Uccelli rapaci e falconieri: una cattiva convivenza

I rapaci diurni e notturni sono animali straordinari. Si sono adattati a vivere in ambienti diversi e anche molto complessi, tra cui l’ambiente urbano e periurbano. Sono animali che hanno da sempre affascinato l’uomo per la grazia, la potenza e l’intelligenza che dimostrano nella loro attività e nella loro vita quotidiana. Ma oggi hanno un nemico in più: i falconieri.

Uccelli rapaci e falconieri: una cattiva convivenza

I rapaci sono all’apice della catena alimentare e per tale motivo sono preziosi regolatori degli equilibri naturali. Hanno adattamenti straordinari al volo e alla caccia, una vista acutissima e un udito eccellente, un volo potente e veloce ( il falco pellegrino in picchiata è l’uccello più veloce del mondo). I rapaci notturni hanno il volo più silenzioso che esista in natura e la capacità di muoversi al buio grazie a vista e udito straordinariamente sviluppati. Tutti hanno complesse relazioni sociali e di coppia. Sono generalmente molto fedeli ai luoghi di nidificazione, che continuano a frequentare e utilizzare per tutta la vita.

Dovremmo dunque anche ai nostri giorni nutrire curiosità e rispetto per questi animali così selvaggi e, nello stesso tempo, così familiari per la storia della civiltà umana. Ma spesso non è così.

La crudeltà di bracconieri patologicamente stupidi e impotenti è sotto gli occhi di tutti: solo nel Mediterraneo ogni anno muoiono  centinaia di falchi, di aquile e di altri rapaci abbattuti per puro sfregio e crudeltà dalle doppiette. Molti altri vengono uccisi con esche avvelenate o con trappole: vengono considerati dei “competitori” dai cacciatori perché si nutrono di animali che essi ritengono “selvaggina”, cioè prede di loro proprietà esclusiva.

Ma purtroppo oggi vi è un nemico ancora più insidioso del cacciatore. Un nemico che agisce alla luce del sole e quasi mai nell’illegalità, o comunque in un’illegalità difficile da provare. Un nemico che ha la simpatia del pubblico, nei cui confronti la società attuale possiede una visione del tutto distorta.

Si tratta dei falconieri. Persone che possiedono rapaci anche rarissimi in cattività; che costringono delle creature che possono percorrere anche più di cento chilometri in un giorno a vivere rinchiusi in voliere delle dimensioni di una stanza, nel migliore dei casi. Il falconiere dichiara di amare i suoi animali ma, ammesso che lo creda davvero, il suo è un amore distorto e morboso. Un po’ come quello di quegli uomini che tengono segregate e schiave le loro donne.

I falconieri fanno esibire i propri animali in mezzo a folle vocianti e mostrano una visione malata del legame che unisce uomo e rapace, una visione che presuppone il possesso dell’animale e il suo utilizzo per pura vanità o per uso venatorio.

Infatti la falconeria nasce come pratica antica di caccia, ancora oggi in uso presso popolazioni delle steppe come i mongoli e i kazachi; una pratica venatoria che sta distruggendo popolazioni già deboli ed esigue di molte specie di aquile, falchi, gufi.

Infatti molti animali usati dai falconieri sono stati sottratti illegalmente dai nidi, compromettendo così il buon esito della riproduzione e di conseguenza la sopravvivenza della popolazione selvatica.

Per specie rare come l’aquila del Bonelli, l’astore, il falco della regina, il lanario e il falco pellegrino una delle minacce maggiori alla loro conservazione è proprio il prelievo dai nidi di uova e piccoli (Brichetti e Fracasso – Ornitologia Italiana), che poi vengono rivenduti sul mercato illegale di cui fruiscono anche i falconieri.

