di
Luzia Janett
25-11-2011
“Domina ai nostri giorni una tale confusione che non siamo più in grado di definire che cosa è realmente una civiltà, quale legame ha con essa il cittadino e qual è - in questo panorama - il ruolo dei politici”.
Tutte le misure e i provvedimenti adottati da un governo, mirano al raggiungimento di determinati obiettivi nello stato e nella società, recita il Lexicon. Dieter Hildebrandt – presentatore e cabarettista tedesco del secolo scorso - definisce la politica come la stanza dei bottoni dell’economia. Al primo posto l’economia e i suoi interessi e, solo in seconda istanza, gli umili cittadini.
Non esistono definizioni precise del termine 'politica'.
Una popolare enciclopedia telematica così si esprime al riguardo: non vi è ancora un consenso unanime riguardo al vero significato di questo termine: energia, conflitto, ordine, dominio… Ma non dovrebbe essere la pace la categoria e l’obiettivo principale della politica?
Secondo il grande scrittore francese André Malraux (1901-1976) è con le regole che la politica esercita il suo dominio, un po’ come accade per la grammatica. L’errore che tutti commettono si riferisce quasi sempre alla regola.
È un errore mangiare troppo zucchero. Ma oggi negli alimenti è possibile trovare ingredienti che noi consideriamo surrogati dello zucchero. Siamo costretti a leggere attentamente le etichette sugli alimenti o, più semplicemente, ad assumere tutti gli zuccheri in essi contenuti nelle più svariate forme.
Che cosa ha a che fare tutto questo con la politica? Fino a che punto il volto pubblico della vita determina la coesistenza degli uomini in uno stesso Stato e le loro relazioni degli Stati tra loro? Chi si cura di correggere gli errori a questo livello?
Sul piano grammaticale un testo - se leggibile – può essere comunque compreso, per poi passare oltre. Ma sul piano sociale, una civiltà ha ben più ampie funzioni e le conseguenze di un errore potrebbero rivelarsi fatali. La salute dei cittadini come priorità; le malattie e le loro implicazioni finalmente debellate.
Trascrivere una parola con 's' o con doppia 's' ha la sua importanza per la grammatica. Ben altre conseguenze avrebbe scambiare – nella sfera della salute - il rischio 'obesità' con il diabete!
Il termine 'politica' si riferisce a “qualsiasi tipo di influenza e/o configurazione, nonché al raggiungimento delle esigenze e degli obiettivi, sia nel settore pubblico che in quello privato”.
Noi, i cittadini, i cives – per dirla con i Latini – vorremmo una civiltà in cui siano ben gestiti tutti gli aspetti dell’esistenza: alloggio, cibo, formazione, lavoro, comunicazioni, intrattenimento, viaggi, scambi con altre culture, sanità, giustizia.
Quindi le regole che ci siamo dati con la Costituzione devono essere applicate, da noi e dai politici che liberamente eleggiamo.
La vita è movimento. Di conseguenza le regole sono valide solo fin dove si rivelano utili ad una società. Dai politici ci aspettiamo che essi agiscano per il bene del loro popolo, così come impone la Costituzione.
Il matematico e scienziato Wolfgang Weidner descrive un’amara verità: fare politica oggi equivale a spaventare la gente al punto che ogni soluzione proposta appare giusta.
Paura? Di che cosa? Eleggiamo i politici perché siano loro a tenere il timone o – se vogliamo – la ruota in movimento, così che i cittadini nel proprio Paese non solo vivano una vita degna di questo nome, ma venga loro data altresì la possibilità di portare avanti le proprie idee e i propri progetti.
Domina ai nostri giorni una tale confusione che non siamo più in grado di definire che cosa è realmente una civiltà, quale legame ha con essa il cittadino e qual è - in questo panorama -il ruolo dei politici.
Crescita economica, progresso sono chiaramente quello che noi tutti vogliamo. Ma che sapore ha una salsa di pomodoro senza sale? Noi non possiamo, dal rifugio della nostra minuscola tana dove le leggi dell’economia e i suoi poteri ci hanno relegato, pensare di mantenere in vita una civiltà.
Si tratta di un piccolo meccanismo sommerso, con una classe politica senza spina dorsale che vive il suo ruolo come spremuta in un sandwich tra i poteri dell’economia e i propri interessi particolari.
Costruire una civiltà vuol dire eleggere dei politici che siano in grado di mantenere la ruota in movimento e garantire ai cittadini – per dirla in parole povere - che il pane, il companatico, coperte per l’inverno, trasporti pubblici efficienti, e strumenti per migliorare la cultura – come libri e computer – siano prodotti accessibili a tutti. Ma anche opportunità di lavoro per tutti quelli che vogliono lavorare.
L’ex-primo ministro britannico Margareth Thatcher affermava che la spina dorsale degli uomini politici dei nostri tempi è ancora in fase di sviluppo. Essi ne fanno così poco uso!
Dobbiamo fare molta attenzione quando eleggiamo i nostri politici. La cosa migliore da fare quando ci si allena da soli, è cominciare con un paio di esercizi ben strutturati.