di
Paolo Merlini
11-01-2012
Paolo Merlini, il nostro esperto di vie traverse, ci consiglia un'altra lettura di viaggio. Questa volta è il turno di 'Patagonia Express', diario di viaggio di Luis Sepùlveda in Patagonia.
Barcellona. Scrivo queste poche righe seduto ad un tavolo del Cafè Zurich in plaça Catalunya 1. Come allora è un mezzogiorno d’inverno. Mi fanno compagnia una cerveza e Patagonia Express. Ad ogni sorso mi ripeto “Al andar se hace el camino se hace el camino al andar” (il titolo originale in spagnolo). Non c’è niente da fare: “è camminando che si fa il cammino”, Antonio Machado ce lo ha insegnato a tutti.
Un passante mi urta e mi cade il libro. Si apre a pagina undici dove Luis Sepúlveda mi racconta di quel mezzogiorno d’inverno quando raggiunse Bruce Chatwin proprio qui al Cafè Zurich.
Magari sedettero allo stesso tavolo dove sono io ora.
E allora sono pronto! Che gli 'orologi molli' di Salvador Dalì (La persistenza della memoria), inizino ancora una volta la loro magia.
Che la memoria umana, con la sua ben diversa percezione, metta in crisi il tempo meccanicamente misurabile con gli orologi!
La scena si apre a Chonchi, “un porto dell’Isola grande di Chiloé, nell’estremo sud del mondo”.
Sepúlveda mentre attende “che diano l’ordine di salire sul Colono, un traghetto verniciato di rosso e di bianco, che dopo vari decenni passati a navigare nel Mar Baltico, Mediterraneo e Adriatico, è venuto a galleggiare sulle fredde, profonde e imprevedibili acque australi”, ripensa a quel mezzogiorno d’inverno quando arrivò qui, al Café Zurich di Barcellona per incontrare il famoso viaggiatore inglese.
“Un inglese e un cileno. E come se non bastasse, due tipi con scarso affetto per la parola 'patria'. Un nomade e un esiliato 'Dio mio! Qualcuno dovrebbe proibire questo genere di incontri, o per lo meno assicurarsi che non avvengano in presenza di minorenni'”.
I due viaggiatori restano ad osservarsi senza dire una parola, “Come fanno due cani quando si incontrano per la prima volta? Non latrano, non uggiolano, non dicono nulla, si limitano ad annusarsi il posteriore, a volte fermi, altre girando. (…) Alla fine di quel rituale così semplice decidono se si attaccheranno, se ciascuno continuerà per la sua strada dimenticando l’altro o se, insieme, imboccheranno un sentiero che li porterà fino all’inferno”.
Luis e Bruce decidono di organizzare un viaggio in America Latina alla ricerca dei due gringo. Programmano di andare in Patagonia sulle orme di Butch Cassidy e Sundance Kid, i famosi fuorilegge che terminarono la loro 'carriera' in America Latina.
Quando per l’esiliato Sepulveda “arrivò l’agognato permesso per tornare nel sud del Mondo, Bruce Chatwin aveva già intrapreso un viaggio inevitabile, un lungo viaggio attraverso montagne e mari infiniti”.
Sepúlveda, sempre in attesa sul molo di Chonchi, si rifugia in un locale che serve “da bar e da ferramenta, da bar e da ufficio postale, da bar e da agenzia di cabotaggio, da bar e da farmacia, da bar e farmacia veterinaria, ma un cartello all’ingresso assicura che assolve a una terza funzione: - Si curano rogna e diarrea animale e umana - ”.
Poi finalmente i passeggeri sono chiamati a bordo del Colono e Luis il viaggiatore inizia la sua preghiera laica: “La nave si Muove, punta la prua verso la Baia di Corcovado. Tra poco sarà notte e sono contento di avere abbastanza sigarette, la borraccia piena di vigoroso vino Pipeño, e lo stato d’animo giusto per far tesoro sul taccuino di tutto quello che vedo.
Poi navigheremo nella notte australe verso la fine del mondo e, quando alla luce della Croce del sud brinderò all’eterna salute del dannato inglese che se l’è svignata per primo, forse il vento mi porterà l’eco dei cavalli, montati dai due vecchi gringo, che galoppano sul profilo incerto del litorale, in una regione così vasta e colma di avventure che non può essere toccata dalla meschina frontiera che separa la vita dalla morte”.
Grazie Luis Sepúlveda!
Commenti