Insomma, oggi assistiamo al proliferare di feste, sagre (che non hanno più nulla di sacro), rappresentazioni e spettacoli che vedono come protagonisti i poveri prigionieri dei falconieri. Le amministrazioni e le organizzazioni che presiedono a queste iniziative non si pongono mai domande sul valore diseducativo e immorale di tali spettacoli. In compenso quasi nessuna istituzione promuove e sostiene le iniziative in cui organizzazioni come il WWF e la LIPU ridanno la libertà a rapaci recuperati da gabbie o da ferite d’arma da fuoco, curati e riabituati al volo e all’ambiente naturale, che ritornano a librarsi nel loro cielo infinito.

E’ dunque venuto il momento di ribaltare la prospettiva e rendere giustizia a queste creature dell’aria, e di rendere più severe e restrittive le norme che consentono la falconeria. E’ un dovere nei confronti di animali che hanno un’importanza capitale per gli ecosistemi e la cui protezione è sancita da numerose convenzioni internazionali, come quella europea di Berna e come la CITES.

E’ un dovere nei confronti della società umana, perché intraprenda un cammino di conoscenza e condivisione della natura, il cui obiettivo principale deve essere la salvaguardia di specie e ambienti e il cui approccio deve comportare un totale rispetto per tutte le forme di vita.

 

 

