L'Italia, insieme a Spagna, Portogallo e Cipro, è stata deferita alla Corte di giustizia europea per non aver rispettato le norme Ue che riguardano le emissioni di PM10. Un comportamento inadeguato è stato assunto anche in materia di trattamento di acque reflue e rendimento energetico degli edifici.
Italia, Spagna, Portogallo e Cipro sono state accusate dalla Commissione europea di un mancato rispetto della normativa Ue in materia di emissioni e inquinamento. I quattro paesi sono stati deferiti perché "non hanno finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di PM10", per questo motivo il commissario per l'Ambiente, Janez Potocnik, ha deciso di ricorrere al potere decisionale della Corte di giustizia europea. L'inquinamento dell'aria sembra essere un tema che sta a cuore al commissario europeo all'ambiente che, nel maggio scorso, ricordava "In Italia sono ancora troppi i luoghi dove, per ogni 10mila abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa delle particelle sottili".
La legislazione Ue prevedeva che entro il 2005 tutti gli Stati membri avrebbero dovuto adeguare il limite di esposizione dei cittadini alle microparticelle Pm10 riguardanti sia la concentrazione annua di al metro cubo, sia la concentrazione quotidiana di 50 microgrammi al metro cubo. I limiti imposti non dovevano essere superati più di 35 volte in un anno. "Dall'entrata in vigore della normativa nel 2005 i valori limite per il PM10 non sono stati rispettati in diverse zone a Cipro, in Italia, Portogallo e Spagna". Sarebbe possibile un'esenzione fino a giugno 2011 solo in casi in cui i Paesi dimostrino un atteggiamento di rispetto e adempienza delle misure così da rispettare gli obblighi e i limiti entro il termine previsto.
Per l'Italia quest'ultima proroga è, purtroppo, impossibile da attuare perché tutte le condizioni necessarie alla sua esecuzione non sono state rispettate. "Nonostante i ripetuti allarmi e le annuali segnalazioni di Legambiente sull'emergenza polveri, il Governo italiano si è ben guardato dall'agire con un piano nazionale di interventi concreti mirati al miglioramento della viabilità generale e del trasporto pubblico in particolare. Ora pagheremo due volte. Con i nostri polmoni e con il nostro portafoglio - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. La multa europea sarà, infatti, ben superiore al risparmio previsto dai tagli indiscriminati di Tremonti all'ambiente e alle politiche di disinquinamento e ci toccherà pagare con le nostre tasche".
Secondo ultimissime notizie, proprio oggi la Commissione europea ha chiuso una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia che ha preso tutte le disposizioni per trasporre nel proprio ordinamento la direttiva europea del 2008 sulla qualità dell'aria.
L'Italia, comunque, ha ricevuto un'ulteriore accusa da parte della Commissione europea che ha deciso di intervenire contro il mancato rispetto delle normative comunitarie sul trattamento delle acque reflue. È la seconda volta che nel Paese non si tiene conto di una sentenza emessa dalla Corte nel 2006 sull'argomento; l'Italia viene accusata, infatti, di non aver preso le misure per proteggere il bacino del fiume Olona (Lombardia), e di non aver sottoposto a trattamento tutte le acque reflue della zona. Anche in questo caso si rischiano sanzioni pecuniarie pesanti.
Infine un'ultima minaccia di ricorso alla Corte Ue per l'Italia riguarda l'infrazione della direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici. Bruxelles chiede il rilascio degli attestati, un sistema di ispezioni delle caldaie e degli impianti di condizionamento dell'aria.