"La nonviolenza è l'unica istanza davvero politica capace di far uscire l'uomo dal tunnel dell'individualismo, dell'indifferenza, dell'inerzia e della rassegnazione". Si è svolta domenica la XIX edizione della Marcia della pace Perugia-Assisi. In duecentomila per la pace, i diritti, il lavoro, l'ambiente.
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Recita così il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, sull'onda emotiva della Seconda Guerra Mondiale.
Ed è in nome della fratellanza che il 24 settembre 1961 il filosofo perugino Aldo Capitini mise in marcia migliaia di persone lungo la Perugia-Assisi, sotto un'unica bandiera multicolore, simbolo dell'opposizione nonviolenta a tutte le guerre. Era il tempo della guerra in Vietnam e della guerra fredda. Oggi è il tempo della guerra in Libia e delle economie di guerra. Nella sostanza non è cambiato poi molto. Anche la logica che le genera è sempre la stessa: mercato , profitto, competizione, in nome di un non ben chiaro 'interesse nazionale'.
Si contano oggi 31 conflitti sparsi per il mondo, numero più numero meno, la cifra non è mai precisa. Come quella delle vittime. Quindici e oltre, invece, sono i miliardi di euro che ha in programma di spendere il nostro Paese, in piena crisi, per l'acquisto di 131 cacciabombardieri F-35 d'attacco.
Il 25 settembre 2011, a distanza di cinquanta anni, quelle stesse strade si sono nuovamente riempite di speranza sotto lo stesso stendardo arcobaleno. Per dire che la pace è ancora possibile e che la nonviolenza è l'unica istanza davvero politica capace di far uscire l'uomo dal tunnel dell'individualismo, dell'indifferenza, dell'inerzia e della rassegnazione.
A sostenerlo ci sono tanti ragazzi, a dimostrare che questa generazione ha sete di giustizia sociale. Ci sono i pensionati, che hanno ancora la forza di dire no come cinquant'anni fa. Le donne con il velo, a rivendicare la libertà dello stato palestinese. I volontari delle associazioni ambientaliste, a ricordarci che la pace passa anche attraverso un utilizzo più equo e sostenibile delle risorse e dalla tutela dei territori e delle popolazioni. E poi i migranti, i disabili, i bambini, gli scouts... giunti da ogni parte, per gridare forte il proprio 'no alla guerra', sotto un sole autunnale ancora cocente.
Volti puliti e autentici, come quello di Francesco Azzarà che incombe sui manifesti, l'operatore di Emergency rapito nel sud Darfur e da più di quaranta giorni nelle mani dei suoi sequestratori. Un barcone si fa spazio fra la folla, trasporta simbolicamente i 1500 morti del Mediterraneo durante le traversate della speranza; “Europa dove sei?”, è il monito di Amnesty International. Pace ma non solo. I cartelli, gli slogan, le maglie parlano di lavoro, immigrazione, diritti negati.
C'era un'altra Italia lungo quei 24 chilometri, diversa da quella squallida e ingorda degli scranni parlamentari. Un'Italia composta, unita, che non ha paura e non volge lo sguardo altrove, che vuole essere 'costruttrice di pace'. Che vuole cambiare l'ordine delle cose, che vuole essere parte della soluzione, a discapito di una classe politica mediocre ed abietta. Che vuole risorgere dalle macerie ambientali, economiche e sociali che l'hanno ingiustamente sepolta. Che rifiuta quel modello di sviluppo che sta sempre più distruggendo e impoverendo il mondo.
E, soprattutto, un'Italia che non vuole delegare più, né alla politica né ai governi, e né a nessun altro, quello che può fare essa stessa in materia di pace, secondo l'insegnamento che fu proprio di Capitini: “Noi diciamo che un solo essere, purché sia intimamente persuaso, sereno e costante, può fare moltissimo, può mutare situazioni consolidate da secoli, può far crollare un vecchiume formatosi per violenza e vile silenzio; un solo essere può comunicare una corrente di vita nuova, di metodi nuovi, di tecniche di convivenza e di valori più alti del passato a esseri fin molto lontani, che nemmeno conosce, come un tempo un solo coraggioso ha evangelizzato regioni e nazioni; un solo essere può dare un contributo di atti, di 'pratica' (....), infinitamente più valida della pratica che presume di migliorare il mondo soltanto con la 'scienza'”.
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