"Non piove, Governo ladro!": poteri forti e forza dei popoli

Privatizzazioni e liberalizzazioni vengono quotidianamente pianificate da quei poteri che noi stessi rendiamo tali con le (non) scelte quotidiane e con la nostra passività di consumatori. Eppure, i poteri 'forti' potremmo essere proprio noi.

Da mesi nel Chianti viaggiano i camion-cisterna che portano l’acqua ai Paesi. Le sorgenti sono asciutte, i 'fontanini' che "hanno sempre buttato" ormai sono un vago ricordo. Non piove. Non è una novità, i climatologi prevedono la desertificazione della Toscana e dell’Italia centrale in un futuro non molto lontano: qualche generazione. I nostri nipoti o bisnipoti, se ci saranno, non conosceranno questi fiumi e questi boschi, grazie ai consumi dei loro nonni e bisnonni. L’effetto-serra, però, sembra non essere più un argomento di moda. Del resto, i camion-cisterna per l’acqua in certe zone del Chianti, ormai, viaggiano tutto l’anno, anche quando piove per quindici giorni di seguito. Perché gli acquedotti in alcuni tratti non esistono proprio più, se così si può dire: 'acque-dotto' vuol dire che porta l’acqua ma, se una conduttura è sfasciata, l’acqua non la porta di certo. Io ho come l’impressione che il motivo per cui i nostri acquedotti sono sfasciati e il motivo per cui l’effetto-serra non è più di moda risalgano a cause comuni. Non voglio arrivare a dire che l’effetto-serra stesso abbia le medesime cause, ma non sono lontana dal pensarlo. Il fatto è che questi camion-cisterna che viaggiano su e giù (aumentando l’effetto-serra) anche in periodi piovosi sono una conseguenza della privatizzazione: un esempio addirittura fulgido di come il profitto privato sia efficiente nel distruggere la proprietà pubblica. Abbiamo fatto un referendum di iniziativa popolare, raccogliendo quasi un milione e mezzo di firme nelle piazze di città e paesi, riuscendo a 'portare alle urne', urne ormai profondamente screditate e ridicolizzate, il cinquantacinque per cento degli elettori: che avevano deciso, una volta ancora, di sperare e di fidarsi della democrazia. Ma la democrazia del profitto non funziona più. La torta si rimpicciolisce e i Padroni la vogliono tutta per loro. Niente più mediazioni, e infatti abbiamo un governo 'tecnico', un governo di funzionari del padronato mondiale, che eseguono roboticamente quelli che sono da decenni i dettati del Fondo Monetario Internazionale, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, della Banca Mondiale: togliere ai popoli per dare alle multinazionali. Finora sembrava che funzionasse soprattutto per i paesi del 'terzo mondo', quelli a noi assoggettati, ma adesso, appunto, la torta rimpicciolisce… e proprio grazie all’aumento dello sfruttamento. Lo so: non era nella valle fonda
suon che s’udia di palafreni andanti:
era l’acqua che giù dalle stillanti
tegole a furia percotea la gronda. Pur via e via per l’infinita sponda
passar vedevo i cavalieri erranti;
scorgevo le corazze luccicanti,
scorgevo l’ombra galoppar sull’onda. Cessato il vento poi, non di galoppi
il suono udivo, né vedea tremando
fughe remote al dubitoso lume;
ma voi solo vedevo, amici pioppi!
Brusivano soave tentennando
lungo la sponda del mio dolce fiume.
(G.Pascoli, Rio Salto) È cominciata con gli scarichi delle fabbriche e delle fogne, fogne che non erano più naturali ma chimiche. Fabbriche private e dai privati profitti ma che potevano (e possono) scaricare le loro porcherie nelle acque di tutti. Fabbriche molto spesso costruite appositamente lungo le rive di fiumi e canali, per poter buttare in acqua quello che sarebbe stato troppo scomodo buttare a terra: veleni. Nessuno ebbe nulla da dire. L’acqua che corre non ha mai deluso.
Traversarla ha sempre favorito qualcosa.
Le pietre di guado erano stazioni dell’anima. Un kesh era il sentiero rialzato
sulla palude che alcuni chiamavano
causey, o il causey là dove attraversava vecchi canali di scarico e ruscelli. Mi fa bene raccontare queste cose.
