di
Alessandra Profilio
20-09-2011
L'Unione europea ha avanzato una proposta di regolamento che stabilisce per il 2012 le possibilità di pesca per alcuni stock o gruppi si stock ittici applicabili nel Mar Baltico. La proposta rientra in una strategia più ampia volta a ricondurre gradualmente lo sforzo di pesca a livelli sostenibili a lungo termine.
L'Unione europea ha avanzato una proposta di regolamento che stabilisce per il 2012 le possibilità di pesca per alcuni stock o gruppi si stock ittici applicabili nel Mar Baltico.
La proposta si articola in due sezioni rilevanti ai fini della gestione della pesca nel Mar Baltico nel 2012 mediante possibilità di pesca: una prima sezione che fissa i totali ammissibili di catture (TAC) e i contingenti e una seconda che regolamenta lo sforzo di pesca imponendo dei limiti alle attività (numero di giorni in mare).
I TAC per gli stock di merluzzo bianco del Baltico orientale e occidentale sono stati aumentati in media del 14% in conformità del piano pluriennale. In generale, l'attuazione delle misure proposte comporterà complessivamente un calo di circa il 16% delle possibilità di pesca in termini di catture per i pescherecci dell'Unione nel Mar Baltico per tutte le specie in questione ad eccezione degli stock di salmone.
La proposta non rispecchia soltanto preoccupazioni legate al breve periodo ma rientra in una strategia più ampia volta a ricondurre gradualmente lo sforzo di pesca a livelli sostenibili a lungo termine.
A lungo termine gli effetti prevedibili sono un minore impatto ambientale (in seguito alla riduzione dello sforzo di pesca), una riduzione delle capacità di cattura (diminuzione del numero di pescherecci e/o dello sforzo di pesca medio per peschereccio) e quantitativi sbarcati stabili o addirittura superiori. Nel lungo periodo la sostenibilità delle attività di pesca è destinata ad aumentare.
Diffuso qualche mese fa, il dossier Fish Dependence presentato da Nef (New Economics Foundation) e Ocean2012 ha rilevato che dal 2000 la differenza tra la ricchezza dei mari e il prelievo è divenuta sempre maggiore e il deficit alimentare è cresciuto ininterrottamente. Commentando il rapporto, Serena Maso, coordinatrice nazionale di OCEAN2012 ha spiegato: “L’UE aveva la più grande zona di pesca al mondo, ricchissima tra l’altro, ma non è riuscita a gestirla responsabilmente”.