di
Claudia Bruno
09-09-2011
A partire dal 7 settembre 2011 i contributi ambientali per il recupero degli pneumatici usati devono essere visibili per legge sulla fattura o sullo scontrino fiscale. Lo conferma il consorzio Ecopneus nato per occuparsi della gestione degli pneumatici fuori uso e ridurre al minimo lo smaltimento illegale di tali rifiuti.
Sono 380 mila le tonnellate di pneumatici che ogni anno arrivano a "fine vita" in Italia, vale a dire quelli che non hanno più nemmeno le caratteristiche necessarie per una ricostruzione e che quindi non possono essere riusati. Di tutte queste migliaia di tonnellate di Pneumatici fuori uso (Pfu), solo il 20 per cento viene smaltito attraverso circuiti legali e controllati, la metà viene finalizzata al recupero energetico (quindi incenerita) e ben un quarto, il 25 per cento, non lascia traccia di sé, finendo in circuiti non controllati (nel 2010 Legambiente parla di 100mila tonnellate). A riportare questi dati è il consorzio Ecopneus, costituito dalle principali aziende produttrici e importatrici di pneumatici in Italia, una società senza fini di lucro nata per occuparsi della gestione degli pneumatici fuori uso, garantendone la raccolta, il trattamento e il recupero su tutto il territorio nazionale.
E così sarà: a partire dal 7 settembre 2011, rende noto il consorzio, i contributi ambientali per il recupero degli pneumatici usati devono essere visibili per legge sulla fattura o sullo scontrino fiscale, cosa che prima non succedeva perché il contributo era incluso implicitamente nel prezzo al consumatore al momento del ricambio dello pneumatico. Il consorzio specifica che si tratta di un costo già esistente, il fatto di renderlo trasparente non dovrebbe incidere quindi sul prezzo finale, ma garantire la tracciabilità e la corretta gestione dei materiali in questione.
I contributi, che saranno assoggettati ad Iva, varieranno ovviamente a seconda della tipologia di veicolo: 1.50 euro per ciclomotori e motocicli, 3 euro per le autovetture, dai 12 ai 23 euro per autocarri e autobus (vedi tabella nell'immagine al lato). Si tratta di soldi che vanno a coprire il costo di gestione e recupero degli pneumatici usati, in modo da ridurre al minimo le discariche abusive, il rischio di incendi incontrollati che causano la dispersione di sostanze nocive nell’aria e di percolati nel suolo, promuovendo allo stesso tempo una economia del riciclo, spiega il consorzio.
Per ora aderiscono già al consorzio Bridgestone, Continental, Goodyear-Dunlop, Marangoni, Michelin e Pirelli, ma nelle prossime settimane saranno anche altre aziende ad aderire.
L’obiettivo, imposto anche dalla nuova normativa, è quello di raggiungere il recupero del 25 per cento del quantitativo di pneumatici immessi al consumo nel 2010; mentre a partire dal 2013 ad essere recuperato dovrà essere il 100 per cento degli pneumatici arrivati a "fine vita" in un anno. Certo è che se il quantitativo di pneumatici recuperati per via energetica, quindi inceneriti, continuerà a costituire la via preferita, non si tratterà di un'operazione così attenta a tutelare l'ambiente e la salute.