Forse l‘astro nascente dell’economia mondiale ancora non sa o non ha capito ciò che capirebbe chiunque e che dovrebbe essere la base non solo di ogni economista ma di ogni studente di qualsiasi disciplina e scuola. Non può coesistere fisicamente una crescita infinita in un mondo dalle risorse finite e aggiungerei che non è possibile sostenere i tassi di inquinamento, distruzione e sfruttamento che la crescita presuppone. Questo discorso è valido sia per la crescita prodotta dai comunisti cinesi che dai turbocapitalisti americani, tedeschi, giapponesi o di altri paesi. E se non ci sarà una radicale e veloce inversione di tendenza, non ci arriveremo nemmeno a esaurire del tutto le risorse perché l’inquinamento ci farà fuori molto prima.
Piketty, rifiutando recentemente il riconoscimento della Legion d’Onore in Francia, ha chiesto al governo francese di fare di più per la crescita nazionale ed europea. In qualità di fan della crescita, si va ad inserire nella solita divisione fra coloro per i quali vanno redistribuiti maggiormente i soldi tassando le grandi rendite finanziarie o comunque i ricchi in genere e chi invece afferma che la crescita ha bisogno di lasciare più soldi possibili nelle mani dei ricchi, gli industriali, gli imprenditori, le multinazionali. Entrambe queste versioni sono povere storielle stanche, noiose, vecchie, che ormai mostrano da tempo la loro inadeguatezza e non prendono in considerazione gli aspetti fondamentali e le basi della vera economia che si basa su tre elementi: sole, acqua e terra. Se non si prendono in esame principalmente questi aspetti e la relativa salvaguardia della terra da una indiscriminato sfruttamento, qualsiasi tesi, discorso, teoria è sostanzialmente privo di senso.
Ma immaginiamo di agire come ci suggerisce Piketty e per fare ripartire la crescita tassiamo i ricchi e redistribuiamo la ricchezza. Per la maggior parte, le persone con più soldi a disposizione aumenterebbero gli acquisti e comprerebbero una tale quantità di prodotti superflui che non farebbero altro che indebitare le persone stesse, contribuire all’esaurimento delle risorse e creare inquinamento nella loro produzione e smaltimento. Ed è esattamente quanto è successo ai tempi delle cosiddette vacche grasse. Senza contare poi che i ricchi da cui ora si vorrebbero redistribuiti i soldi, sono stati fino ad oggi arricchiti e ingozzati a dismisura proprio da molti di coloro che attualmente si lamentano. Noi italiani siamo riusciti pure ad avere per lunghi tragici anni come capo del governo uno di questi ricchi sfondati che aveva folle adoranti e votanti proprio fra i cosiddetti ceti medio/bassi.
Redistribuire la ricchezza senza che ci sia alcun cambiamento valoriale, responsabilizzazione, coscienza ambientale e nessuna conoscenza di quale sia la vera economia su cui basarsi, non solo non risolverebbe il problema ma alla fine farebbe riarricchire sempre gli stessi e si ricomincerebbe di nuovo tutto daccapo.
Non c’è bisogno di scrivere il nuovo Capitale per dirci che nel sistema della crescita dei paesi cosiddetti sviluppati le diseguaglianze aumentano, ci sono problemi molto più complessi, urgenti e vitali che se ne fregano di uguaglianze, disuguaglianze e che ci spazzeranno via tutti fra non molto se non agiamo. Forse il Marx del nuovo millennio scriverebbe cose più utili se iniziasse a farsi un orto, frequentasse un po’ più la campagna, vedesse da dove arriva il cibo che mangia e notasse tante di quelle cose che nella sua testa da economista di sinistra strapiena di tabelle, grafici, concetti, tesi, forse gli sfuggono nella loro lampante evidenza, razionalità e drammaticità.
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