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Commenti

Ma hai mai conosciuto questa realtà di cui parli? Quali esperienze porti a favore delle tue tesi(o diffamazioni)? Sai quanto sbattimento, sacrificio personale e soldi investe un falconiere per il benessere dei suoi animali? Vedi ogni categoria ha le sue pecore nere, un mio professore mi disse:"è difficile oggi trovare dei Giornalisti, al massimo possono fare i giornalai,ma non ditelo in fronte a chi vi vende il giornale, potrebbe offendersi"
Marcello, 29-07-2015 10:29
Egregio Sig. Danielli, è con interesse e distacco che ho letto il suo articolo sul rapporto tra rapaci e falconieri. Ed è con altrettanto interesse e obbiettività che vorrei lei leggesse il mio intervento. Sono un fortunato possessore di rapaci di alto volo, ovviamente acquistati legalmente da allevamenti in possesso di regolare CITES e con regolarità mantenuti in volo per il loro benessere psichico e fisico. Conosce certamente le regole di condotta sul "benessere animale" quindi non mi dilungo. Mi permetto quindi di offrirle una prospettiva diversa alle sue affermazioni. Nulla ho da dire sui contenuti della sua introduzione, ove tratta in maniera per quanto generalista l'etologia dei rapaci... diciamo che più o meno va bene tutto. Nel secondo paragrafo parla dei bracconieri... nulla da dire anche su questo purtroppo... ci sono i ladri, gli evasori fiscali, gli spacciatori, i truffatori... ogni settore in cui ci possa essere un facile ritorno economico ha le sue mele marcie e purtroppo, anche il mercato di esotici e nello specifico di rapaci, non ne è esente. Le regole esistono già ed il Corpo Forestale dello Stato è quotidianamente impegnato con grande onore nel contrastare questo mercato che però, nel novero generali dei milioni di animali movimentati ogni anno in maniera più o meno legale, conta con percentuali minime. In Italia i falconieri, ovvero coloro che praticano la caccia di prede selvatiche in ambiente naturale con l'ausilio di un falco, regolarmente in possesso di licenza di caccia, porto d'armi, registro di carico e scarico, radio, certificati veterinari, permessi di volo sono poche centinaia. I possessori di rapaci di alto e basso volo che praticano il volo libero, poche decine. I possessori di notturni, per i quali non esiste alcuna regola o regolamentazione, sono diverse migliaia, sull'onda della passione per gufi, civette ed assioli della filmografia Disney e di Harry Potter, acquistabili ormai su internet ed in un qualsiasi negozio di animali, senza la minima conoscenza delle regole di mantenimento... ma i proprietari di negozi di animali non sono falconieri... altrimenti non venderebbero a degli incompetenti... glielo posso assicurare. Le associazioni di falconeria a tal proposito stanno lottando per introdurre un patentino obbligatorio per la detenzione dei rapaci, al fine di fornire un minimo di basi per il corretto mantenimento dei rapaci. In sostanza quindi il mercato dei bracconieri si rivolge quasi esclusivamente a specie ben note e già protette e che lei ha citato e che risultano fonte di reddito alternativo in quelle zone particolarmente povere in cui, culturalmente, i concetti di protetto ed in via di estinzione, sono assolutamente aleatori. A titolo di esempio, la IAF ha introdotto in Mongolia un progetto di protezione dei rapaci, andando a fornire fonti di reddito controllate alle popolazioni locali, per le quali invece, la predazione dei nidi, era la soluzione primaria. In sostanza si è evidenziato che la repressione locale, o nazionale, mediante una mera legislazione più restrittiva, non riduce il fenomeno del bracconaggio. In generale, è dimostrato che la diminuzione del numero dei rapaci è collegato sì alle attività umane, ma relative all'inquinamento, alla presenza di linee elettriche, all'urbanizzazione, alle escursioni in montagna nelle zone di nidificazione, all'uso dei pesticidi, etc. Viceversa le opere di ripopolamento e reintroduzione hanno avuto successo, come ripeterò in seguito, proprio grazie all'aiuto dei falconieri. Le pratiche di reintroduzione delle associazioni che lei cita, WWF e LIPU, che con opera meritevole reintroducono i rapaci all'ambiente selvatico, si basano solo e solamente sulle tecniche della falconeria classica; gli interventi di ripopolamento hanno avuto e hanno successo solo dopo che i falconieri, con la loro esperienza, si sono affiancati ai bravissimi veterinari e appassionati, per creare gruppi di lavoro affiatati. Lei mischia poi il fenomeno del bracconaggio, con l'abbattimento incontrollato di specie migranti... sono