Perché molte donne scelgono i medicinali omeopatici per la cura di disturbi di origine ginecologica? E quali sono i vantaggi dei prodotti omeopatici nella cura di queste patologie? Su questo tema Boiron ha intervistato la dott.ssa Gabriella Maggi, medico chirurgo, specialista in ostetricia e ginecologia, specialista in endocrinologia sperimentale ed esperta in omeopatia.
L'esperienza di vita di molte donne, caratterizzata da eventi come la gravidanza o il prendersi cura dei figli, le rende particolarmente attente alla scelta di cure “dolci” e poco invasive, come l’omeopatia. Si tratta di un aspetto confermato anche da studi recenti, come l’indagine “Gli italiani e l’omeopatia”, condotta dalla società di ricerche Doxapharma per Omeoimprese, associazione delle aziende produttrici di medicinali omeopatici. Secondo questa ricerca, tra i disturbi per i quali si ricorre più spesso all’utilizzo dei prodotti omeopatici, figura proprio l’ambito ginecologico, in particolare per i problemi legati alla gravidanza.
Secondo la sua esperienza di medico e di ginecologa, cosa spinge molte pazienti a scegliere i medicinali omeopatici?
A mio avviso, dietro l'aumento di questa domanda, c’è l’esigenza dei pazienti di sentirsi curati in maniera più completa. I medici non dovrebbero interessarsi in maniera esclusiva al loro ambito di competenza, ma estendere la loro visione all'intero spazio fisico e mentale del paziente. Senza nulla togliere alla medicina specialistica, che rappresenta una grande risorsa, credo che questa a volte tolga il respiro alla relazione. L’omeopatia, essendo una terapia personalizzata, permette al medico di rivolgere l’attenzione alla persona nella sua totalità, al corpo e alla mente nel loro insieme.
In questo senso i prodotti omeopatici possono essere impiegati anche in ambito ginecologico?
Certo. Sulla base della mia esperienza di medico, posso affermare che scegliendo di prescrivere una cura omeopatica personalizzata riesco a stabilire una relazione più stretta con la paziente e a considerare più fattori a volte trascurati. Attraverso l’omeopatia, inoltre, aiuto il corpo del paziente, il cosiddetto "terreno", a curarsi da solo. E' chiaro che, di fronte a una patologia recidivante, se esiste un medicinale allopatico adatto specificamente alla malattia, va preso in considerazione come prima scelta di cura.
In quali casi si può ricorrere all’omeopatia in associazione ad altre terapie?
Il farmaco tradizionale, a seconda del caso specifico, può essere sintomatico - ossia agisce sui sintomi della malattia, come gli antinfluenzali - o eziologico, cioè che agisce direttamente sulla causa, come ad esempio gli antibiotici. A giudizio della mia esperienza professionale, in entrambi i casi, i prodotti omeopatici si sono rivelati un potente strumento per ridurre la frequenza di recidive o “addolcire” gli effetti dei farmaci tradizionali utilizzati. Quando ad esempio prescrivo alle mie pazienti il progesterone, l'assunzione combinata di alcuni medicinali omeopatici permette di potenziare gli effetti del farmaco e, conseguentemente, di ridurne i cicli di assunzione.
C’è qualche consiglio che si sente di dare alle nostre lettrici?
Sicuramente gli stessi consigli che do anche alle mie pazienti. Prima di tutto è utile avere una maggiore cura della qualità della vita, prestando particolare attenzione alla prevenzione. Acquisire una mentalità positiva, inoltre, può essere di grande aiuto. Imparare ad accettare alcuni fastidi, per esempio una sindrome premestruale, come qualcosa di naturale che può essere previsto e curato, potrebbe migliorare il problema. E se la medicina tradizionale non funziona, il consiglio che posso dare è di non spaventarsi ma provare anche soluzioni differenti come la medicina integrata.