Varato dal Consiglio dei Ministri il nuovo Decreto Legge che prevede la proroga dello stato di emergenza al 31 gennaio 2021 e l'obbligo dell'utilizzo di mascherine anche all'aperto. Non mancano le critiche e le forti perplessità di fronte a questa decisione.Vediamo cosa prevede il decreto.
Il testo del Decreto si compone di sette articoli ed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
L'articolo 1 prevede l'obbligo "di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, con possibilità di prevederne l'obbligatorietà dell'utilizzo nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all'aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi".
Inoltre, "con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande, restando esclusi da detti obblighi: 1) i soggetti che stanno svolgendo attività sportiva; 2) i bambini di età inferiore ai sei anni; 3) i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina, nonché coloro che per interagire con i predetti versino nella stessa incompatibilità".
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fornito a parole ai giornalisti una interpretazione restrittiva di questo passaggio della norma affermando che la mascherina va indossata sempre a meno che non si sia in luoghi continuativamente isolati, come da soli in campagna o in montagna. E ha addirittura esortato a incrementare l'uso della mascherina nelle abitazioni private.
Nell'articolo 1 è anche normato il rapporto con le regioni che potranno emettere solo ordinanze "restrittive rispetto a quelle disposte ai sensi del medesimo articolo 2, ovvero, nei soli casi e nel rispetto dei criteri previsti dai citati decreti e d'intesa con il Ministro della salute, anche ampliative".
L'articolo 2 si riferisce alla app Immuni e si spiega che "è consentita l'interoperabilità con le piattaforme che operano, con le medesime finalità, nel territorio dell'Unione europea".
Nell'articolo 3 (Proroga di termini in materia di nuovi trattamenti di cassa integrazione ordinaria, assegno ordinario e cassa integrazione in deroga) si specifica che "i termini di cui all'articolo 1, commi 9 e 10, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante ''Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia'', sono differiti al 31 ottobre 2020".
Nell'articolo 4 si fa riferimento all'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 della Commissione del 3 giugno 2020, concernente l'inserimento del SARS-CoV-2 nell'elenco degli agenti biologici di cui è noto che possono causare malattie infettive nell'uomo). Gli ultimi articoli sono dedicati alle coperture e all'entrata in vigore.
Malgrado il riferimento nel decreto sia a indossare d'obbligo le mascherine in tutti i luoghi chiusi ad eccezione della propria abitazione, la ministra Lucia Azzolina ha assicurato: "A scuola le regole non cambiano: abbiamo protocolli e linee guida già stabiliti. Se uno studente è seduto a un metro di distanza può abbassarla, se vuole tenerla può farlo, nelle situazioni di dinamicità va tenuta". Così, almeno, al Tg di La7.
Non mancano critiche e perplessità al provvedimento che a molti pare eccessivo e difficile da comprendere.
La Rete Sostenibilità e Salute aveva già dichiarato, con un report documentato, che non ci sono i presupposti scientifici a supporto di questa scelta.
Paolo Bonilauri, biologo e dirigente Istituto zooprofilattico sperimentale Lombardia ed Emilia Romagna, e Domenico Cavallo, professore al Dipartimento di scienza ed alta tecnologia dell'Università dell'Insubria, avevano dichiarato all'agenzia di stampa AdnKronos che «la mascherina ha senso solo in luoghi confinati senza distanziamento» con un documento articolato.
Perplessità e carenza di evidenze scientifiche di qualità sull'efficacia dell'onnipresenza della mascherina sono state sottolineate anche da Tom Jefferson e Carl Heneghan del Centre for Evidence-Based Medicine dell'Università di Oxford.
Con l'obbligo di mascherina anche all'aperto "si ricommette l'errore commesso con il lockdown: un'unica misura per tutta l'Italia senza tener conto delle differenze regionali e locali. Se nessun altro paese al mondo ha preso questo provvedimento su scala nazionale e per decreto ci sarà una ragione?". Così Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie infettive all'Università di Genova e direttore della Clinica malattie infettive all'ospedale Policlinico San Martino di Genova, commenta la misura.
