di
Andrea Degl'Innocenti
05-02-2013
Il tour di Loretta Napoleoni per presentare il suo ultimo libro "Democrazia vendesi" ha fatto tappa a Roma. Assieme a lei Pierluigi Paoletti, Dario Tamburrano e Myrta Merlino hanno discusso della crisi economica (e non solo) in cui versa il nostro paese e delle possibili vie d'uscita. Tra queste ultime: l'abbandono della moneta unica, la ristrutturazione del debito e l'utilizzo di monete complementari come lo SCEC.
Il debito, l’euro, la democrazia. Solo qualche anno fa un libro su argomenti del genere avrebbe attirato un piccolo gruppetto di appassionati di macro economia e poco più. Invece il 1 febbraio alla facoltà di Scienze Politiche di Roma Tre sembra quasi di essere alla presentazione di un romanzo di Stephen King o dell’ultimo capitolo della saga di Harry Potter.
Esagerazioni a parte – ma neanche troppo – arrivo con una buona mezz’ora di anticipo sull’inizio della conferenza stampa di presentazione di “Democrazia Vendesi” di Loretta Napoleoni e già diverse persone sono presenti in sala. Alla fine l’aula sarà quasi piena, nonostante le notevoli dimensioni. La differenza con le folle che accalcano le presentazioni dei libri di King o della Rowling è che al posto dei fan urlanti c’è una massa di persone concentrate e intraprendenti, che cercano di assorbire il più possibile dei concetti che vengono esposti. In molti riprendono la conferenza con le proprie telecamere, altri fanno foto e prendono appunti.
Loretta Napoleoni l'ho conosciuta pochi giorni prima, per via di un’intervista per il Cambiamento.
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È una persona molto disponibile, schietta e preparata. Le sue posizioni riguardo all’Europa, all’euro, considerate estreme e radicali fino a poco tempo fa, sono sempre più ascoltate e prese come riferimento a livello internazionale, di pari passo con la deriva dell’economia dell’Europa unita (o perlomeno della sua periferia).
Al suo fianco al tavolo dei relatori siede Pierluigi Paoletti, presidente di Arcipelago SCEC, che ha collaborato alla stesura del libro, mentre sulla sinistra siede Dario Tamburrano, rappresentante di Transition Italia. Al centro nelle vesti di moderatrice, Myrta Merlino, giornalista di La7.
La conferenza scorre via piacevole. Alcuni attori leggono dei brani tratti dal libro, la Merlino fa le domande ai relatori, che illustrano con chiarezza la situazione che, neanche a dirlo, non è delle migliori. La moneta unica ci impedisce di essere competitivi rispetto alle economie più forti della zona euro (la Germania ed i paesi del Nord), con le quali il divario dall’avvento dell’euro ad oggi è aumentato vertiginosamente.
Il rapporto fra debito pubblico e Pil, poi, non è mai stato così alto (1,26 circa) e continua a crescere. Inoltre l’Italia ha sottoscritto il Fiscal Compact, un accordo europeo che prevede il pareggio di bilancio obbligatorio per gli stati della zona euro (il governo Monti ha già provveduto ad inserirlo in costituzione) e la riduzione del rapporto debito/pil allo 0,6 in 20 anni.
“Peccato che tutto ciò sia impossibile” commenta Paoletti, “visto che il debito cresce a ritmi sempre più alti per via dell’accumularsi degli interessi.Per ripagarlo dovremmo crescere a ritmi cinesi. È una storia vecchia quanto l’uomo: da sempre chi ha ripagato i debiti con altri debiti è finito schiavo dei propri creditori”.
Dunque sarà questa la nostra fine? Finiremo schiavi della Deutsche Bank o di qualche altro potente istituto di credito, colonizzati dalla finanza internazionale, capaci solo di fornire manodopera a basso costo e consumo assicurato per i prodotti stranieri? Per fortuna c’è ancora qualche speranza di salvezza. “Potremmo innanzitutto creare un’euro a due velocità” propone la Napoleoni, “una moneta che unisca le economia nord-europee, più produttive e competitive ed un’altra, molto più debole, che invece accomuni i paesi della periferia di Eurolandia”.
“E poi dovremmo togliere il pareggio di bilancio dalla costituzione e rinegoziare il nostro debito”, continua. “I creditori stranieri sanno già che non saremo mai ingrado di ripagare il debito, dunque non dovrebbe essere troppo difficile convincerli a ridurre le proprie pretese. Con una buona negoziazione dovremmo essere in grado di abbattere il nostro debito verso l’estero a circa il 45 per cento dell’attuale”. Discorso diverso vale invece per il debito in mano ai risparmiatori italiani. “In quel caso il governo potrebbe usare una moneta complementare per ripagare parte del debito: ad esempio lo SCEC”.
Certo è che per uscire da una crisi sistemica quale è quella attuale non è sufficiente una ricetta economica. “Ci sono temi che la presente campagna elettorale sembra aver completamente dimenticato” afferma Tamburrano, “ma che invece sono essenziali per il nostro futuro. Parlo di indipendenza energetica e sovranità alimentare: se non affronteremo questi due nodi fondamentali continueremo a dipendere dal cibo e dall’energia d’importazione e dunque saremo essere facile oggetto di ricatti e ritorsioni nel caso in cui prendessimo scelte non condivise a livello internazionale come quelle di cui abbiamo parlato”.
Gli stimoli sono molti, tanti quanti le soluzioni e gli spunti offerti dai relatori, spesso integrati dalle domande e osservazioni di un pubblico attento e partecipe. Alla fine riassume bene il sentire comune una psichiatra e politologa presente in sala, fra il pubblico: “Ultimamente, dopo anni di lotte e rivendicazioni, mi sono scoperta piuttosto pessimista sul futuro. Oggi, dopo avervi ascoltato, lo sono un po’ di meno”.