questi due fenomeni ben distinti, drammatici, ma entrambi illegali... le leggi esistono... i cacciatori di frodo pure. Per quanti possiedono un falco in generale, in Italia il commercio ne è consentito solo e solamente per gli esemplari nati in cattività da almeno due generazioni; la detenzione di esemplari non registrati o senza documenti in regola è sanzionata pesantemente; che poi ci siano falconieri che in maniera più o meno consapevole, infrangano le regole, questo succede, come già detto, in ogni categoria. Veniamo ora ai falconieri... lei li mischia erroneamente, in quanto erroneamente vengono definiti tali, con quanti fanno, in maniera più o meno professionale, l'attività di esibizione in pubblico. Premettiamo una cosa... nessun falconiere ha interesse a mantenere il proprio falco se non in perfetto stato fisico e psichico. Per il falconiere cacciatore il falco E' lo strumento di caccia e come tale deve essere perfetto, sano, muscolato, psicologicamente pronto ad affrontare la caccia, la selvaggina, la preda, la fuga, la lotta. I falchi da caccia non sono animali sociali, non sono affettivi, non creano un rapporto di dipendenza... se stanno con il falconiere, se tornano, se cacciano e predano per lui, è perché sono egoisticamente consapevoli che hanno maggiori possibilità di predare stando con il falconiere che senza. Tornando a chi fa dunque spettacoli in piazza, essi non sono falconieri nel significato proprio del termine, o meglio, possono esserlo in separata sede, quando cacciano, ma non in quella specifica occasione. Sono però i portatori dell'immagine della falconeria di fronte all'opinione pubblica, e proprio per questo, le associazioni di falconeria in Italia ed all'estero, si stanno adoperando per dare delle regole etiche e comportamentali a queste figure, non per vietarne l'attività, ma affinché il messaggio di tradizione proprio della falconeria, venga trasmesso in maniera corretta. Non serve che le ricordi che la falconeria è stata riconosciuta dall'UNESCO come bene immateriale dell'umanità e che l'Italia ha presentato la propria candidatura per l'inserimento della falconeria italiana all'interno del medesimo progetto. Resta dunque incomprensibile l'attacco da parte di organizzazioni pseudo-animaliste nei confronti di una pratica esclusiva e minimale come quella della falconeria che richiede impegno costante, dedizione assoluta al benessere dell'animale, al punto da condizionare ogni aspetto della quotidianità del possessore. Non esiste animale che richieda tante attenzioni, vigilanza sul suo stato di salute, tempo, spazio come il rapace, con un ritorno che non è affettivo né empatico, ma puramente emozionale nel vedere un animale volare libero, cacciare nel caso della caccia, e tornare "sua propria sponte" dal falconiere o addestratore che sia. Allo stesso tempo, un soggetto imprintato socialmente, mantenuto in atteggiamento non venatorio, potrà essere utilizzato nella didattica a piccoli ed adulti, permettendo di essere testimoni di un dialogo tra l'animale e il proprietario, che non ha eguali. Qualsiasi dichiarazione che affermi il contrario deriva da opinioni infondate e da non conoscitore della materia, da un punto di vista etologico, veterinario e psicologico dei rapaci. Questo non può applicarsi certo al suo caso, laureato in Scienze Naturali, esperto di ornitologia, organizzatore di incontri ed eventi conoscitivi sui rapaci. Non credo neppure che lei voglia "eliminare" chi fa esibizioni, corsi, didattica e dimostrazioni con animali in cattività per avere libero mercato per i corsi a pagamento che organizza per far vedere, molto correttamente, i rapaci nel loro ambiente naturale. Credo e spero quindi che la sua opinione derivi da brutte esperienze con sedicenti "falconieri" impreparati o approfittatori. Le consiglio vivamente di frequentare uno o più falconieri seri... la Toscana ne è piena, di altissimo livello oltre che estremamente preparati... ne trarrà grande giovamento così come il mondo della falconeria potrà trarre grande vantaggio dal collaborare con persone intelligenti come lei. Un caro saluto
Antonio Businaro, 30-07-2015 05:30
