di
Romina Arena
28-09-2010
Il Sudafrica, che sarà il prossimo paese ad ospitare il Congress of Parties on Climate Change, ha in programma il progressivo abbandono del carbone ed il contestuale sfruttamento del gas metano. A questo si aggiunge una gradita quanto inaspettata sorpresa: la decisiva rinuncia al nucleare.
Il Sudafrica è spesso visto come uno dei fari più importanti per il processo democratico africano. Eppure, non sempre sul paese brilla una luce chiara e nitida e molte sono le notizie che fanno storcere il naso a tutti coloro i quali vi depongono più di una speranza.
Incontrollati e consecutivi episodi di corruzioni gravi, una forma strisciante di razzismo al contrario, i casi drammatici e scandalosi di sfruttamento e iniquità nel pastone mediatico edilizio al traino dei Mondiali di calcio appena passati gettano una luce funesta su quanto di buono si è fatto nel Paese e quanto di positivo ancora si fa.
Sul versante energetico, infatti, il Sudafrica vuole segnare un’inversione di tendenza importante rinunciando al carbone e convertendosi progressivamente al gas metano. Il Ministro dell’energia Dipuo Peters, si è reso portavoce di quella che per il Paese sta diventando una vera e propria necessità affermando che "il ricorso massiccio del Sudafrica ai combustibili fossili come energia primaria a lungo termine può costituire una minaccia per il Paese e per la sua crescita 'verde'.
C'è un crescente interesse nel mondo per la ricerca e per lottare contro i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. La proliferazione e il rafforzamento del gas naturale ha un impatto significativo nella riduzione delle emissioni di carbonio, se può aiutare il nostro nuovo percorso di crescita, senza danneggiare il pianeta, abbiamo bisogno di esplorarla vigorosamente".
Un segnale importante, probabilmente molto più chiaro e perentorio di tante buone intenzioni che circolano invece per l’Europa.
Secondo il Ministro, il processo graduale che porterà all’utilizzo esclusivo del metano durerà 10 anni, durante i quali sarà previsto un incremento dell’utilizzo del gas pari al 10%.
Del resto, orientarsi verso fonti energetiche più pulite è doppiamente coerente con il fatto che il Sudafrica nel 2011 ospiterà il Congress of Parties on climate change (Cop17), e con i dettami della United Nations convention on climate change sulla riduzione delle emissioni di carbonio, della quale il Sudafrica è firmatario. Un modo efficace, questo, per garantire al Paese anche una certa tenuta dal punto di vista della sicurezza energetica.
Sempre Peters afferma: "il black-out che nel 2008 ha fatto precipitare il Sudafrica nel buio a causa della pressione sulla rete elettrica nazionale è stato un indicatore di una minaccia imminente per la sicurezza energetica del paese. Se il gas ci può aiutare ad incamminarci verso un mondo pulito, dobbiamo rivolgerci ad esso con tutto il vigore che occorre ed aiutare l'industria del gas ad ottenere questo, possiamo farlo solo se lavoriamo insieme. La decisione presa dal mio dipartimento di diversificare il consumo di energia nel Paese vuole garantire che i consumatori facciano uso di tutte le fonti di energia tra cui il gas e l'energia solare".
Una sorta di programma per il futuro nel quale si scarta, in maniera netta e decisa, anche il ricorso al nucleare. Sembra, infatti, non esserci più traccia di quelle centrali nucleari che Pretoria aveva commissionato alla Francia. Un progetto economicamente insostenibile e inutile, oltre che venato di un retroscena storico che riporta alla memoria l'avventura militare-civile del regime razzista bianco che introdusse il nucleare in Africa grazie agli israeliani ed al tacito consenso di Washington.
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