di
Andrea Degl'Innocenti
21-07-2011
Striscioni e provocazioni sul Canal Grande e 12mila firme raccolte per fermare la conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, inizialmente bloccata dal Consiglio di Stato ma ripresa in seguito all'intervento del Governio e della Regione Veneto. Questa la campagna messa in atto da da Greenpeace, che insieme ai cittadini chiede di ritirare il progetto di legge che consentirebbe a Enel di distruggere il Parco del Delta del Po e di inquinare l’area del Nord Est.
“Zaia, un futuro nero come il carbone”. Con questo ed altri striscioni, appesi di fronte alla sede del Consiglio Regionale del Veneto, ed una prolungata protesta durata tutta la giornata di ieri, Greenpeace ha provato a far cambiare idea al governatore veneto ed alla sua giunta riguardo l'approvazione della cosiddetta 'legge salva-carbone', da ieri in discussione, che darebbe il via definitivo alla riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, in provincia di Rovigo.
Storia curiosa, quella del maxi impianto per la produzione di energia elettrica – uno tra i più grandi in Europa, capace da solo di fornire l'otto per cento del fabbisogno energetico italiano – situato sul delta del Po. Vecchia centrale ad oli dismessa, doveva inizialmente essere riconvertita a metano, il combustibile meno inquinante. Poi il cambio di programma e l'Enel che decide di optare per il carbone, ben più inquinante ma anche ben più economico.
Per ovviare alle 'solite' proteste delle associazioni ambientaliste – fomentate anche dalla presenza dell'adiacente parco naturale del Delta del Po – ecco spuntare dei magici filtri, che a detta dei tecnici Enel annullerebbero quasi del tutto le emissioni della centrale rendendo il carbone persino meno inquinante del metano.
Il Tar del Lazio approva la Valutazione di impatto ambientale (Via) e il 5 gennaio 2011 viene approvata la conversione della centrale a carbone da parte della Direzione generale per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica del Ministero per lo sviluppo economico d'intesa con la Regione Veneto. I lavori stanno per iniziare quando, provvidenziale, arriva la sentenza del Consiglio di Stato, che il 17 maggio annulla la decisione del Tar e blocca la conversione, in virtù della violazione di due leggi: la legge Incentivi del 2009, che prevede l'obbligatorietà della comparazione tra gas e carbone, e la legge regionale del Veneto del 1997 che istituiva il Parco del Delta e prevedeva, all’articolo 30, solo centrali a metano.
La questione sembra definitivamente chiusa, ma a ribaltare di nuovo tutto ci pensa questa volta il Governo. Nella manovra economica da poco varata inserisce, ai commi 8 e 9 dell'articolo 35, una modifica alla 'legge Incentivi' che annulla proprio l'obbligatorietà della comparazione. E, a completare l'opera, ecco che la giunta regionale veneta propone la modifica dell'articolo 30 della legge sul Parco, in discussione da ieri al Palazzo Ferri-Fini di Venezia.
Adesso, per l'ennesima volta, i giochi sembrano fatti, ma nella vicenda di Porto Tolle i colpi di scena, come si è visto, non mancano. Così Greenpeace ha provato a giocare la carta della provocazione 'attraccando' ieri sul Canal Grande, davanti alla sede della Regione, con un barcone a forma di ciminiera carico di carbone. Due gli striscioni appesi. Oltre a quello contro il presidente della giunta Zaia, riportato ad inizio articolo, un altro che recitava “non esiste il carbone pulito”.
"Quella in discussione oggi [ieri ndr] a Palazzo Ferro-Fini è una norma 'ad aziendam' – ha commentato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace - che darebbe modo all'Enel di produrre elettricità attraverso la fonte più inquinante e nociva per il clima, impattando su un'area protetta, quella del parco del Delta del Po, e su larga parte del Nord Est e della pianura Padana”
“Enel – ha continuato – contribuirebbe molto di più alla crescita del Paese e alla ricchezza del territorio investendo i 2,5 miliardi di euro, previsti per la centrale a carbone, in energia pulita o in efficienza energetica.”
Intanto la stessa associazione ha lanciato alle 7 di ieri una petizione online per fermare la riconversione a carbone della centrale. Le firme raccolte già ieri erano alla soglia delle 12.000. Con questa petizione, spiega Greenpeace, i cittadini stanno chiedendo a Zaia di ritirare il progetto di legge che consentirebbe a Enel di distruggere il Parco del Delta del Po e di inquinare l’area del Nord Est.
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