Dopo il giudizio negativo delle associazioni di settore, di quelle ambientaliste, dei sindacati, delle banche e degli investitori esteri, il fronte contrario al decreto “ammazza-rinnovabili” si consolida con il rifiuto delle Regioni, che ieri hanno bocciato le proposte del Governo. I ministri dello Sviluppo economico, Romani, e dell’Ambiente, Prestigiacomo, non sembrano però avere alcun dubbio. E a giorni si attende la firma del decreto.
Il parare negativo delle Regioni riguarda sostanzialmente due aspetti del decreto legislativo sugli incentivi alle fonti rinnovabili, sintetizzati dal governatore dell’Emilia Romagna, Vasco Errani: "Questo decreto non risolve il problema dei diritti acquisiti rispetto al decreto dell'agosto scorso. E la questione del decalage degli incentivi che noi da sempre condividiamo. Ma ci sembrano troppo bruschi”.
In sede di Conferenza Stato-Regioni, i rappresentanti delle amministrazioni regionali hanno quindi proposto una serie di emendamenti e in particolare una diversa rimodulazione della progressiva riduzione degli incentivi.
Il parere delle Regioni non ha valore vincolante, così al termine della riunione i ministri Romani e Prestigiacomo hanno fatto sapere, tramite il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che sulla firma non vi sarà alcun passo indietro, eccetto che per la decisione di prorogare la validità del Terzo Conto Energia al 31 agosto 2011, anziché sospenderlo alla fine del mese di maggio. Inoltre, sostiene Saglia, anche dopo il 31 agosto le imprese saranno tutelate da una riduzione graduale degli incentivi e in ogni caso alcune norme potranno essere modificate successivamente. Rassicurazione che non hanno convinto: Sos Rinnovabili si è già dichiarato pronto a ricorrere alle vie legali.
Le perplessità sul Quarto Conto Energia non si fermano comunque al territorio nazionale o ai dubbi dell’Unione europea - manifestati dal commissario all’Energia Günther Oettinger - sulla capacità dell’Italia di raggiungere gli obiettivi concordati in sede comunitaria (17% di energia pulita sul consumo totale entro il 2020).
Un gruppo di investitori esteri ha infatti espresso, con una lettera al Presidente del Consiglio, ai ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico e alla conferenza Stato-Regioni, la propria contrarietà rispetto alle scelte assunte dal Governo in materia di incentivi alle fonti rinnovabili.
Come già l'Associazione delle banche estere (Aibe) in una lettera al sottosegretario Gianni Letta, gli investitori stranieri hanno denunciato non solo il peggioramento delle condizioni per gli operatori del settore, ma anche la gravi conseguenze dei tagli retroattivi per la sostenibilità di progetti ormai avviati a valere su una normativa, il Terzo Conto energia, in vigore da soli tre mesi.
La reazione non si limita però in questo caso ad una lettera: il gruppo ha infatti annunciato la volontà di avviare una procedura di contenzioso internazionale nei confronti dello Stato italiano, forte dei principi stabiliti dal Trattato sulla Carta dell'Energia di Lisbona. Il trattato pone infatti “l'obbligo di creare condizioni stabili, eque, favorevoli e trasparenti per gli investitori di altri Stati che effettuano investimenti nel territorio italiano” e vieta misure discriminatorie che possano pregiudicarne il mantenimento e la gestione.
La richiesta è ovviamente di “emanare un provvedimento più equo” che tuteli il completamento dei piani intrapresi.
Date tutte queste premesse, l’ostinazione ad andare avanti contro tutto e tutti non trova altre giustificazioni plausibili, se non la volontà di fare spazio e di riservare risorse a quel piano per l’energia nucleare, messo temporaneamente all’angolo ad arte per far saltare il referendum, che rappresenta l’unica politica energetica che il Governo intenda perseguire.
Ieri il presidente di Rete Imprese Italia, Guerrini, si chiedeva come mai si scegliesse “di varare ora un decreto sulle energie rinnovabili, quando lo stesso Ministro Romani, dopo la rinuncia all’utilizzo del nucleare, ha annunciato la presentazione di un grande piano strategico nazionale che punta anche sulle energie alternative”. Viene da chiedersi se effettivamente esita un piano strategico sulle rinnovabili...
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