Piemonte. Parte la petizione per fermare l’inceneritore di Gerbido

La società TRM, controllata del Comune di Torino, sta portando avanti la costruzione di un inceneritore a Gerbido. La popolazione è però già attiva per bloccare il progetto che, oltre ad essere insostenibile dal punto di vista ambientale, è gravato da pesanti criticità: dagli incidenti mortali occorsi in cantiere fino all’ombra di una privatizzazione.

Piemonte. Parte la petizione per fermare l’inceneritore di Gerbido
Gerbido è una piccola frazione del Comune di Grugliasco, alle porte di Torino, dove l’8 febbraio del 2010 è stata avviata la costruzione di un inceneritore che - una volta completato, nel 2014 - avrà una portata di circa 421.000 tonnellate all’anno. I cittadini però non stanno a guardare: nel contrastare questo discutibile progetto è molto attivo il coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero Torino che, osteggiando la realizzazione dell'inceneritore, contestualmente propone alternative basate sul potenziamento del servizio di raccolta differenziata – che a oggi, a Torino, fa registrare risultati ben distanti dall’obiettivo del 65% che le istituzioni europee hanno imposto di raggiungere per il 31 dicembre 2012 – e del trattamento meccanico biologico a freddo (TMB) dei rifiuti residui, tutto all’interno di una strategia che punta ai 'rifiuti zero'. La petizione lanciata dal comitato è disponibile in due versioni, una per il Comune di Torino e una per i Comuni del circondario, e coinvolge anche numerose attività commerciali del territorio, attuando una rete che unisce tutti i rappresentanti della società civile in questa importante battaglia. Le controindicazioni di strutture analoghe sono già state affrontate in molte sedi e l’insostenibilità ambientale del sistema-termovalorizzatore – che non chiude affatto il ciclo dei rifiuti, poiché non produce materia prima secondaria e riutilizzabile bensì solo ceneri nocive e inquinamento atmosferico – è già stata messa in dubbio da numerose analisi (fra le altre, quella dello stesso Coordinamento NoInc e quella dell’ISDE, l’Associazione Medici per l’Ambiente). In questo caso però, sono anche altri, oltre a quelli intrinseci, i limiti del progetto. Per esempio, le gravi criticità finanziarie che gravano su di esso. La realizzazione e la futura gestione dell’opera sono curate dalla TRM - Trattamento Rifiuti Metropolitani, azienda partecipata al 96% dal Comune di Torino. Almeno allo stato attuale. Nel prossimo futuro infatti, è molto probabile che le cose cambino radicalmente. La disastrosa situazione finanziaria del Comune piemontese infatti – il debito stimato supera i 4 miliardi di euro –, ha instillato nelle menti dei suoi amministratori la pericolosa idea di privatizzare la TRM. Fra l’altro, se inizialmente la previsione riguardava la cessione del pacchetto di minoranza (40%) della società, oggi è sempre più accreditata l’ipotesi dell’alienazione della totalità delle quote in favore di soggetti privati. Come hanno sottolineato in diversi, dal Coordinamento NoInc ai rappresentanti del locale Movimento 5 Stelle, questo passaggio di mano sarebbe un fatto molto grave dal punto di vista del benessere della comunità che, anche dal punto di vista economico – stendiamo un velo pietoso su tutto ciò che riguarda la salute dell’ambiente e degli abitanti –, ha ben poco da guadagnarci, poiché tutti gli utili che il progetto prevede, generati dalla tassazione, dagli incentivi governativi e dai proventi derivanti dalla vendita dell’energia elettrica prodotta, andrebbero a finire nelle tasche del gestore. Va inoltre conteggiata la perdita netta rappresentata dal valore commerciale del materiale riciclabile che invece di essere riutilizzato verrà bruciato. Un altro aspetto fortemente critico è costituito dalle tragiche notizie di cronaca provenienti dal cantiere di Gerbido. Il 6 e il 31 marzo, infatti, si sono verificati due incidenti mortali, in occasione dei quali hanno perso la vita due lavoratori e ne sono rimasti feriti altri due. Nonostante gli accorati proclami sulla responsabilità etica che campeggiano sul sito dell’azienda, i due eventi non hanno provocato rallentamenti nei lavori. Alcuni parlamentari piemontesi stanno preparando un’interrogazione allo scopo di far luce sulla vicenda, che ha visto due uomini perdere la vita in circostanze troppo simili, caduti da siti di lavoro in quota. Restano dubbi sull’effettiva regolarità dello svolgimento del cantiere, che è al vaglio delle autorità giudiziarie.

Commenti

Dal 2010 sono passati tre anni, i torinesi si svegliano adesso? la giunta del comune di Torino,premiata alle ultime elezioni, come una delle migliori d'Italia costruisce inceneritori. Ma come si può?
pio, 14-04-2012 01:14
Per aumentare la differenziata é necessario cambiare la mentalità degli italiani e non é sicuramente facile nel breve periodo. É necessario un maggior impegno di tutti, ma credo che l'inceneritore era l'unica soluzione per evitare di trovarsi come la città di Napoli e poi si che a quel punto la raccolta differenziata diventa una cosa impossibile da attuare.
Fabrizio, 15-04-2012 11:15
ma quale cultura? meta' torino non ha la differenziata perche il comune non s'è preoccupata di attuarla,anzi,fa in modo di poter garantire abbastanza materiale da poter incenerire dentro quella merda d'inceneritore.
daniele, 01-12-2012 11:01
sono molto preoccupata perchè da quando hanno cominciato le prove dell'incerenitore ho cominciato ad accusare una gigante orticarie in tutto il corpo cosparsa di papule, e mesi che vado al San Lazzaro, e non si spiegano il motivo, visto che tutte le prove e le analisi per eventuali allergie sono negative. Sta di fatto che ieri mi sono recata nella mia farmacia del Gerbido e la dottoressa mi ha confidato che in zona c'era una ragazza messa come me..... E SE FOSSE L'INCERENITORE mi sono chiesta? Sapete dove posso rivolgermi e come fare per sapere se qualcuno ha gli stessi problemi alla pelle???? ciao Michela
MICHELA, 20-06-2013 09:20

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