Lo Spluga… finalmente!

Con la bici pieghevole, le sue due ruote di libertà, il nostro esperto di vie traverse ci accompagna dal Passo dello Spluga giù fino a Chiavenna.

Lo Spluga… finalmente!
“C’è un istante preciso in cui la vita è meravigliosa: adesso” Alejandro Jodorowsky, Quando Teresa si arrabbiò con Dio In fin dei conti, in una bella mattina d’estate, il mondo, visto dai 2.114 m. s.l.m. del Passo dello Spluga, sembra un posto magnifico nel quale rientrare a cuor leggero. Sto per lasciare Montespluga ma non c’ho voglia. Mi sono innamorato di queste quattro case che ai margini della strada asfaltata si affacciano sul laghetto alpino. Sentieri di montagna, una chiesa (San Francesco), due alberghi e una pizzeria il tutto incastonato tra le rocce e l’alpeggio. Questa borgo, frazione di Madesimo, mi sembra ancora 'autentico': la cosa più lontana dalla profusione dei vasi di gerani che 'infestano', per esigenze turistiche, i balconi di buona parte dell’arco alpino. Ieri, nel mezzo di una tormenta, sono arrivato col bus proveniente da Chiavenna (SO) ma, in serata, dopo il diluvio, ero in strada per cercare di toccare il cielo plumbeo e basso nel quale le poche nuvole correvano via veloci. Dodici gradi e un’umidità che invece di respirare ti sembrava di bere; vacche al pascolo e un camioncino a fare il giro delle stalle per la mungitura serale; un ragazzo che fuori della latteria travasa il latte appena munto e un altro che, abbigliato con una pesante cerata come un marinaio del Pequod, lava i fusti di alluminio… insomma, un distillato di alta montagna. Quanta voglia di restare qui per imparare a fare il formaggio… Ieri all’ora di pranzo, a Chiavenna, pioveva tanto che mi sono dovuto rifugiare nella Trattoria del Mercato dove il menù a prezzo fisso proponeva un ottimo compromesso geografico/culinario: pizzoccheri alla valtellinese e saltimbocca alla romana. Chiavenna è molto interessante anche sotto la pioggia. Sul piazzale della stazione, aspettando il bus della Società Trasporti Pubblici Sondrio ho riletto Rumiz: “A Chiavenna comincia un’Alpe arcana, piena di locande, santuari, leggende. (…) Per secoli i passi hanno orientato i flussi su questa o quella strada, e le strade a loro volta hanno determinato ricchezza e decadenza dei luoghi. A Chiavenna si diramano in tutte le direzioni; il campanile del paese è il centro di una perfetta rosa dei venti. A sud il Lago di Como e la Padania. A est, la Valtellina e il trentino. A nord, lo Spluga, un tempo passo dell’Orso, re dimenticato dei valichi alpini, (…). A nord-est, l’Engadina, con l’Inn che scende sul Danubio. A ovest, gli alti valichi per il Ticino”. Imperdibile la corsa A807 - CHIAVENNA - MADESIMO – SPLUGEN. Questa linea, tre volte al giorno (solo nel periodo estivo) sale su per lo Spluga e collega Chiavenna con Splugen, Cantone dei Grigioni. Alla stazione ferroviaria avevo comprato il biglietto Chiavenna – Passo dello Spluga (3.50 euro solo andata) e poi quello Passo della Spluga – Slugen (5 euro). Il bus delle 14.45 ha preso rapidamente quota con a bordo me e un gruppo di boy scout attrezzati per un campo in alta montagna. La strada per il passo è la memorabile S.S. 36 del Lago di Como e dello Spluga. Da Chiavenna fino a Montespluga 1.908 m.s.l.m., sono 35 chilometri di una salita mai aspra che il bus copre con calma in settanta minuti di bellissimi panorami. Durante una sosta prima del valico, all’ Albergo della Posta di Montespluga, ho chiesto la disponibilità per il pernotto. A Cristian, il giovane proprietario, sarò sembrato un profugo bagnato ed infreddolito ma una camera me l’ha data lo stesso. Ho ripreso la corriera per Splugen dove pioveva ancora di più. Morale della favola: alle 17 doccia calda in albergo e riposino sotto le coperte. Questa mattina mi ha svegliato un cielo luminoso e sgombro di nuvole. Colazione di montagna (che col gusto ci guadagna) e poi via in salita per una strada sterrata del villaggio: destinazione la 'casa lunga'. Sì, perché, nottetempo mi ero informato ed avevo capito che alla 'casa lunga' avrei potuto comprare formaggio d’alpeggio. Trovato il mio magnuca (questo è il nome del formaggio valtellinese) ho montato la bicicletta pieghevole e mi sono fatto una foto con Maurilio, il nonno di Cristian, 92 anni (e che Dio lo benedica). Poi, con un po’ di rammarico per il poco tempo passato in quota, sono montato in sella. Vi assicuro che le mie 'due ruote di libertà', usate per una lenta discesa sono una cosa molto vicina al parapendio (sport a me precluso perché soffro di vertigini). Giù ad immagazzinare impressioni di montagna... Voi, intanto, viaggiate!

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