di
Daniela Sciarra
29-09-2010
Muoversi verso un utilizzo sostenibile dei pesticidi significa innanzitutto comprendere i rischi per l'uomo e per l'ambiente legati alla presenza di residui chimici negli alimenti. Ma i rapporti più recenti confermano che le percentuali di residui di pesticidi nei nostri piatti sono ancora elevate.
In questi anni l’agricoltura italiana, nel quadro della scelta di 'qualità' – l’unica, del resto, che può valorizzarla e garantire la sopravvivenza stessa degli agricoltori – ha fatto importantissimi sforzi rivolti al raggiungimento dell'uso sostenibile dei pesticidi.
L’ultimo rapporto pubblicato dall’Istat evidenzia che tra il 1999 e il 2008 la distribuzione dei concimi presenta una diminuzione sia per i formulati minerali semplici (-16,7%) sia per i prodotti composti (-29%). Si registra, invece, un aumento per i formulati organici (+38,5%) e una riduzione per i prodotti organo-minerali (-19,6%) al fine di migliorare la qualità produttiva, la salvaguardia della salute e il rispetto dell’ambiente.
Tuttavia resta ancora molto lavoro da fare in particolare rispetto ai rischi per l’azione combinata di più principi attivi, soprattutto di quelli che più frequentemente vengono utilizzati in sincrono o che sono miscelati.
Secondo i dati del dossier di Legambiente Pesticidi nel piatto, che raccoglie ed elabora i dati dei laboratori delle Asl e Arpa, rispetto al 2009 è stata rilevata una maggiore presenza di campioni multi residuo, ovvero di campioni che presentano contemporaneamente più e diversi residui chimici. La percentuale di campioni multi residuo per la verdura risulta raddoppiata, passando dal 3,5% del 2008 al 6,5% del 2009. Ciononostante è sempre la frutta a presentare la più alta percentuale di campioni multi residuo (26,4%). Il 45% delle pere, il 43,8% dei campioni di uva, il 40,9% delle fragole hanno più di un residuo, mentre gli agrumi, i piccoli frutti e l’uva sono da segnalare anche per la più alta percentuale di irregolarità riscontrate.
Segnano un aumento anche le irregolarità e i campioni multi residuo nella categoria dei prodotti derivati. Su un totale di 1.435 campioni di prodotti derivati, il 2,7% risulta irregolare (era zero lo scorso anno) e ben il 9,3% (+2,8% rispetto al 2008) presenta più residui.
Anche quest’anno non sono mancati i campioni da record, prodotti considerati in regola ma che presentano contemporaneamente più e diverse sostanze chimiche, e i cui effetti sinergici sulla salute dell’uomo e sull’ambiente andrebbero adeguatamente verificati attraverso opportuni studi scientifici. Tra i casi più eclatanti: un campione d’uva bianca analizzato in Sicilia contenente 9 diversi residui di pesticidi, un campione di pere analizzato in Campania con 5 diversi residui chimici ed un campione di vino analizzato in Friuli Venezia Giulia con 6 diversi residui chimici.
Andrebbe considerato il fatto che, seppur i pesticidi sono utili a preservare la naturale crescita delle colture e a garantire il raccolto, non se ne può fare un uso smodato. Soprattutto bisognerebbe tener presente che l'esposizione diretta o indiretta delle persone e dell'ambiente a tali sostanze può avere effetti negativi, quali disturbi cronici e a lungo termine, particolarmente preoccupanti nei bambini, nelle persone anziane e nei lavoratori esposti spesso a tali sostanze.
Sul piano ambientale, poi, i pesticidi possono essere causa di contaminazione dell'acqua, dell'aria o del suolo. Le molecole chimiche delle miscele possono infatti disperdersi nell’aria e colpire l’organismo non bersaglio. Inoltre, raggiungendo le falde acquifere o penetrando nel suolo possono provocare danni alle vegetazioni spontanee o agli insetti utili. Per i piccoli mammiferi e per gli insetti, infatti, queste molecole chimiche sono spesso molto tossiche.
La strada da percorrere per raggiungere un uso sostenibile dei pesticidi è ancora molto lunga e restano ancora diversi aspetti da chiarire. Uno di questi è proprio il multi residuo che fa riferimento alla quantità e alla tipologia di residui che si possono ritrovare negli alimenti; un altro, invece, riguarda la definizione stessa dei limiti di massimo residuo (LMR) che ad oggi si basa solo sui singoli residui.
Resta però un gigantesco traguardo da raggiungere: mettere a punto delle metodologie d’analisi per i formulati in uso e conoscere gli effetti sinergici che possono derivare dall’utilizzo simultaneo di più pesticidi. È necessario comprendere i rischi a cui sono esposti in primis i bambini, ma anche gli adulti, a causa della presenza sempre crescente di prodotti multi residuo, cioè di prodotti alimentari contenenti più di un residuo di pesticida.
Andrebbe poi rivolta maggiore attenzione alla questione della contaminazione ambientale: solo controllando questo problema si può sperare di limitare la presenza di pesticidi sulle nostre tavole.
È necessario quindi promuovere la ricerca scientifica per chiarire i rischi per l’uomo e per l’ambiente legati all’uso di queste sostanze, al fine di giungere alla progettazione di macchine irroratrici sempre più efficienti, che consentano di limitare la dispersione di questi prodotti per lo più tossici.
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