E non posso menzionare il guado o i keshsenza che l’ombra di mio padre appaia
su un sentiero, al tramonto, mentre osserva
vanghe e vestiti ammucchiati forse dai tagliatori di torba, o gettati via
dalle anime prima di avviarsi
sul tronco che attraversa il ruscello
(Seamus Heaney, Veder cose) L’acqua è sacra ma nell’era industriale non c’era ormai più nulla di sacro. Tranne il profitto e la proprietà privata. E non essendo l’acqua proprietà di nessuno… la sua rapina è andata avanti. È continuata con la sparizione delle fontanelle pubbliche. A Milano, quando io ero bambina, e quando i bambini godevano ancora della semilibertà e non erano totalmente reclusi e/o ai lavori forzati, in ogni piazza e in ogni giardino pubblico anche piccolo non mancava la pubblica fontanella. Lì ci dissetavamo liberamente, giocavamo a spruzzarci, lavavamo le ferite, ci rinfrescavamo in estate. Le fontanelle non servivano solo a noi bambini. “Vado a bere all’osteria del Drago Verde” dicevano i milanesi, perché era una piccola testa di drago che elargiva l’acqua dalla bocca. Tappandole la bocca inoltre, per somma comodità del viandante assetato, l’acqua zampillava verso l’alto da un foro nella testa. Ai Draghi Verdi mi sono rifocillata ormai ragazza e donna, facevano parte della nostra vita quotidiana, della città, del paesaggio; appartenevano a tutti noi e mai avremmo immaginato che potessero scomparire. Come per magia. E invece le fontanelle furono tutte tolte negli anni ottanta. E la magia ci fu. Dissero che i drogati si servivano di quella pubblica acqua in pubblici luoghi per prepararsi le dosi di eroina, quindi le fontanelle venivano tolte per rendergli la vita più difficile. Un vero incantesimo! La gran parte della gente ci credette! Magia magia! Intanto che sparivano le fontanelle, 'apparivano' le bottiglie di plastica di acqua minerale, 'appariva' il cloro negli acquedotti. Un veleno potente, micidiale e inquinante, giustificato dal fatto che bisognava disinfettare le acque dai batteri... Magia magia, la gente ci credette. Nessuno o ben pochi si domandarono perché e da quando i batteri nell’acqua fossero diventati così presenti, numerosi, incontrollabili e pericolosi da rendere necessario avvelenarli con qualcosa che avvelena anche noi. Nessuno si domandò come mai avessimo potuto bere fino a quel momento tutti quei batteri nei nostri acquedotti senza averne alcun danno. C’era stata una mutazione nei batteri o in noi? O i batteri erano un’astuta invenzione? Quel che è sicuro è che l’istinto umano in qualcosa funzionò: nel non volerselo bere, il cloro. E del resto si incontrò, quell’istinto, con interessi potenti, gli stessi che avevano fatto sparire le fontanelle e fatto apparire batteri, cloro e acque minerali di tutti i tipi in bottiglie di un solo tipo: di plastica. Dunque, nessuno contrastò quel sano istinto. L’acqua potabile divenne quella comperata al supermercato: acqua alla plastica, a volte inquinata anche da altri veleni, persino radioattiva, non controllata ma che sapeva di acqua e non di candeggina. E così, dopo aver perso fiumi e sorgenti e canali, dopo aver perso le fontanelle pubbliche, perdemmo anche l’acqua da bere dal rubinetto di casa. Ma, mentre la comunità - il “pubblico” - perdeva, i privati - i pochi - guadagnavano: l’acqua da bere era diventata una merce. Una merce indispensabile ad ogni essere umano e, dunque, più preziosa dell’oro per fare profitti. La rapina si concluse con la privatizzazione degli acquedotti: tutta l’acqua diventa merce, bisogna pagarla. Pagare per berla, per lavarsi, per cucinare, per tirare lo sciacquone. Ora un 'tecnico' di questo governo ha detto che in Italia l’acqua si spreca e che questa è la conseguenza di tariffe troppo basse. Il problema dunque si può risolvere facendocela pagare di più. E facendo sì che chi la vende ottenga maggiori profitti, ovviamente senza bisogno di riparare gli acquedotti. Diventi ancora più potente. Ci induca a maggiori consumi, dato che il nostro consumo è il suo guadagno. Come? Basta scatenare la fantasia, e il grande capitale ha già dimostrato di saperlo fare fino al delirio. Ci sono consumi obbligatori per legge, come per esempio il cloro per disinfettare le acque potabili. Altri sono indotti, come le acque “minerali” in bottiglie di plastica. La 'privatizzazione' di qualcosa che appartiene a tutti (ora li chiamiamo 'beni comuni') è un atto di violenza ai danni della collettività, un atto di coercizione che viene chiamato 'liberalizzazione'. Nel senso, forse, che finalmente le multinazionali sono libere di azzannarlo e deglutirlo pezzo per pezzo fino ad ingrassarsene? Questo deglutimento, nel caso dell’Italia, è diventato del tutto illegale. Dato che un referendum popolare e legale l’aveva legalmente