di
Carlo Carlucci
12-07-2013
“L’ Amiata sta improvvisamente assurgendo a simbolo, emblema delle battaglie ambientali in Italia e forse presto nel mondo”. È in corso in questi giorni (dal 10 al 14 luglio) un raduno ad Arcidosso, in prossimità di Bagnore 4, la nuova centrale geotermica in costruzione.
Un amico scrittore, che ha anche maturato una certa saggezza, anni fa mi aveva fatto pervenire un breve, sintomatico testo di Elsa Morante su Mussolini e sul carattere degli italiani. Lo scritto è datato 1945. Nel porgermelo l’amico Tommaso Boni Menato osservava che non erano Berlusconi o Mussolini il vero problema dell’Italia, il problema eravamo noi italiani.
Mussolini si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
I ben pensanti che affollavano la grande sala dell’albergo Colle degli Angeli, in Arcidosso, nel novembre scorso quando venne Don Gallo, nemmeno fecero caso, o semplicemente glissarono alle sue parole conclusive (…coraggio, ogni battaglia in difesa dell’ambiente è assolutamente prioritaria…). Certamente don Gallo era stato invitato in qualità di fenomeno mediatico e non per mettersi contro l’Enel e la Casta locale, fummo noi che prima che iniziasse la serata gli illustrammo le ragioni della nostra lotta. E il bravo prete partigiano afferrò al volo.
In questi giorni (dal 10 al 14 luglio) vi è ad Arcidosso un raduno molto partecipato: tende in prossimità della nuova centrale in costruzione Bagnore 4, dibattiti, musica. La difesa della nostra Montagna si è improvvisamente allargata dalla Sicilia al Piemonte. L’ Amiata, la montagna incantata di padre Balducci, sta improvvisamente assurgendo a simbolo, emblema delle battaglie ambientali in Italia e forse presto nel mondo. Le autorità sanitarie regionali traccheggiano o sorvolano sul 13% di morti in più. Gli ‘studi’ ordinati a suon di centinaia di migliaia di euro dalla Regione Toscana assolvono de facto le centrali geotermiche.
Già con l’entrata in funzione di Bagnore 3 proprio in prossimità delle sorgenti del Fiora (il 75% di tutta l’acqua) intorno al 2000 si è visto l’arsenico cominciare a salire a dei picchi mai visti prima. Nel contempo le riserve dell’acquifero si riducevano drasticamente al punto che oggi si stima siano ridotte al 50%. Il cocktail di fumi tossici che fuoriescono dai camini delle centrali amiatine ci regalano un triste primato mondiale. E che cosa succederà adesso che si affianca a Bagnore 3 di 20 MGW una Bagnore 4 di 40 MGW? Enel ha molta fretta dopo che le osservazioni dell’avv. Faccon tre o quattro anni fa obbligarono la Regione a chiedere una revisione del progetto iniziale.
I sindaci dei comuni geotermici dell’Amiata intanto fremono per poter mettere le mani sulle compensazioni ambientali che Enel elargisce (circa un milione e mezzo di euro a Comune). A questi soldi si aggiunge la manciatina di posti di lavoro per i quali i bandi sono già affissi nei vari Comuni. Come diceva la Morante le nostre caratteristiche sono: insensibilità morale, astuzia, interesse e tornaconto personale… Preclari virtù italiche. Così poche migliaia di persone, conniventi più che abbindolate dalla Casta locale, Enel più le autorità del governo regionale siano a tutti gli effetti padroni del destino di un acquifero che, almeno per ora, disseta 700.000 persone. Trascurando morti e malattie.
Sarebbe possibile dare un quadro meno fosco? Certamente, è quanto ci siamo sforzati di dire nel corso di questi ultimi anni. Emblematico rimase il silenzio dei tecnici Enel dinnanzi al serrato argomentare dei Comitati nel faccia a faccia voluto (ma perché mai visto che l’esito era scontato?) dalla Regione Toscana. Un'altra geotermia era ed è possibile, molto più rispettosa del territorio, dell’ambiente e di chi lo abita. Le giornate che si aprono sull’Amiata assurto a luogo simbolo di tutte le battaglie ambientali intendono ribadire questo.
Note sintetiche in margine alla prima delle quattro giornate amiatine
Improvvisamente le nostre lotte snervanti contro l’Enel e gli amministratori proni e succubi si sono proiettate nel quadro planetario. È lapalissiano, Eni ed Enel sono i fornitori di energia e di fatto i programmatori, nella assoluta latitanza del governo, di quali fonti energetiche usare. Eni ed Enel sono perfettamente inseriti, in quanto multinazionali, nei giochi (perversi) della finanza mondiale la quale, in questo momento di crisi, non ha trovato di meglio che concentrare il denaro nel mercato (perverso) dell’energia verde, perversamente ‘virtuosa’. I ricavi di Enel dall’attività geotermica sono centrati sul triplice introito: KW, certificati verdi, diritto di riprodurre a carbone i KW prodotti virtuosamente con la geotermia. Più perversamente di così si muore.
Il fatto che si sia ritardata l’uscita dell’articolo mi permette un breve aggiornamento sulla seconda giornata amiatina culminata in un incontro nella sala del Comune di S. Fiora, giornata dedicata al tema dell’acqua. S. Fiora è il cuore del Mostro, per usare le parole di Che Guevara quando consigliò il giovane intellettuale svizzero, Jean Ziegler, che era a Cuba a tagliare la canna da zucchero di ritornare appunto in patria e combattere la battaglia da Ginevra. Ziegler seguì il consiglio del suo idolo e da allora non ha smesso un istante di opporsi con libri, dibattiti alla finanza globale.
A S. Fiora vi sono le fonti d’acqua più importanti dell’Amiata gravemente compromesse dalla contigua Bagnore 3 e con tutta probabilità destinate a sparire con l’entrata in funzione di Bagnore 4. Fu grazie a un enorme ammanco delle casse comunali che Enel si impegnò a ripianare in cambio della concessione della Centrale. L’acqua già e quindi le appassionate relazioni intorno a tutti i marchingegni per ribaltare e annullare la volontà popolare del Referendum. E le tante voci di chi è venuto ad accamparsi per le quattro amiatine. Non vi erano presenti i santafioresi eccetto pochi, da contarsi sulle dita, a cominciare da Balducci, nipote di quel padre Balducci, grande e indimenticabile il quale sconsolatamente aveva avvertito trent’anni fa il tradimento della sua terra simbolo da parte dei suoi concittadini convertiti e stravolti dal consumismo.
Ma c’erano di rimpiazzo i giovani venuti da tutta Italia: il pugliese allibito di quanto si stava compiendo sul territorio in puro stile mafioso e omertoso e il veneziano che confermava, mutatis mutandis, come quanto si compiva ai danni della città marinara col passaggio delle grandi navi era assolutamente analogo alla fine decretata della Montagna Incantata di padre Balducci. Non mancava lo strenuo difensore di questa terra martoriata dalle trivelle, dai fumi pestilenziali delle Centrali e dalla omertosa indifferenza, il nostro Santo Patrono, il prof. Borgia, paladino e sostegno di quanti si battono in difesa della nostra terra.