Proseguono le operazioni di bonifica in mare e sulle spiagge lungo tutto il Golfo dell'Asinara in seguito all'incidente avvenuto a Porto Torres. Intanto la 'marea nera' mette a rischio il Santuario dei Cetacei, un fatto che dimostra la necessità di norme speciali di sicurezza per proteggere questo prezioso ecosistema marino.
Ha raggiunto la costa l'olio combustibile fuoriuscito lo scorso 11 gennaio durante un travaso da una nave cisterna alla centrale E.On di Porto Torres. L'azienda E.On parla di 10.000 litri, ma si teme che siano molti di più i litri di combustibile, riversatisi in mare perché la falla non è stata scoperta in tempo.
L'ennesimo disastro nel Santuario dei Cetacei, che maggiori norme di sicurezza e controlli avrebbero potuto evitare.
"Quest'ultima emergenza - denuncia Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace - dimostra ancora una volta che il Santuario dei cetacei è un parco di carta: nessuna misura specifica di controllo ambientale, nessuna norma speciale di sicurezza per attività pericolose, nessun limite allo sviluppo industriale per proteggere questo prezioso ecosistema marino".
Il Mediterraneo è il mare più inquinato al mondo da idrocarburi. Il 30% del traffico commerciale di idrocarburi del pianeta transita nelle nostre acque e innumerevoli sono gli impianti industriali costieri che utilizzano tali risorse. La maggior parte dell'inquinamento arriva proprio dalle operazioni di travaso e trasporto di idrocarburi.
Purtroppo il problema non è solo ciò che vediamo sulle coste. La presenza di idrocarburi in mare è particolarmente pericolosa per il loro accumulo a diversi livelli della catena alimentare. Recenti analisi svolte da Greenpeace su sogliole campionate nell'area del Santuario hanno rivelato un forte accumulo di idrocarburi policiclici aromatici nei pesci, in alcuni casi oltre i limiti di legge, con chiari rischi per la salute umana.
Greenpeace chiede chiarezza e trasparenza su questa vicenda. Da anni, l'associazione chiede che all'interno del Santuario vi sia un sistema di controllo del traffico di idrocarburi e si adottino norme più restrittive per limitare l'inquinamento nell'area ed evitare che disastri di questo tipo possano verificarsi di nuovo. "Il Santuario attende da quasi dieci anni protezione. È ora che le Regioni - conclude Monti - adottino misure di tutela reali, prima che sia troppo tardi".
Greenpeace
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