di
Dario Lo Scalzo
22-10-2013
Dario Lo Scalzo ci presenta la storia dell'agricoltore e studioso spagnolo Josep Pàmies, ideatore della “Dulce Revolución” e coltivatore di piante medicinali usate da secoli nelle varie medicine tradizionali di tutto il mondo.
Ci sono fatti e storie che occorre conoscere non foss’altro perchè, nella nostra insensata società degli interessi e dell’affarismo distruttivo, vengono troppo spesso celate, taciute, tenute ai margini o perché troppo frequentemente rimangono di dominio di pochi, magari i più curiosi, i più vogliosi di fermarsi a riflettere ed investigare. Nella giostra della società in cui viviamo, bisognerebbe abbracciare di più la curiosità e armarsi di volontà per non subire, per non abbassare continuamente il capo a ciò che dolcemente e lentamente ci viene propinato come “così è e non può essere differentemente”.
Ci si dimentica così, per esempio, che il genere umano è natura e fa parte di essa, alla stessa stregua di ogni altro animale del pianeta e che ciò comporta inevitabilmente di integrare un equilibrio naturale armonico che invece in tutte le maniere stiamo cercando di falsare, anziché salvaguardarlo, e nel quale, come avviene per tutti gli altri esseri viventi del globo, andare a ricercare e trovare delle linee direttrici sia per il mantenimento di uno stato di salute soddisfacente, sia per una più corretta alimentazione che per contrastare le malattie che ci colpiscono.
Oggi riportiamo la storia di Josep Pàmies, agricoltore e studioso spagnolo che con la sua ricerca, il suo infaticabile investigare e con la sua Dulce Revolución comincia a sgomitare all’interno dei campi sensibili e pericolosi della scienza, della medicina, dell’industria farmaceutica e, più in generale, di un sistema globale che sembra per assurdo remare contro il benessere dell’umanità e di quello sociale.
Noi non siamo di certo degli studiosi, non siamo degli scienziati e neppure pretendiamo di essere considerati degli specialisti della materia, ma, sebbene riconosciamo il valore e l’impatto positivo generato nei millenni dalla scienza, dalla medicina e dal settore farmaceutico sul progresso umano, non vogliamo e non possiamo sottrarci dal fare conoscere dell’altro, ciò che oggi alcuni definiscono l’alternativa. Da giornalisti non abbiamo alcuna pretesa se non quella di riportare una notizia, senza necessariamente una presa di posizione su tematiche tanto sensibili e delicate ma lasciando al lettore la possibilità di sapere, di essere informato per permettergli di informarsi maggiormente e costruirsi una propria opinione.
Togliendo il cappello di giornalista e come uomo di questo pianeta posso solamente riportare in poche righe la mia testimonianza personale avendo avuto, per un tempo della mia vita, la possibilità di vivere in seno a delle comunità indigene nel Sudamerica che di ricette mediche, di trattamenti con macchinari e di medicine chimiche sconoscevano persino l’esistenza e che trovavano in natura ogni forma, modalità e maniera di prendere cura di se stessi.
La natura va decodificata, va decifrata mi dicevano continuamente. Nella natura viva vengono indicate le risoluzioni ai problemi dell’uomo, animale tra gli animali. Ciò avviene in maniera semplice ed evidente, ma occorre imparare e sapere ascoltare, fare attenzione e connettersi con le vibrazioni dell’ambiente naturale circostante. Queste erano le parole e una parte degli insegnamenti che ho tratto convivendo con gli indigeni.
Ma ritornando a noi, per oggi, l’ultima parola di questo articolo va a Josep Pàmies mentre al lettore rimarrà la possibilità di trarne una propria interpretazione.
Sintonizzatevi con le piante.
Si ringrazia Byo logik per avere provveduto a diffondere il video ed averne curato la traduzione in italiano.
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