"L’uso delle mascherine - scrive in un post su Facebook - ha senso solo in luoghi confinati, laddove non sia possibile avere certezza e garanzia del necessario distanziamento fisico oppure all'aria aperta quando non si riesca a mantenere il distanziamento fisico. Ho provato a cercare evidenze scientifiche sull'uso della mascherina all'aria aperta e dei potenziali benefici sulla trasmissione del virus, ma non ne ho trovate".
"Rendere obbligatoria la mascherina in tutta Italia all'aperto senza alcuna distinzione tra le aree geografiche a più alta e più bassa circolazione endemica - sottolinea - è sbagliato. Fino ad aggi le Regioni e le amministrazioni locali hanno inasprito o alleggerito i provvedimenti preventivi sulla base dei dati epidemiologici locali, che sono gli unici attendibili. Nessuno mette in dubbio l'importanza della mascherina e di tutte le altre misure di prevenzione ( che non vengono minimamente nominate nel Dpcm), ma il rischio è di ottenere l'effetto contrario". Anche se poi il pomeriggio successivo, in un altro post si è detto contento perché aveva prevalso il buon senso.
Il governatore della Liguria, Toti, ha dichiarato a Re-Start su Rai 2: "Ritengo una modalita' assurda quella di considerare tutto il territorio nazionale identico e tutte le situazioni identiche". "Le misure generalizzate su tutto il territorio nazionale lasciano talvolta il tempo che trovano". "Le Regioni si sono assunte la responsabilita' di aprire e chiudere il Paese, ritengo che intervenire sui nostri poteri in modo da limitare le nostre possibilita' sia qualcosa di profondamente sbagliato e anche squilibrato", ha concluso Toti.
Il sindacato UGL della Polizia Locale di Roma Capitale aveva già rivolto una pesante critica all’ordinanza della Regione Lazio che obbligava all’uso della mascherina sanitaria anche nei luoghi all’aperto. E, di conseguenza, alla necessità che i contravventori vengano multati.
Il segretario provinciale UGL Polizia locale, Sergio Fabrizi, aveva affermato già nei confronti dell'ordinanza regionale: “Obbligare alla mascherina anche in luoghi aperti e privi di assembramenti, per combattere la quotidiana guerra contro il Covid-19, ricorda l’amara situazione della campagna di Russia, combattuta dai nostri militari con le scarpe di cartone. Non può essere uno ‘straccetto’ sulla bocca e naso la carta vincente in questa delicata battaglia, quando poi anche fior di virologi ritengono inutile, se non dannoso, l’uso della mascherina protratto nel tempo” osserva Fabrizi. “Si pretende di voler obbligare ad indossarla per ore anche coloro che devono lavorare all’aperto, magari in condizioni di mantenimento della distanza interpersonale – prosegue il Segretario Provinciale UGL Polizia Locale – Si pensi agli operai nei cantieri, agli asfaltisti ed agli altri operatori sotto sforzo fisico che devono aggiungere disagio alla respirazione per la mascherina”.
Duro il commento dei caschi bianchi romani, coloro che di fatto dovrebbero poi curare l’osservanza delle norme, sanzionando i cittadini in caso di inottemperanza. “Si tratta di una norma difficile da comprendere (sempre in riferimento all'ordinanza della Regione Lazio che ha imposto le mascherine all'aperto ancor prima del governo) ed ancor più da far comprendere – aveva dichiarato il Coordinatore Romano UGL PL Marco Milani – tant’ é che che ci vengono segnalate perplessitá tra gli stessi operatori, a procedere con le sanzioni ai cittadini in condizioni di non assembramento“.
Il governatore del Veneto Luca Zaia ha affermato, tra le altre cose: “Nei mesi scorsi le Regioni hanno dato dimostrazione di grande senso di responsabilità. Il Veneto è stato l’avanguardia in tema di test pungidito, tamponi rapidi e in tanto altro. Sappiamo meglio noi cosa serve al nostro territorio”, aggiunge. E quindi “è anacronistico pensare a provvedimenti rigidi come i binari di un treno. Questo dirigismo è il segno manifesto di una sfiducia nelle Regioni".
Anche Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Università di Padova, è apparso critico e perplesso sul provvedimento che riguarda l'obbligo delle mascherine all'aperto durante un'intervista rilasciata a SkyTg24.