Pardés, manuale per sognatori pratici, nasce da un’idea di Enrico Chiari, Priel Korenfeld e Federico Vitiello nell’ottobre del 2018. Si tratta di un podcast e di una vera e propria comunità di persone che hanno fatto del dialogo e del confronto, ma soprattutto dell’ascolto dell’altro, un obiettivo comune e irrinunciabile. Ogni puntata apre un tema di crescita ed evoluzione personale: il lusso, il ruolo del genitore, la perdita di entusiasmo, la morte, il perdono, la disintegrazione del posto fisso, l’equilibrio, misurare l’esperienza, la sindrome del luccio, sono solo alcuni dei temi affrontati. L’obiettivo è un invito alla riflessione e al “prestare attenzione” all’altro e al suo punto di vista, a guardare la propria crescita personale e professionale interpretandola con chiavi diverse da quelle del successo facile e veloce. La metafora è Pardés, il frutteto in lingua ebraica che rievoca la semina, la pazienza, il lavoro e infine i frutti. Questo vale anche per la crescita di ciascuno, sia fisica che spirituale e per i nostri sogni che hanno bisogno, anch’essi, di essere coltivati con amore e fiducia.
Chi siete, dunque? Presentatevi!
Priel – Ho 35 anni, sono marito e padre di 2 figli. Nato e cresciuto Israele, sono in Italia dal 2007. Come professionista libero faccio il Organizational Hackere e, da poco, faccio un podcast anche su questo (che si chiama Inventarsi un lavoro). Sono docente e consulente di modellazione di business, prototipazione rapida e Design Thinking. La mia missione professionale è "realizzare il potenziale umano, attraverso le organizzazioni".
Enrico - Ho 33 anni e sono alla “seconda vita”. Nella prima c’è un percorso lineare e una laurea in Giurisprudenza. Nella seconda, invece, c’è quella che definisco la MIA strada. Sono creatore di contenuti digitali scritti e formatore in Potenziamento narrativo, Storytelling emozionale e Armonia comunicativa online/offline. Oltre a questo, facilito la comunicazione empatica nei gruppi con il metodo del Way of Council, che quanto a utilità sociale - mi piace dire - ha i millenni contati.
Federico - Ho 34 anni e sono neopapà. Appassionato di tecnologia, comunicazione e innovazione. In 12 anni di professione ho capito gradualmente che l’innovazione vera avviene tramite l’interazione tra persone. La tecnologia è un moltiplicatore. Se di persona non sei in grado di comunicare valore, non esiste social network, podcast, realtà virtuale che possa farlo al posto tuo. Moltiplicare per zero dà sempre zero. Nelle mie consulenze e corsi di Strategia Digitale racconto questa scoperta personale e le metodologie che ho sviluppato per progettare e mantenere una comunicazione coerente ed efficace.
Che cos'è Pardés? Quando è nato e quali sono i suoi obiettivi?
P - È un podcast e una comunità di persone che si confrontano sulla crescita personale e professionale.
E - È come se fosse una “stazione” audio - e a volte anche video - che crea le condizioni per il dialogo e il confronto. Lo fa senza personalismi ed esibizionismi.
F - “Pardés” significa “frutteto” in ebraico. Il frutteto ci piace come metafora della crescita personale e professionale. Ossia, non è con una singola azione (con una “genialata”), che avrai successo nella vita e sarai felice. Devi piantare, concimare, bagnare con costanza. Non esistono scorciatoie in un frutteto. E all’inizio è tutta fatica. Il frutteto è fragile e non dà frutti. Anni dopo se passa qualcuno e ti vede cogliere mele, pere e ciliegie senza nemmeno bisogno di annaffiare gli alberi, perché ormai sono grandi e autosufficienti, ai suoi occhi stai godendo di un miracolo. Una fortuna. La parola “Pardés” ha anche un altro significato in ebraico, collegato alla Kabbalah e i quattro livelli di lettura delle scritture sacre. Non parliamo di fede e religione nel podcast, ma ci piace ricordare che ogni argomento, anche il più banale, può contenere diversi livelli di interpretazione.
