"Amare un cane vuol dire provvedere a quel che la sua natura produce, non tanto perché questo migliora il luogo che abitiamo tutti insieme (questo conta molto per noi comuni pedoni), ma perché è così che si manifesta rispetto per quell’essere vivente".
Odio vivere in questa città dove i marciapiedi sono pieni di cacca di cane. È un segno di inciviltà, e poi puzza. Ci sono anche altri inconvenienti.
Il primo è che non si può più camminare ‘con la testa per aria’, bisogna tenere gli occhi fissi a terra e non distrarsi neanche per un attimo da quello spettacolo orrendo, pena il diventarne parte. Chi non porta via la cacca del suo cane ci impedisce di trasognare, che vengano alla luce pensieri nuovi, idee per il futuro o per la cena, che si possano immaginare incontri, lettere da scrivere, abbandonarsi a qualche ricordo.
Il secondo: lasciare tutti quei pezzi di cacca in giro è la dimostrazione di come alcuni esseri umani trattano gli animali, a cui si dicono così legati, spesso più che alle persone. Ed è questo, in fondo, l’aspetto più desolante, il peggiore. Per questi ‘padroni’ gli animali sono oggetti affettivi ed è così che li usano: i cani esprimono gratuitamente e gioiosamente il loro amore, sono sempre presenti, prendono le abitudini della famiglia, imparano a riconoscerne odori, umori, ne accettano rimproveri e premi con pari soggezione e innocenza.
Da parte loro i 'padroni' danno agli animali cibo e carezze, parlano loro, li portano dal veterinario, li sottopongono alla passeggiata quotidiana perché ne hanno – forse entrambi - bisogno. E così si sentono a posto. Ma gli animali non sono cose, e prendersene cura non significa provvedere alla loro manutenzione. Significa occuparsi con doveroso coraggio delle cose sgradevoli e che hanno senso, che ci ricordano di che cosa siamo anche fatti, a qualsiasi specie apparteniamo.
Amare un cane vuol dire provvedere a quel che la sua natura produce, non tanto perché questo migliora il luogo che abitiamo tutti insieme (questo conta molto per noi comuni pedoni), ma perché è così che si manifesta rispetto per quell’essere vivente. Forse lui non lo capirà come lo capirebbe una persona che dipende dalle nostre premure e può corrisponderci.
Forse il gesto faticoso e spiacevole di togliere dalla strada quello che il cane ci lascia resterebbe un atto eroico e solitario. Ma noi altri uomini gliene saremmo davvero grati, e ci darebbe un esempio di decoro, di umiltà e di pazienza. È tutto quel che serve per potersi riconoscere come simili, non solo perché biologicamente ci somigliamo.
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