di
Andrea Boretti
27-06-2011
Intervistato a Cagliari sul Poligono di Quirra, che da anni sta causando tumori alla popolazione sarda, Umberto Veronesi, oncologo e Presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, si lascia andare all’ennesima dichiarazione shock: "l’uranio impoverito non è pericoloso, potremmo anche mettercelo in tasca".
“L’uranio impoverito non fa niente. Sono radiazioni alfa, con un range di un decimo di millimetro: uno se lo può anche mettere in tasca. Non è pericoloso”.
Così, la settimana scorsa a Cagliari, Umberto Veronesi ha risposto a chi gli chiedeva cosa pensasse degli ultimi sviluppi del caso del poligono di Quirra, nei dintorni del quale si registrano livelli di mortalità per cancro e deformazioni alla nascita di animali e persone decisamente fuori dal normale. L'affermazione sarebbe stata inconcepibile per qualunque altro oncologo al mondo, ma non per lui che "con le scorie nucleari ci andrebbe a letto", come aveva affermato qualche mese fa in piena e disperata campagna pro-atomo.
Poi, in un impeto di antimilitarismo ha continuano: “Il nome uranio fa paura, ma è nell’acqua e nel mare. Abbiamo uranio dentro di noi. È debolmente radioattivo in condizioni naturali. Sono pacifista e antimilitarista non esistono bombe buone o cattive: uccidono esseri umani viventi. Bisogna opporsi a tutte le guerre e a tutte le installazioni militari”. Quindi anche a quella di Quirra? Non è chiaro, anzi è molto confuso.
Cerchiamo di fare noi un po' di chiarezza. In condizioni naturali l'uranio pur non essendo letale, può comunque produrre danni all'organismo. Come dice Veronesi lo si potrebbe tenere in tasca perché le particelle alfa che emette non sono in grado di penetrare la pelle, ma cosa ben diversa sarebbe inalarlo o ingerirlo.
Nonostante la maggior parte dell' uranio introdotto nell'organismo verrebbe espulso dalle urine, la parte non eliminata si accumulerebbe nelle ossa e nei reni generando tutti gli effetti tipici dell'avvelenamento da metalli pesanti. Mettiamola così, Veronesi ha ragione ma non conosce troppo bene - così preferiamo credere – le interazioni dell’uranio con l’organismo umano, e questo è un po' grave per il Presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, oltre che per l’oncologo.
A questo si aggiunge il fatto che l'Uranio in questione nel Poligono di Quirra è uranio impoverito, utilizzato per il rivestimento di proiettili e altra attrezzatura militare, non uranio allo stato naturale ma uranio lavorato e che potrebbe essere disperso nell'aria durante le esercitazioni sempre più numerose a Quirra. Dopo tutto stiamo parlando del più grande poligono d'Europa, dove testano le loro armi non solo i militari dell'esercito italiano ma tanti e tanti contingenti stranieri.
Si capisce quindi come mai, nonostante i TG non ne abbiano parlato - ma ormai ci siamo abituati - le dichiarazioni di Veronesi abbiamo in questi giorni alzato un vero e proprio polverone. Riportiamo, una per tutti, quella di Angelo Bonelli, presidente dei Verdi: “Le uscite di Veronesi sul nucleare e sull’uranio impoverito sono francamente sconcertanti. Come dimostrano, le operazioni nel Golfo, nei Balcani (con numerosi militari italiani colpiti da linfomi di Hodgkin) e in Somalia, e l’operazione Enduring Freedom, l’uso dell’uranio impoverito ha provocato leucemie e tumori nei militari, mentre è impossibile calcolare le conseguenze sulle popolazioni civili perché non sono mai state fatte indagini.
Le affermazioni di Veronesi sono tanto più sconcertanti visto che in Italia ci sono sentenze dei tribunali che dicono l’opposto, come quella di Firenze del 19 dicembre 2008 che ha definito le responsabilità del ministero della Difesa per le patologie di un militare italiano in servizio durante la missione Ibis in Somalia proprio in conseguenza dell’esposizione all’uranio impoverito; o come l’innovativa sentenza del Tar Campania che ha condannato sempre il ministero della Difesa a risarcire il danno biologico per un tumore alla tiroide di un militare italiano esposto all’uranio impoverito, dimostrando il nesso di causalità tra la malattia e l’esposizione”.
Ora aspettiamo la prossima di Veronesi. La sua sembra ormai una presa di posizione non solo a favore di nucleare e istituzioni - in questo caso militari - ma anche contro tutto ciò che è stato il suo passato e che finora gran parte degli italiani ha creduto, forse ingenuamente, rappresentasse, ovvero il diritto alla salute e la lotta contro i tumori.
È così Dottor Veronesi, ci sbagliamo?
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