Chi ha avuto l'idea? Come vi siete incontrati?
P - L’idea di fare un podcast, o lavorare con l’audio - ce l’abbiamo avuta tutti e tre singolarmente. Pardes invece è un progetto davvero comune nel senso che l’abbiamo pensato assieme, dopo che ci siamo conosciuti. Io e Fede ci siamo incontrati ad un evento per startup a Klagenfurt, in Austria.
E - Ho conosciuto Priel grazie ai social e poi, dal vivo, perché c’è stata la volontà di incontrarci di persona. Priel ha creato una chat su whatsapp, per discutere assieme di un progetto comune ma anche per iniziare a scambiare opinioni su temi specifici. All’inizio erano dei messaggi vocali con l’ambizione di diventare dei podcast. Poi sono diventati effettivamente un podcast. :)
F - Priel è un grande connettore di persone e intenti. In questo caso ha saputo trasformare 3 separati “Un giorno vorrei…” in un singolo “Facciamo ora!”. In perfetto stile Organizational hacker, ha scavalcato tutti i dubbi e buoni motivi per rimandare, proponendo di usare i messaggi vocali di whatsapp come versione embrionale del podcast. E a quel punto, avendo iniziato, metà dell’opera era fatta.
Quali argomenti trattate? E a chi vi rivolgete?
P - Conversiamo di crescita, personale e professionale: per noi le cose vanno di pari passo. I pardesiani sono persone che guardano il futuro con fiducia e curiosità, e che vogliono esserne protagoniste. Per essere protagonisti del nostro futuro, è importante la preparazione, l’allenamento, la crescita. Lo facciamo perché tra noi nascono queste conversazioni in maniera spontanea e siamo convinti che il vero motore di evoluzione sia il confronto.
E - Trattiamo argomenti di cui potremmo parlare anche durante una passeggiata. Solo che sono pensati, sentiti e vissuti. Ogni parola che mettiamo in Pardés non è buttata a caso. Vale sia per noi tre che per i nostri ospiti.
Quando avete pensato di usare il podcast e quali sono i risultati?
P - Fin da subito il progetto che ci ha accomunati è quello del podcast. Io e Federico li ascoltiamo da anni. L’arrivo di Enrico era ciò che ci mancava per realizzarlo. Per quanto riguarda i risultati dipende come uno li misura, ovviamente. Uno dei nostri obiettivi era lavorare assieme divertendoci, e in questo senso i risultati sono ottimi. Un altro obiettivo era quello di evolvere anche noi tramite questa esperienza. Mi sento di dire che, grazie alle discussioni nella comunità, io per esempio ho maturato osservazioni diverse, a volte anche cambiando idea rispetto a quella espressa nella puntata.
Chi sono i sognatori pratici? Che significa esattamente?
P - Abbiamo cercato un termine che segni da una parte il guardare lontano, verso il futuro, ma d’altra parte il camminare qui ed ora. Poi abbiamo scoperto il progetto di Angelo Ricci - sognatori svegli (https://www.sognatorisvegli.com/), altra bellissima comunità di persone simili. Abbiamo continuamente bisogno di guardare oltre, di aspirare a più, ma anche di vivere ora e di realizzare progetti e trovare soddisfazioni.
E - Lo diciamo nella prima puntata di Pardés, quella in cui spieghiamo cosa sia questo podcast. I sognatori pratici, per noi, sono persone che hanno fiducia nel futuro e che vogliono partecipare nel presente con un pensiero che è “alto” e con azioni che sono concrete. Sono un po’ disobbedienti i sognatori pratici, perché non accettano di convivere solo con la parte materiale della vita. Al tempo stesso, focalizzano i loro obiettivi nella dimensione tangibile.
