Da gennaio 2011 in cinque scuole di Torino i cibi rimasti intatti nelle mense verranno raccolti e distribuiti ai bisognosi. L'iniziativa 'La pietanza non avanza - Gusta il giusto, dona il resto' promossa dalla Regione Piemonte è un messaggio di solidarietà, ma anche un esempio concreto di buone pratiche per trasformare lo spreco in risorsa.
Da gennaio 2011 grazie all'iniziativa 'La pietanza non avanza. Gusta il giusto, dona il resto' i cibi rimasti intatti nelle mense di cinque scuole torinesi non finiranno nei cassonetti, ma verranno recuperati per distribuirli ai bisognosi.
I pasti recuperati ammonteranno a circa 1500 al giorno, e per tutto l'anno scolastico. Un'iniziativa promossa e finanziata dall'assessorato all'Ambiente della Regione Piemonte, in collaborazione con la Direzione regionale Sanità, il Servizio di Ristorazione Scolastica della Città di Torino, l'assessorato ai Servizi Sociali, la Divisione Ambiente del Comune di Torino, l'Associazione Banco Alimentare del Piemonte e la ditta Compass Group.
Roberto Ravello, assessore regionale all'Ambiente, l'ha definita "un'iniziativa contro gli sprechi in un momento di crisi ma anche un messaggio educativo forte di solidarietà".
"Ci è sembrato doveroso sostenere questo progetto, con un investimento di circa 40mila euro tra fondi regionali e una piccola parte di finanziamenti Europei. Un percorso, quello che inauguriamo oggi, che ha come obiettivo non solo quello di diminuire la quantità di rifiuti prodotti attraverso la diffusione di buone pratiche, ma anche quello di riuscire a trasformare lo spreco in risorsa e sostenere le associazioni che operano a favore di chi si trova in difficoltà" ha spiegato l'assessore.
Buttare via cibo o disfarsi di oggetti 'inutili' è un gesto divenuto ormai automatico e comune. Nonostante gli allarmi continui ci annuncino che le risorse sul pianeta a disposizione non sono illimitate, le eccedenze e lo spreco della nostra civiltà sembrano non avere limiti. Al tempo dei nostri nonni era naturale riparare, riutilizzare e scambiare oggetti. Oggi, invece, non ha più senso riparare ciò che è guasto, è più economico comprare, per cui è difficile trovare chi è capace di riparare radio, computer, scarpe, ecc.
Pensare che le risorse a disposizione possano finire in un tempo più o meno breve fa paura. Da questa paura dovrebbe scaturire una diversa consapevolezza del mondo e di tutto ciò che utilizziamo: diffondere il buon senso e le buone pratiche, trasformare lo spreco in risorse. Non basta solo riciclare per cambiare le sorti del mondo. Serve cambiare mentalità e abbandonare il consumismo che ancora ci contraddistingue.