Nel 2011 l’attuale presidente degli USA Donald Trump affermava pubblicamente che l’allora presidente Obama voleva fare scoppiare una guerra con l’Iran per essere rieletto. Ma, ironia della sorte, Obama non ha fatto una guerra con l’Iran e invece sembra che ci riesca, provocandola direttamente, proprio il militarista convinto che crede alla forza, come si autodefinisce lo stesso Trump.
Che coincidenza incredibile! C’è un presidente in piena fase di impeachment nell’anno delle elezioni presidenziali e come per miracolo ecco arrivare in suo soccorso la possibile guerra con l’Iran. Che poi sia una guerra combattuta in maniera tradizionale o fatta con attacchi mirati a diversi obiettivi dislocati anche al di fuori dei due paesi, poco importa, l’importante è alzare la tensione e distogliere quella dell’opinione pubblica dai guai del presidente in carica. In fondo è un vecchio classico, una storia che si ripete puntuale. Nel 1997 ci fecero pure un film le star di Hollywood su un argomento simile e si intitolava Wag the dog, tradotto in italiano maldestramente con Sesso e potere.
Gli Stati Uniti uccidendo Qassem Soleimani, una delle figure più importanti dell’Iran, destabilizzano definitivamente una situazione come quella medio orientale già di per sé esplosiva. E perché gli USA fanno un atto così apparentemente scellerato? Perché il nemico è sempre stata la linfa vitale degli USA che ha nell’apparato militare gigantesco, l’industria più potente. Senza di quella collasserebbero così come collassò l’Unione Sovietica.
E visto che da tempo non c’è più il nemico perfetto del comunismo incarnato dal Patto di Varsavia, bisogna trovare costantemente nuovi nemici con cui mantenere all’infinito la strategia della tensione applicata a livello internazionale. Anche perché quando ci sono nemici, veri o inventati che siano non importa, c’è bisogno di duci, di uomini forti che diano sicurezza e ci proteggano dai “cattivi”. E questa dottrina è usata da tutte le forze reazionarie sempre e comunque, come noi in Italia sappiamo purtroppo bene. Gridare al nemico, alle guerre sante, agli infedeli è l’unica “politica” perseguita da partiti razzisti e di estrema destra.
Così, con una possibile guerra all’Iran il cavaliere dell’apocalisse Trump ottiene quattro risultati: distogliere l’attenzione dai suoi problemi, compattare la gran parte della popolazione attorno al suo condottiero come spesso succede in occasione di una guerra, aumentare le sue possibilità di essere rieletto e rafforzare commesse e potenza dell’industria che mantiene in piedi gli Usa, cioè quella militare con tutti i suoi legami in ogni settore. Che poi questa politica scellerata comporti lutti, massacri, tragedie e il possibile degenerare in un conflitto di dimensioni mondiali, a Trump poco importa, fa parte della politica stessa del terrore in cui il dolore e la morte di innocenti vittime delle guerre, è solo un effetto collaterale trascurabile. Speriamo che questa ennesima follia si fermi prima dell’irreparabile.