F - Sognare è pericoloso. Quando sogno, invece di fare nel presente, immagino il futuro. E intanto il tempo passa e il futuro intanto arriva. Non è come l’avevo immaginato e quindi provo profonda frustrazione. “I sogni senza azione sono l’anticamera della frustrazione”, mi piace pensare. Ma se resto sempre a testa bassa a produrre, non ho mai il tempo per immaginare un’alternativa. Se non sogno non mi concedo l’occasione di scoprire un’altra strada, che mi potrebbe portare nel futuro a una realtà diversa da quella che altri hanno programmato per me. La mia strada. Il sognatore pratico oscilla continuamente come uno yoyo tra le nuvole del futuro e la polvere del presente.
Voi parlate di felicità e lavoro/felicità senza lavoro, della sindrome del luccio e di far succedere le cose e come farlo. Quale modalità usate per parlare di questo?
P - Abbiamo voluto riprodurre nel podcast le nostre conversazioni sincere. Crediamo davvero che sia più importante il confronto, che non la ricetta o il consiglio. Così siamo arrivati al nostro format - quando apriamo il microfono e uno di noi porta un tema, gli altri non sanno di cosa vuole parlare e quindi commentano in maniera spontanea partendo dalla propria esperienza. Nelle ultime puntate abbiamo deciso di chiedere anche ai pardesiani di esprimersi con dei messaggi vocali preregistrati, in modo che possano inserirsi nella puntata. Anche in questo caso - chi porta il tema contatta i pardesiani per chiedere loro un contributo, ma tutti sono ignari dei contributi degli altri. Poi dopo ogni puntata la comunità continua a conversare online.
E - Qui non abbiamo ricette. Ci sono esperienze, punti di vista e opinioni espresse in modo sincero. Le persone, quando ci ascoltano, probabilmente sentono la nostra autenticità e il nostro divertimento nel registrare insieme. Penso che il successo di Pardés - cioè il coinvolgimento delle persone - sia dovuto anche a questo.
F - Consiglio a chiunque di avviare un progetto che porta a creare qualcosa di nuovo e originale. Pardés è molto semplice: tre amici, un tema di cui discutere, una chiacchierata spontanea e un microfono. Questo almeno può sembrare guardandolo dall’esterno. Perché anche un progetto così semplice richiede in realtà una sensibile quantità di lavoro e concentrazione necessarie a trovarsi per registrare, editare una puntata alla settimana, redarre i testi e coinvolgere la famiglia di Pardesiani. Ma se è faticoso, allora perché lo consiglio a tutti? Perché nel produrre qualcosa di originale, di colpo il mondo attorno a te cambia colore, provi immediatamente un rinnovato rispetto per ogni sforzo creativo prodotto dagli altri. E anche perché la capacità di creare qualcosa non è una conoscenza da apprendere una volta e poi ce l’hai lì pronta da usare, no. E’ un muscolo, da mantenere allenato. E quindi più produci e più trovi voglia e capacità di creare altre cose.
Come vi sostenete? Avete sponsor o altre forme di finanziamento?
P - Investiamo ciò che possiamo in termini di tempo, e sforzo. Pardes non era mai inteso ad essere un progetto che paga se stesso direttamente. In maniera indiretta però devo dire che fa crescere anche la mia attività professionale, ogni giorno di più.
E - Seguiamo il verbo “semistire”: che è un neologismo che include il seminare e l’investire. Tempo, energia e denaro, ovviamente. Per adesso ci sosteniamo per conto nostro, ma più avanti prevediamo sia obiettivi più ambiziosi che generino dei ritorni indispensabili.
F - Pardés è un frutteto. Ora seminiamo, annaffiamo e lo ripariamo dalle intemperie. Tra qualche anno chi passerà ci vedrà rilassati a cogliere mele, pere e ciliegie e dirà: “che fortunati!”. Se invece adesso cedessimo alla tentazione di cercare i frutti troppo presto, ammazzeremmo il frutteto sul nascere. Non esistono scorciatoie.