Interessantissimo e meritevole di pubblicazione l'intervento in risposta di Antonio. Da appassionato e seppur modesto esperto di rapaci quale sono (mi limito al birdwatching e alla lettura di settore, posso solo spezzare una lancia nei confronti dei falconieri che partecipano alle manifestazioni/rievocazioni medievali: ho sempre percepito dedizione e amore per i rapaci posseduti da parte del gruppo di falconieri di turno, anche parlando con loro. La mia unica esperienza diretta di falconeria è per ora grazie solo a loro ed il ruolo didattico ed educativo che svolgono è di importanza storica e culturale. Ovviamente spero che la loro attività sia svolta nella legalità e confido negli organi di controllo affinchè la falconeria cresca negli anni in Italia e nel mondo. Note: Il falco pellegrino allo stato attuale e per fortuna non è fra le specie minacciate e vederlo solcare i cieli della mia città mi fa vivere quelle emozioni che chi ama questi animali, falconieri in primis, sa provare e tramettere agli altri.
Alessandro, 04-08-2015 07:04
Sono piuttosto stupito nel leggere su questo sito tre commenti del genere, due apertamente favorevoli alla pratica della falconeria e uno che la rispetta... "Cambiamento" significa anche cambiare il nostro rapporto tra noi animali umani e gli altri animali non umani, tuttora basato sulla sopraffazione dei primi verso i secondi. La falconeria rientra pienamente in questo ambito poiché nasce dall'insana passione di taluni nel possedere un rapace, rendendolo prigioniero, farlo volare di tanto in tanto, esibirlo in eventi pubblici, ammirarlo privatamente, il tutto per puro godimento personale. Il sig. Antonio falconiere, così impegnato nel difendere la categoria, terrà sicuramente i suoi rapaci in gabbie o voliere, gli metterà in cappuccio negli spostamenti, forse gli usa per la caccia, visto che la cita più volte come fosse cosa normale cacciare e per di più con rapaci. Questo dovrebbe bastare per un giudizio, certo eticamente negativo, anche verso chi usa animali con i certificati Cites in regola, persone così non sono diverse dai circensi che sfruttano gli animali sotto i tendoni o chi spara con il fucile. Parla di tradizione, corsi , didattica con animali in cattività, forse ha degli interessi nel campo ma le tradizioni sbagliate vanno abolite o superate, vedi la corrida in Spagna per cui qualcosa sta cambiando, mentre gli animali in cattività non devono starci, soprattutto i selvatici. Un primo esemplare catturato libero c'è sempre e la prigionia per quelli successivi è pura violenza. Il sig. Antonio se tanto tiene alla legalità nel suo mondo che si impegni contro il bracconaggio che fornisce rapaci alla falconeria, fenomeno per niente marginale al contrario di come dice lui. Invito invece tutti a vedere i rapaci liberi nelle nostre montagne e campagne, magari dopo un corso lipu o un buon libro per riconoscerli e a non andare alle esibizioni di falconeria, diseducative come tutte le forme di sfruttamento di animali prigionieri.
Roberto Gallocchio, 06-08-2015 01:06
Preg.mo Sig. Martino, mi chiamo Massimo Lanatà e sono un falconiere professionista , titolare dell'unico centro di falconeria autorizzato in Italia, in base a quanto previsto dalle normative nazionali ed internazionali in materia. Ho letto con attenzione il suo articolo e devo dire che purtroppo non mi ha stupito molto, in quanto, una serie di informazioni, sono frutto di altri articoli, ripetuti all'infinito e che come i suoi predecessori, anche Lei ha fatto tanta ma tanta confusione. La filosofia del mio centro si basa sul "" non si può proteggere ciò che non si conosce"", e Lei con il suo articolo, non solo ha dimostrato di scopiazzare informazioni che non le appartengono, ma di conoscere poco la falconeria, infatti quando lei scrive "" Infatti la falconeria nasce come pratica antica di caccia, ancora oggi in uso presso popolazioni delle steppe come i mongoli e i kazachi; una pratica venatoria che sta distruggendo popolazioni già deboli ed esigue di molte specie di aquile, falchi, gufi"" dimostra di avere poca conoscenza della falconeria, infatti, le aquile ed i falchi, si usano in falconeria come mezzo di caccia, mentre i gufi non vengono utilizzati, ne come mezzi di caccia, ne come potenziali prede. All'inizio del suo articolo, ha riportato una serie di informazioni corrette sui rapaci, che sono all'apice della catena alimentare, che hanno affascinato l'uomo nel corso dei secoli ecc, tutto vero ma... queste informazioni possono essere tranquillamente lette sul web, in maniera più dettagliata e precisa, senza particolari problemi, magari scritte da chi le ha studiate e può descriverle bene, senza assumere posizioni in merito. Quindi, ritengo questa sua prima parte irrelevante e priva di novità. Per quanto riguarda il prosieguo del suo articolo in merito all'esistenza di bracconieri/falconieri, franchi tiratori lungo le rotte migratorie ecc. ecc. anche in questo caso, sta cercando di amplificare a suo uso e consumo, percentuali di persone molto basse, che