reso impossibile. Ma, mentre vediamo la collettività espropriata degli ultimi beni comuni, vediamo anche la legge calpestata e ridicolizzata dai 'poteri forti': la torta si rimpicciolisce e la legge diventa una scomoda remora da eludere con protervia e menzogne. L’acqua nel Chianti manca e mancherà sempre più ma le piscine private aumentano a dismisura, come dappertutto, e dappertutto il golf è diventato uno sport alla moda, con i suoi ettari di prato verde smeraldo anche in provincia di Siracusa, anche con quaranta gradi all’ombra e dopo tre mesi di siccità. Così come per molti è diventata un’eresia saltare un giorno la doccia. Il consumismo si accompagna alle privatizzazioni come il pane al prosciutto, il calzino al piede, il moccio al naso. Perché il consumismo è competizione, è potere, è voglia di primeggiare. È, oltre a un generale degrado dell’animo umano, il risultato di scelte economiche e politiche. Ciò che appartiene alla comunità non genera competizione e dominio ma collaborazione e conservazione. Mia cognata, che vive in una casa di cooperativa a proprietà indivisa (che significa che la casa è tua finché ci vivi, dei tuoi figli se vorranno viverci, ma che non puoi venderla e, se te ne vai, la cooperativa-comunità la assegnerà a qualcun altro), un retaggio dei tempi in cui ancora una parte del popolo italiano credeva e sperava in una società di uguali, mi racconta delle feste che fanno in cortile, che è anche un giardino in cui ognuno ha piantato alberi e arbusti e tutti se ne prendono cura. Nel meridione d’Italia, in quei piccoli paesi rimasti 'a misura d’uomo' e nei quali la gente passa le sere d’estate seduta sulle soglie e i bambini giocano in strada, ogni mattina strada e marciapiedi vengono spazzati e lavati dalle donne, le automobili in quelle strade ci passano a venti all’ora: perché ci sono le famiglie sulle soglie, i bambini che giocano. Tutto questo finisce non appena compaiono i palazzoni, le tangenziali. I 'poteri forti' pianificano privatizzazioni e urbanizzazioni. Ma chi li rende forti siamo tutti noi, coi nostri consumi, con le scelte quotidiane, con la nostra passività: potremmo anche noi sfrenare la fantasia come i Padroni? Perché non ci potrebbero essere cooperative a proprietà indivisa di pozzi, di acquedotti, di cisterne di raccolta dell’acqua piovana? Di boschi da preservare dalla distruzione e utilizzare con parsimonia e criterio per alimentare la stufa? Di terre per coltivarci cavoli, patate e mele per il nostro consumo? Perché non riusciamo ad essere tutti uniti in un bello sciopero delle bollette dell’acqua privatizzata? Allora saremmo noi i 'poteri forti”. Ma sembra che la forza dei popoli diminuisca in proporzione diretta all’aumento dei loro consumi individuali. Adesso il Chianti è da quattro giorni sotto la neve e nel gelo. Come gran parte del paese. Non sono caduti due metri di neve ma tra i venti e i quaranta centimetri, a seconda delle zone. Ci sono intere frazioni e mezzi paesi da quattro giorni senza corrente elettrica, che per molti significa senza riscaldamento (le caldaie funzionano con l’elettricità) e senza acqua (anche le autoclavi hanno lo stesso problema). Guasti sulle linee, dovuti al maltempo. E che non bastano quattro giorni a riparare. E questo è dovuto al fatto che, in tempi così 'liberali' e prodighi di privatizzazioni anche le aziende pubbliche devono diventare competitive e redditizie. Competitive nello spendere di meno e redditizie nell’incassare più soldi e nel pagare sempre meglio i loro dirigenti, mentre i lavoratori dipendenti diminuiscono di ora in ora e aumentano gli straordinari. Si salva chi ha la stufa, il caminetto, i pannelli solari per l’acqua calda, un ottimo isolamento termico, i vicini che gli danno una mano. Non si tratta forse di forza e potere? Sotto il mio davanzale le acque scorrono
precipitose, di sotto le lontre e di sopra le folaghe;
corrono per un miglio limpide sotto lo sguardo del cielo
e poi si fanno oscure e si rovesciano nella “cantina buia”
di Raftery,
e scorrono sotto la terra, e sgorgano di nuovo tra le rocce
dei terreni di Coole, e per finire
si allargano in un lago e si gettano poi dentro una cava. Che altro è l’acqua se non l’anima generata?
(W.B. Yeats, Coole Park e Ballylee)

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CLIMA IMPAZZITO! PIOGGIE CATASTROFICHE e SICCITA'! NEVE CHIMICA! ATTIVITA SEGRETE INQUINANTI O ALLARMISMO? Per capire e saperne di più vieni alla conferenza: SCIE IN CIELO il 15 Febbraio 2012 A VIGONZA PD Vedi dettagli su http://riprendiamociilpianeta.it/?p=2133 Grazie per l' attenzione Associazione Riprendiamoci il Pianeta
Associazione Riprendiamoci il Pianeta, 08-02-2012 11:08

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