di
Andrea Degl'Innocenti
02-05-2012
Il concertone del primo maggio è stato salutato quest'anno da una serie di dati negativi riguardanti la disoccupazione, soprattutto fra i più giovani. Eppure in piazza si respirava un clima di festa e ben pochi sono stati gli accenni alla situazione drammatica del lavoro in Italia.
500mila persone e più si sono ritrovate ieri in piazza San Giovanni a Roma per il classico concertone del primo maggio. Una piazza vivace, giocosa, con la rabbia che è emersa solo a tratti. In un momento in cui il lavoro sembra essere diventato un privilegio di pochi, pare quasi strano.
Già, perché quest'anno il primo maggio è stato salutato da una serie di record negativi in tema di lavoro. A marzo il tasso di disoccupazione – dati Istat – è cresciuto dello 0,2 per cento, arrivando al 9,8. è il livello più alto dal 2004, e bisogna tornare indietro al 2000 per trovare una serie trimestrale tanto negativa.
Se poi andiamo a vedere la situazione fra i più giovani, il dato diventa persino più preoccupante. Il 35,9 per cento, ben oltre un italiano su tre tra i 15 e i 24 anni, è senza lavoro. Due punti percentuali in più rispetto a febbraio. Il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili), e dal quarto trimestre 1992 guardando le serie trimestrali.
E nel resto d'Europa le cose non vanno meglio. Il dato calcolato da Eurostat per il mese di marzo riporta un 10,9 per cento di disoccupazione nell'Eurozona. 12 mesi prima la percentuale stazionava attorno al 9,9. Secondo le stime dell'istituto statistico Ue, i disoccupati erano in marzo 24,772 milioni, di cui 17,365 milioni nell'Eurozona. Il loro numero è aumentato in un mese di 193 mila in Ue e di 169 mila nell'Eurozona, mentre in un anno l'aumento è stato di oltre 2,1 milioni in Ue e di 1,7 milioni nei 17 paesi con la moneta unica.
Eppure ieri la rabbia ha lasciato il posto alla festa e alla musica. Con giusto qualche accenno di polemica – ben pochi - lanciato dal palco di San Giovanni. Gli A67, gruppo rock di Scampia, hanno gridato che “l'articolo 18 non si tocca”, Caparezza ha inscenato un divertente siparietto indirizzando una preghiera ad una divinità da lui inventata, Equitalak, assonante con la società di riscossione dei tributi: "Ci sono terremoti sociali, fiumi di esodati, Equitalak, ti preghiamo, non estinguere noi, estingui i nostri debiti".
Nessuno però, ha lanciato un dibattito serio sulla situazione drammatica del lavoro nel nostro paese. Una situazione frutto della crisi e delle dissennate riforme che hanno negli ultimi anni demolito diritti conquistati in un secolo di lotte e rivendicazioni dei lavoratori. E che ora rischia di ricevere un altro duro colpo, con il nuovo pacchetto di riforme in discussione.