Il picco del petrolio è realtà, dalla Germania un rapporto smorza gli ottimismi

Quanto manca al picco del petrolio? Siamo lontani o è dietro l'angolo? Mentre le compagnie petrolifere continuano a sostenere che ci sarà 'oro nero' ancora per moltissimi anni, un rapporto del Bundeswehr Transformation Center smorza ogni ottimismo: il picco è già realtà e gli scenari futuri ne saranno compromessi.

Il picco del petrolio è realtà, dalla Germania un rapporto smorza gli ottimismi
Il picco di Hubbert, meglio conosciuto come picco del petrolio, è una bufala, una montatura dei soliti pessimisti complottisti? Solo pensarlo - come fa l'OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries, ndr) - è fuori da ogni logica perché, diciamolo, il petrolio è una sostanza naturale come tante altre (l'uranio per esempio), formatasi in migliaia di anni di attività terrestre e, di conseguenza, è una risorsa di quantità finita. Ergo, un picco, cioè il momento di massima estrazione del greggio da quel momento in poi destinato a diminuire inesorabilmente, è un fatto che non può essere negato. La discussione sarebbe piuttosto da spostare su un'altra domanda: quanto manca al picco del petrolio? Siamo lontani? Siamo vicini? Le compagnie petrolifere sostengono che ci sarà petrolio ancora per moltissimi anni e che non è il caso di preoccuparsi. A contraddirli è un rapporto reso pubblico da Der Spiegel del Future Analysis Department del Bundeswehr Transformation Center, un think tank tedesco direttamente collegato alle forze armate. Secondo il rapporto, il picco del petrolio sarebbe una realtà già oggi e gli scenari futuri a partire dal 2025 circa, si presentano decisamente gravi e difficilmente evitabili. Partendo dal presupposto che ben il 95% della produzione industriale dipende in un modo o nell'altro dal greggio, il rapporto si spinge ad immaginare le conseguenze di una progressiva diminuzione (che quindi sarebbe già in corso) della disponibilità di oro nero. Tanto per cominciare assisteremo ad un progressivo aumento del potere politico delle nazioni fornitrici, più in là i prezzi in generale aumenterebbero a dismisura, generando nuovi conflitti - anche sociali - e un aumento smodato dei prezzi di trasporto che penalizzerebbe soprattutto i paesi più poveri. A tutto questo va aggiunto che in conseguenza di ciò si passerà alla produzione massiccia di biocarburanti con conseguenze inimmaginabili sulla produzione di cibo che sarà sempre più caro e difficile da reperire. Ovviamente, nella folle speranza di sostituire il petrolio come forma di energia primaria, assisteremo ad una rinnovata dipendenza dal nucleare. Quest'ultimo aspetto rende il rapporto particolarmente interessante soprattutto se collegato all'attualità. È di qualche settimana fa, infatti, la notizia che il Governo tedesco avrebbe rimandato di altri 12 anni la dismissione di ben 14 impianti nucleari. Che la scelta sia stata presa alla luce del rapporto del Bundeswher? A fornire ulteriore credibilità al documento è anche l'esistenza di un documento simile la cui esistenza è stata rivelata giorni fa dal quotidiano britannico Guardian. Il documento inglese, sarebbe stato redatto dal Department of Energy and Climate Change su richiesta del governo di Londra, il che confermerebbe anche nel Regno Unito l'esistenza di una crescente preoccupazione per il futuro del petrolio. Lo scenario appena descritto, ce ne rendiamo conto, è davvero apocalittico e appare ineluttabile Per quanto tutto ciò a chi è sensibile a queste tematiche non suoni come nuovo, un campanello di allarme, forse anche più di uno, non può che suonare. Va però osservato che il redattore del rapporto tedesco è, come abbiamo detto, un think tank dell'esercito, il quale, ovviamente, ha tutto l'interesse a descrivere una situazione devastante e inevitabile per dare maggiore peso e potere al proprio referente. Chi controllerà la situazione in caso di disordine sociale? E in caso di conflitto? Quindi, pur d'accordo con le premesse del rapporto, vogliamo credere che il futuro predetto dal Bundeswher sia solo uno dei futuri possibili. Cosa succederà, soprattutto ora che le informazioni sono disponibili a gran parte degli abitanti del pianeta, dipenderà solo da noi. Si tratta di prendere la pillola blu e dimenticarsi di tutto questo – continuando a vivere la propria vita consumando a dismisura, spostandosi solo in auto, fregandosene del consumo dell'acqua e dell'elettricità – oppure scegliere quella rossa e diventare attivi, nella vita privata e nella società, parlando con la gente e sensibilizzando per scoprire così se un futuro alternativo a quello disegnato dal think tank tedesco è possibile.

Commenti

Il famoso picco di produzione di petrolio, che sia già in atto o in arrivo tra qualche tempo, cambia poco. Gli scenari descritti (drammatici), purtroppo saranna una realta, cominciamo a pensarci, nonostante sia quasi tardi. Alle societa petrolifere, converrebbe far aumentare i prezzi, in maniera decisa non travolgente come forse accadrà tra pochi anni. In questo "medio" periodo guadagnerebbero di più, noi saremo più accorti e allontaneremo un pò le drammatiche conseguenze della penuria di petrolio, in attesa di trovare soluzioni alternative. Chissà se basterà il petrolio? Come sottoprodotto con minori consumi e di conseguenza emissioni, ci guadagneremo in salute
Luciano, 23-10-2010 10:23

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