La lista nera dei pescherecci illegali in un dossier

Il nuovo dossier 'Pesca INN: illegale, non dichiarata e non documentata' realizzato da Legambiente, Marevivo e Lav denuncia l'illegalità della pesca in Italia che, tra i paesi del Mediterraneo, detiene un primato nel Sud Europa.

La lista nera dei pescherecci illegali in un dossier
Si è appena conclusa la stagione della caccia del pescespada e come emerge dal dossier Pesca INN: illegale, non dichiarata e non documentata pubblicato in questi giorni da Legambiente, Lav e Marevivo, l'uso di spadare – reti derivanti messe al bando dalle Nazioni Unite e dall'Ue nel 2002 – e delle ferrettare è molto diffuso, nonostante appunto l'illegalità. Gli affari della pesca illegale, a livello mondiale, ammontano a circa 10 miliardi di euro e l'Italia contribuisce in modo rilevante vantando un primato, per nulla indifferente tra i paesi del Mediterraneo, con la flotta di pesce illegale più vasta del Sud Europa. L'uso di queste reti è un grave danno per l'ecosistema marino perché spesso vengono catturate accidentalmente specie protette o a rischio come tartarughe, delfini, squali e balene. Nonostante non sia difficile risalire e documentare l'utilizzo di reti illegali si tratta di un reato che non sembra volere cessare, neanche attenuarsi. Secondo Lav, Legambiente e Marevivo "in Italia il problema è aggravato dalla mancata applicazione di sanzioni efficaci che non consente di intensificare le misure repressive a cui si aggiungono gli atteggiamenti di tolleranza, al confine con la compiacenza che spesso si riscontrano da parte delle autorità italiane". In effetti, i pescherecci 'illegali' elencati nel dossier hanno ricevuto più volte alcune sanzioni, la più alta di 4mila euro che scende a 2mila se si patteggia. Altre forme di sanzioni, come ad esempio il sequestro delle reti, non vengono mai prese in considerazione dai giudici, così come la sospensione dell'autorizzazione di pesca dai 3 ai 6 mesi non risulta mai essere stata applicata. La Direzione generale della Pesca del Mipaaf (Ministero politiche agricole alimentari e forestali) ne ha sconsigliato anche l'applicazione proprio il mese scorso. L'Italia, non a caso, si ritrova a dover restituire 7,7 milioni di euro ricevuti per convertire le spadare in altri sistemi meno violenti, ma come si denuncia nel dossier i 100 pescherecci che si sono avvalsi di questi finanziamenti hanno continuato ad utilizzare reti illegali. Dall'1 gennaio scorso è in vigore anche un regolamento Ue che legittima la sospensione degli aiuti comunitari per la pesca e prevede pure l'inserimento dei pescherecci pirata nella lista nera. "Il ripristino della legalità nella pesca non solo è una condizione indispensabile per il recupero degli ecosistemi marini ma è anche un elemento imprescindibile per lo sviluppo di una pesca realmente sostenibile – hanno commentato Lav, Legambiente e Marevivo –. È nell’interesse della parte sana del settore garantire che chi viola le regole venga escluso dalle attività di pesca. Per questo l’applicazione delle nuove sanzioni previste dall’Unione Europea nei confronti di cittadini e pescherecci europei coinvolti nella pesca INN potrebbe costituire un serio deterrente alla pesca pirata".

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