Il Parlamento europeo approva la tassa sulle transazioni finanziarie

Il Parlamento europeo sostiene la proposta della Commissione di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie per contrastare le speculazioni sui mercati e condividere con il mondo della finanza i costi della crisi. Un voto in linea con il 66 per cento dei cittadini Ue, che si dichiara, secondo un sondaggio di Eurobarometro, favorevole alla misura.

Il Parlamento europeo approva la tassa sulle transazioni finanziarie
Con 487 voti a favore, 152 contrari e 46 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato a grande maggioranza la relazione dell'eurodeputata greca Anni Podimata circa l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. La misura, sollecitata più volte dall'Assemblea di Strasburgo negli ultimi due anni, è stata oggetto nel 2011 di una una proposta legislativa della Commissione europea, che gli eurodeputati hanno approvato come “parte integrante della strategia per uscire dalla crisi”, anche in risposta alle “richieste dei cittadini europei, la maggioranza dei quali desidera una Ttf”, ha spiegato Podimata. Il gettito atteso dalla Ttf sarebbe infatti pari a circa 55 miliardi di euro che il Parlamento propone di destinare a interventi a sostegno dell'occupazione, ad aiuti allo sviluppo e alla lotta al cambiamento climatico. Ricavi a parte, l'obiettivo è anche quello di scoraggiare il 'gioco d'azzardo' sui mercati finanziari, applicando un'imposta sulle transazioni, che andrebbe a penalizzare chi intende effettuare operazioni speculative. Le aliquote, proposte dalla Commissione e confermate dal Parlamento, sarebbero pari allo 0,1% per azioni e obbligazioni e allo 0,01% per i derivati. Andrebbero invece escluse dalla tassa, secondo gli europarlamentari, le transazioni effettuate sul mercato primario e le operazioni dei fondi pensione. La parola sul provvedimento passa ora al Consiglio, il cui via libera aprirebbe le porte all'attuazione negli Stati membri, prevista entro il 31 dicembre 2013, e all'entrata in vigore, programmata entro il 31 dicembre 2014. Ma l'iter del provvedimento si annuncia travagliato. Da una parte, c'è la contrarietà di alcuni stati membri, tra cui Germania e Gran Bretagna, che gli eurodeputati suggeriscono di aggirare attraverso la cooperazione rafforzata, una procedura prevista dal Trattato di Lisbona, che consente ad un gruppo di paesi di adottare delle disposizioni anche in mancanza dell'unanimità. Una strada comunque tortuosa, come dimostra il percorso del brevetto europeo, su cui si è andati avanti, molto lentamente, in 25, per l'opposizione di Italia e Spagna. Più in generale, anche tra gli eurodeputati - la delegazione al Pe della Lega Nord, ad esempio, si è estenuta dal votare - c'è chi teme che una tassa al livello della sola Unione, anziché globale, possa disincentivare gli investimenti nell'Ue a vantaggio di altri centri finanziari. Un'obiezione, questa, giudicata poco significativa dal commissario europeo alla fiscalità Algirdas Semeta, che ha ricordato come altri centri, tra cui Hong Kong e Zurigo, “possiedano già un altro tipo di tassa sulle transazioni finanziarie”. La relazione dell'Europarlamento chiede comunque alla Commissione di continuare a cercare un accordo per l'applicazione della tassa in tutta l'Ue e a livello mondiale. Inoltre, gli europarlamentari intendono far valere i cosiddetti principi di emissione e di residenza: da una parte, sarebbero sottoposte a tassazione anche le transazioni effettuate su mercati extra-europei quando si tratta di titoli emessi all'interno della zona di applicazione della Ttf, dall'altra, si potrebbero tassare i prodotti finanziari emessi fuori dalla zona, se commercializzati da almeno un'istituzione con sede al suo interno. L'altro punto in discussione riguarda i modi per evitare l'evasione, che secondo il Parlamento europeo potrebbe essere resa svantaggiosa imitando il modello applicato dalla Gran Bretagna per l'imposta sul bollo: l'idea sarebbe quella di collegare la proprietà, in questo caso del titolo, al pagamento della tassa; chi non paga la tassa, corre il rischio di perdere la proprietà. Un rischio che, secondo gli eurodeputati, gli operatori finanziari preferiranno evitare. A questa visione ottimistica si aggiunge per Podimata, ma forse anche per tanti cittadini, anche un'altra convinzione: chi minaccia di abbandonare il mercato europeo in caso di introduzione della Ttf sta portando avanti un grande bluff e se davvero decidesse di andarsene a speculare altrove, pur di non cambiare modello di business, sarebbe comunque un risultato positivo.

Commenti

Su temi complicatissimi come nel campo del regime fiscale a livello europeo, sono quanto mai meritori contributi come questo della Lamboglia. Vengono cioè messi in luce i veri punti di interesse particolare di singoli apparati nazionali a discapito dell'omogeneità e della trasparenza di un bilancio solidale di responsabilità generale e condivisa. A mio parere deve essere percorsa senza indugi la strada della cooperazione rafforzata tra gruppi di stati aderenti, unico modo per isolare sempre più quelli egoisticamente recalcitranti. A questa decisa accelerazione deve però fare contemporaneo affiancamento la disposizione di una serie di divieti interni ed esterni a manovre speculative in ambito internazionale (l'Inghilterra ne è...maestra, con buona pace della cugina USA e dell'eterna antagonista Germania).
Franco, 07-06-2012 08:07

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