È online da pochissimi giorni la traduzione italiana di 'Post Carbon cities', un manuale di buon governo destinato agli amministratori locali che intendono lavorare affinché la comunità non si trovi impreparata di fronte al picco del petrolio.
È online da pochissimi giorni Post Carbon cities, un manuale di buon governo destinato agli amministratori locali che intendono lavorare affinché la comunità non si trovi impreparata di fronte al picco del petrolio, il momento - molto prossimo, pare - in cui il petrolio non sarà più né abbondante né a buon mercato.
Verrà scosso alle fondamenta il nostro modo di vivere basato sugli spostamenti di uomini e merci, e su merci prodotte per il 95% grazie al petrolio.
L’altro giorno spiegavo perché non ritengo possibile che i politici prendano contromisure politiche e sociali adatte a rendere meno traumatici gli effetti del picco. Se però sindaci, assessori e onorevoli volessero smentirmi…
Post carbon cities ha per sottotitolo Come affrontare l’incertezza energetica e climatica (perché, sì, il clima è proprio impazzito), e vuol essere "una guida al picco del petrolio e al riscaldamento globale per gli amministratori locali".
È la traduzione italiana di Post carbon cities: planning for energy and climate uncertainty, di Daniel Lerch, pubblicato per la prima volta nel 2007 negli Stati Uniti.
L’hanno effettuata gratuitamente volontari collegati a Transition Italia (il nodo italiano del Movimento di Transizione), ad Aspo italia (l’associazione che studia il picco del petrolio) e al Movimento della Decrescita Felice. L’introduzione all’edizione italiana è di Dario Tamburrano.
Il succo di questo manuale del buon governo è nelle primissime righe: la strategia migliore per minimizzare i contraccolpi del picco è "ridurre il consumo complessivo di risorse da parte della comunità e provvedere a quelli che sono i suoi bisogni essenziali sviluppando la capacità degli agricoltori e dei produttori della propria zona".
"Tanto più la vostra comunità sarà in grado di soddisfare localmente il proprio fabbisogno energetico, di cibo e altri beni primari, tanto meno sarà vulnerabile nei confronti del prezzo dell’energia (sempre più variabile e crescente) e contemporaneamente contribuirà in forma proporzionalmente minore al cambiamento climatico".
Questi principi vanno applicati a 360 gradi e innanzitutto nell’urbanistica (che senso avranno i mega quartieri residenziali quando spostarsi in auto diventerà troppo caro?), nei trasporti pubblici e nell’edilizia, che deve essere improntata al risparmio di energia e all’autosufficienza energetica.
Articolo tratto da Blogeko.it