di
Paolo Ermani
04-06-2012
Oltre a spezzare vite umane, i terremoti in Emilia hanno provocato il crollo di molti edifici costruiti con cemento e muratura pesante. In un Paese a rischio sismico quale è l'Italia dovrebbero essere adottate nell'edilizia soluzioni alternative e di qualità come le costruzioni in legno. Quanti crolli serviranno ancora prima che tali tipologie costruttive vengano prese in seria considerazione?
Una delle prime soluzioni proposte quando abbiamo cominciato a parlare di bioedilizia all’inizio degli anni novanta, erano le costruzioni in legno. Leggere, ecocompatibili, ma soprattutto dalla maggiore resistenza ai terremoti. In un paese a rischio sismico come l’Italia, una tipologia costruttiva quella del legno, da prendere seriamente in considerazione.
Ma figuriamoci se queste idee ricevevano ascolto, anzi, spesso c’era ironia: "le case dei tre porcellini" si diceva, "in Italia non c’è la tradizione", ecc. Un po’ le stesse stupidaggini di chi sosteneva che le energie rinnovabili in Italia non si sarebbero mai affermate perché non c’era abbastanza sole. Fatto sta che le case in legno recentemente sono uno dei pochi comparti nel settore edile che non sono in crisi, pur essendo purtroppo ancora un settore di nicchia.
Ignorando quindi le tante positive qualità della costruzione in legno, si è continuato a costruire con tanto cemento e tanta muratura pesante. Tutto così pesante che quando crolla, fa assai male. Ai materiali di per sé meno indicati per i terremoti si è aggiunta la proverbiale furbizia italiana nell’usare materiali di scarsa qualità.
Inoltre si costruisce sempre più velocemente riducendo al minimo i costi per poi consegnare case ai proprietari che sono ghiacciaie d’inverno, forni l’estate e in caso di terremoto non resistono granché. Il problema, sia chiaro, non è solo degli imprenditori edili 'volponi' ma anche dei committenti che non si informano, non pretendono qualità se non per le mattonelle firmate del bagno, la vasca idromassaggio, le rifiniture e simili.
Ma l’irrazionalità è propedeutica alla crescita. Bisogna costruire, bisogna crescere, e quindi via a razzo, capannoni costruiti in due settimane, con materiali di scarsa qualità, senza particolari controlli o verifiche, oppure fatti in modo superficiale, basti pensare al recente mercato delle vacche della certificazione energetica per capire quale sia l’attenzione e serietà in questo senso. Quando si affidano delle costruzioni in mano a persone senza scrupoli (e sono una lunga schiera) bisogna tener presente che per questa gente l’unico obiettivo è fare profitto, poi se vi crolla la casa o il capannone, è un problema vostro.
Il cemento, il mattone, a cui siamo tanto affezionati e che dà tanta sicurezza, non solo se casca fa male ma è anche più scomodo da isolare rispetto alle costruzioni in legno. Ci sono tipologie di case in legno che permettono la possibilità di inserire molto materiale isolante senza aumentare lo spessore delle pareti, perché la parete è fatta sostanzialmente di materiale isolante. La casa passiva costruita all’Energie und Umweltzentrum di Springe in Germania nel 2000 è un ottimo esempio applicativo da questo punto di vista.
Si prenderanno in considerazione queste tipologie costruttive e attenzioni quando si ricostruirà in Emilia? Si ragionerà con criteri bioedili e con grande attenzione a fornire un lavoro a regola d’arte e non "a tirar via"?
Molto probabilmente no, perché agendo in questo modo si andrebbero ad intaccare grandi interessi, gli stessi interessi che se ne infischiano del dolore e delle vite umane. La crescita come al solito non guarda in faccia a niente e a nessuno e poi piange lacrime da coccodrillo, pronta a ripartire come e più di prima.
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