.
Oggi, però, questa identità strategica è messa fortemente a rischio dell’accordo sottoscritto nei giorni scorsi dal 'Comitato dei 12' – la Commissione Paritetica tra Stato e Province Autonome di Trento e Bolzano - che ha deciso di abolire il Consorzio Parco Nazionale dello Stelvio, per rimpiazzarlo con un’istituzione che avrebbe semplici funzioni di indirizzo per la gestione dell’area protetta.
Purtroppo l’iter seguito per questo stravolgimento non è stato molto democratico, dal momento che non sono state coinvolte né la Regione Lombardia, entro i cui confini ricade quasi la metà della superficie di questa area protetta, né le parti sociali, tanto meno le assemblee elettive. In pratica è stata negata, in una decisione così importante, la rappresentanza degli stakeholders e degli enti locali, a dispetto delle procedure previste dalla 394 del 1991, la legge quadro sulle aree protette.
Grazie alla varietà di habitat, ecosistemi e altimetrie, quest’area ha una eccezionale varietà di fauna: dagli stambecchi ai camosci, dall’aquila reale al gipeto, dalle linci ai galli forcelli. Eppure, la decisione di dar vita ad una gestione amministrativa e non unitaria del Parco avrebbe delle ricadute negative proprio sulla salvaguardia di questa ricca biodiversità e di altre specie, per esempio l’orso bruno che di recente è stato avvistato nello Stelvio proveniente dal vicino Parco Naturale dell’Adamello Brenta.
Una gestione frazionata di questo storico Parco Nazionale cancellerebbe le norme che lo regolamentano, con uno stravolgimento delle regole sul consumo di suolo, la caccia e le leggi sulla tutela del paesaggio. In pratica, tutto ciò che è stato conquistato nel corso degli anni.
Adesso la decisione finale spetta al Consiglio dei Ministri che, dopo un primo e benaugurante rinvio della decisione sul decreto che prevede la soppressione del Consorzio del Parco dello Stelvio, agli inizi del nuovo anno stabilirà l’indirizzo da dare a questa area protetta. Ci si augura che questa volta vinca il sistema natura!