delinquono violando normative in materia ambientale, ma che non rappresentano la categoria. A tal proposito, le ricordo che, il fatto che gli assassini della cd uno bianca appartenessero alle forze dell'ordine, questo non vuol dire che, tutti coloro che indossano la stessa divisa, siano delinquenti. Continua il suo articolo dichiarando che, oggi, i rapaci hanno un nuovo nemico i ""falconieri"", che operano dietro una finta legalità, scrive testualmente ""Un nemico che agisce alla luce del sole e quasi mai nell’illegalità"", si capisce senza ombra di dubbio che, questa parte non l'ha copiata è tutta farina del suo sacco, infatti definisce il falconiere un nemico che, non solo agisce alla luce del sole ma addirittura quasi mai nell'illegalità....concetto molto confuso...forse voleva dire il contrario? Altra notevole confusione, quando dichiara ""oggi i rapaci hanno un nuovo nemico i falconieri"", primo perché in Italia la falconeria esiste dal medioevo dove i falchi venivano catturati in natura e comunque la falconeria era regolamentata da leggi molto restrittive, oggi, .la falconeria , continua ad avere leggi rigide ed i rapaci utilizzati, sono riprodotti in cattività dalla seconda generazione in poi. Continua attribuendo ai falconieri comportamenti quasi da criminali perché detengono rapaci molto rari, rinchiusi in gabbie grandi quanto una stanza di un appartamento. Le ricordo che, i falconieri , sono quella categoria che ha salvato dall'estinzione il falco pellegrino in America ed in molte altre parti nel mondo, oltre a tantissime altre specie di rapaci, quindi quelle dimensioni, che per lei possono sembrare minime ed inadatte, sono sicuramente studiate e valutate in base elle specie da ospitare. Per quanto concerne il proliferare di feste medioevali che vedono esibirsi falconieri.....in parte sono d'accordo con lei , perché vi sono molti che si improvvisano falconieri e si esibiscono in modo molto discutibile, parlando impropriamente di falconeria. Mi permetto di chiarire che, la falconeria è l'arte di addestrare rapaci e con gli stessi cacciare in ambiente naturale selvaggina, nel rispetto delle normative in materia. Le dimostrazioni di rapaci in volo libero, erroneamente definiti spettacoli di falconeria, poco hanno a che fare con la falconeria propriamente detta. Ribadisco il concetto che, la falconeria prevede l'abbattimento di selvaggina, con l'ausilio di rapaci debitamente addestrati, cosa quest'ultima, assolutamente vietata a fini di spettacolo in Italia. La dimostrazione di rapaci in volo libero ""spettacolo di falconeria"" prevede l'utilizzo delle tecniche della falconeria per addestrare in parte i rapaci, ma soprattutto vengono utilizzate molte altre tecniche, più complesse della falconeria vera e propria. Infatti, le specie utilizzate per lo spettacolo, sono anche diverse, come gufi ed avvoltoi sia del vecchio che del nuovo mondo. La conoscenza di scienza, di un falconiere professionista dello spettacolo è molto più complessa di quella di un falconiere che esercita solo per scopo venatorio. Proprio per questo motivo, le associazioni di categoria, si stanno adoperando per regolamentare le due attività che , anche se hanno molte cose in comune, fondamentalmente sono diverse, sia sotto un profilo tecnico che giuridico. La invito a documentarsi correttamente quando dice che le amministrazioni non sono attenti e non aiutano associazioni come wwf e lipu. Lo stato elargisce un pozzo di soldi per i centri cras , gestiti per la maggio parte da queste associazioni. Le ricordo a tal proposito, visto che lei vuole denigrare i falconieri, che a suo dire, sono quasi dei delinquenti, che , quei centri cras di cui sopra, gestiti con soldi della collettività, da associazioni ambientaliste, a volte sono sotto inchiesta dalle procure per GRAVISSIMI reati, in netto contrasto con il mandato che li autorizzano come centri recupero animali selvatici, uno di questi centri è il cras di semproniano. Quel cammino di cui lei parla che dovrebbe essere preso dalla società umana è gia stato preso, infatti la falconeria e stata riconosciuta patrimonio culturale immateriale dell'umanità. La invito a studiare la storia e la letteratura italiana, si accorgerà quanto la falconeria abbia segnato il nostro passato. La invito a frequentare seriamente qualche falconiere professionista, con umiltà ed attenzione e vedrà quanto c'è da imparare prima di parlare. Si ricordi""non si può proteggere ciò che non si conosce"". Cordiali saluti Massimo Lanatà
massimo Lanatà, 21-02-2017 11:21

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